di Gianluca Albanese
MARINA DI GIOIOSA IONICA – «Io sono sempre convinto della validità del detto “Il personale è politico”, in virtù del quale tutto quello che si fa a livello personale ha un risvolto politico. E quindi, sono pronto ad andare avanti, insieme agli altri attivisti di Libertà e Partecipazione in questo percorso di ricerca della verità e della giustizia».
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Con queste parole, il medico Raffaele “Rarà” Gennaro ha concluso il proprio intervento nella conferenza stampa convocata questo pomeriggio nella sede del movimento che ha sostenuto la candidatura a sindaco di Domenico Vestito.
I 523 voti preferenza ottenuti dal medico con un passato giovanile nella sinistra extraparlamentare potrebbero non bastare, visto che quella che da molti viene definita come «Un’interpretazione burocratica di una norma sbagliata che può modificare il diritto di autodeterminazione dei cittadini di questo paese» potrebbe impedirgli di sedere in Consiglio.
I fatti sono chiari e sono stati ampiamente esposti durante l’altra conferenza stampa, quella che si è tenuta nella tarda mattinata in municipio, quando sia il commissario Michele Albertini che il sindaco (eletto ma non proclamato) Domenico Vestito hanno spiegato che la sospensione del procedimento elettorale (in virtù della quale gli eletti non sono stati ancora proclamati) è frutto della cosiddetta “Legge Severino” che lo stesso Vestito ha definito «Norma partorita sulla spinta dell’emotività» in virtù della quale l’incandidabilità di un cittadino è sancita da una condanna pregressa, con la curiosa particolarità che per chi si candida in Parlamento (anche quello europeo) c’è un termine all’incandidabilità; per chi si candida a consigliere del proprio paese no, col risultato che si rischia di rimanere incandidabili a vita.
E siccome il caso di Rarà Gennaro (qualora, in fase di proclamazione, si dovesse sancire la sua incandidabiltà con conseguente surroga del primo dei non eletti Domenico Zavaglia) potrebbe “fare giurisprudenza”, non sono mancati gli interventi tecnici di alcuni avvocati di chiara fama, come l’ex sindaco Francesco Macrì e l’ex vice sindaco Geppo Femia.
Tutti concordi nel dire e ritenere che chi, come Gennaro, ha pagato il proprio debito con la giustizia per una condanna passata in giudicato a metà degli anni ’80 per «concorso morale nell’evasione di quattro detenute dal carcere di Rovigo» non debba pagare con la negazione dei diritti di elettorato passivo un reato commesso in gioventù in virtù del quale gli è stata comminata una pena che è stata scontata.
Ma al di là degli aspetti tecnico-giuridici, il movimento ha inteso esprimere tutta la propria vicinanza morale, personale e politica a Rarà Gennaro, tra i principali animatori del movimento “Libertà è partecipazione”.
Proponiamo, dunque, alla vostra visione, i tre principali momenti della conferenza stampa di oggi:
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E’ il caso di ricordare, infine, che domani sera si terrà l’assemblea del movimento, in cui si deciderà, tra l’altro, l’azione comune da intraprendere per tutelare sia la figura di Rarà Gennaro che il diritto di autodeterminazione dei cittadini, alla vigilia della data presunta di proclamazione degli eletti.
E’ interessante rilevare, infatti, qualche sfumatura emersa oggi tra le diverse “sensibilità” – oggi in politica le idee differenti si chiamano così – del movimento.
Già, perché Sisì Napoli, anche lui consigliere eletto ma non proclamato, medico ed espressione dell’ala più a sinistra di una lista eterogenea dal punto di vista politico, dopo aver ricordato che «Da sempre il dottore Gennaro è un punto di riferimento della parte migliore del paese, grande ispiratore e animatore del nostro movimento nato per ridare una rappresentazione democratica ad una comunità che per due anni e mezzo ne è stata priva», ha altresì rimarcato «La grande partecipazione di elettori, soprattutto di giovani al momento elettorale ed è a loro che lo Stato deve dare risposte concrete e messaggi positivi, non offrendo solo il volto severo e repressivo, perché qui in gioco è la democrazia».
Un lungo preambolo, quello di Napoli, che precede la sua proposta forte: «Se dovesse essere dichiarato incandidabile Gennaro – ha detto – dovremmo dimetterci tutti noi che siamo stati eletti».
L’intervento successivo di Vestito (al quale ha dato manforte, in seguito, l’altro consigliere eletto ma non proclamato Giuseppe Coluccio) più che un’antitesi rispetto alla tesi di Napoli sembra una bozza di sintesi.
«Ci siamo presi – ha detto il sindaco eletto ma non ancora proclamato – una grossa responsabilità davanti ai cittadini e non possiamo permetterci di restituire il governo del paese ai commissari».
L’antifona, insomma, sembra chiara. Ne sapremo di più, comunque, tra domani sera e venerdì mattina.
Intanto, a carico di Gennaro e’ scattata la denuncia dei Carabinieri per falso ideologico.
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