di Mario Murdolo (foto fonte Web)
L’assemblea delle Nazioni Unite il 17 dicembre del 1999 istituì la Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Fu scelta questa data non casualmente ma in seguito alle brutali torture e assassinio avvenuto nel 1960 nella Repubblica Domenicana delle tre sorelle Mirabal considerate rivoluzionarie. Il femminicidio rappresenta una delle più terribili violazioni dei diritti umani più diffuse. Essa si può manifestare in diversi modi e precisamente come violenza fisica, sessuale e psicologica.
La violenza di genere rimane, purtroppo una piaga diffusa e persistente non conoscendo confini geografici, culturali e socio economici. La lotta contro questi devastanti fenomeni non si può fare soltanto con misure punitive ma necessita di azioni di prevenzione ed educazione. Fra queste potrebbe essere una seria campagna di sensibilizzazione partendo principalmente dalle scuole con lezioni di convivenza civile e pacifica inculcando principi sani di non violenza.
Parlando dell’Italia dobbiamo dire, purtroppo che la situazione riguardo a questo crudele reato non è delle migliori. Le 51 vittime di quest’anno sono un dato molto allarmante, che ci deve far riflettere e cercare di rimediare. E non di meno sono le 33.000 chiamate al numero antiviolenza 1522. Ma dietro questa cifra si nascondono le innumerevoli e non identificabili donne che pur essendo soggette a continui soprusi, violenze e vessazioni non trovano la forza e il coraggio di denunciare. Una cosa che secondo me non è da sottovalutare è che più volte pur avvisando chi di dovere della loro condizione di pericolo e rischio viene sottovalutato il problema e così succede l’irreparabile. Per non parlare delle ingiuste riduzioni di pena a chi commette reati di femminicidio. E’ per questo che il 25 novembre milioni di donne manifestano pacificamente in tutte le piazze del mondo per dare voce e spinta alla lotta contro il terribile e odioso cancro del femminicidio.