di Gianluca Albanese
LOCRI – Sono trascorsi sedici anni da quella maledetta sera in cui il trentenne Massimiliano Carbone fu ucciso sotto casa mentre tornava da una partita di calcetto. Sedici anni senza giustizia e privi di una verità ufficiale, sebbene la memoria di questo giovane altruista e operoso rimanga viva, vivissima nel cuore di chi l’ha conosciuto o, quantomeno, condivide la battaglia dei familiari, in primis mamma Liliana le cui parole, oggi come sempre, pesano come macigni: “Seppure “per la Procura di Locri è stata una sconfitta” – così mi fu detto -, seppure “è tutto esattamente come ricostruito “ – come mi viene detto – seppure “chi doveva pagare ha pagato” –come si continua a sentire – neppure per il figlio ormai ventunenne di Massimiliano ci sono state risposte. Ancora oggi, alle coscienze di tutti, se non una risposta, una domanda”.
“La verità non sta di fronte a noi, ma ci siamo dentro come in un mare” è la citazione di Robert Musil che campeggia nel manifesto in cui si dà l’annuncio della preghiera che verrà dedicata a Massimiliano nel corso di una santa messa. Quest’anno sarà celebrata nella chiesa del Sacro Cuore a Marina di Sant’Ilario dello Jonio, sabato 19 settembre alle 18. Una scelta dettata, probabilmente, dal trasferimento di don Giuseppe Zurzolo proprio a Sant’Ilario dello Jonio. Del resto, proprio dal pulpito di don Giuseppe, quando era il parroco della cappella dell’ospedale di Locri, partirono le parole più forti, i messaggi più efficaci contro chi e cosa (pensieri, parole, opere, omissioni) impediscono, a tutt’oggi di avere giustizia e verità sulla sua assurda e violenta morte.
Escluso da una toponomastica stradale “a tema” inaugurata in pompa magna e anche dalla prima fila delle vittime di certa antimafia “omologata”, il suo nome continua a splendere nel paradiso dei Giusti.