di Redazione
“Messaggi, fiori, email, regali e mimose. L’8 marzo al pari della Festa del papà, della mamma, dei nonni, è diventata da tempo una ricorrenza consumistica come tante altre, oltre che un gesto di amore e di amicizia. Il paradosso sta nei fatti, oggi le donne sono sommerse da regali e pensieri gentili mentre negli altri 364 giorni dell’anno sono oggetto di sevizie, violenze e, purtroppo, anche vittime di omicidi. Nel 2022 (dati del Ministero dell’Interno) in Italia sono state uccise 120 donne, una anche alla vigilia di Natale. Per non parlare delle vittime di violenza, fisica e psicologica dentro e fuori la famiglia. Questa giornata dovrebbe avere un profondo significato che nessuno ricorda più, sembra quasi che si esalti la donna contro la scarsa considerazione che ancora in molti campi si ha di essa. Ma non è cosi, questo giorno deve essere un simbolo che si festeggia ogni anno dal 1909 negli Stati Uniti, dal 1911 in molti Paesi Europei e in Italia dal 1922. Serve per ricordare le varie conquiste faticosamente raggiunte sia nel campo sociale sia in quello politico/economico e soprattutto per testimoniare contro le discriminazioni e le violenze che molte donne, nonostante tutto, subiscono in tutto il mondo e che non si riescono a arginare. Lo scorso anno ho ricordato le donne dell’Ucraina, madri, mogli, sorelle e figlie coinvolte in una assurda quanto drammatica guerra che ha lasciato centinaia di migliaia di vittime sul campo di battaglia. Una guerra che nessuno sa quando finirà ma per la quale le donne stanno pagando un altissimo prezzo con la perdita dei loro cari o con le violenze quotidiane a cui vengono sottoposte da chi le considera bottino di guerra e quindi carne da macello. Non dobbiamo mai dimenticare che le donne rappresentano la collettività più numerosa e le loro esigenze sono importanti per tutti perché da loro spesso nasce l’evoluzione della società. Per non parlare della famiglia dove rivestono da sempre il ruolo più delicato e complicato, sempre pronte a farsi carico dei compiti più difficili come quello di assistere chi è portatore di disabilità. Quest’anno non si può non pensare alle donne morte sulle spiagge di casa nostra qualche giorno fa, madri che hanno affrontati pericoli per i loro figli, mogli in cerca di sicurezza, sorelle, figlie che volevano solo fuggire dalle angherie e dai pericoli dei loro paesi diventati inospitali, sacrificatesi tutte per una vita migliore. Ecco perché sostengo che, invece di una festa fatta di mimose, oggi dovrebbe essere una giornata fatta di silenzi e di meditazione, magari organizzando veramente qualcosa di utile per aiutare tutte le associazioni che si battono ogni giorno, in ogni angolo del mondo, per i diritti delle donne. Come ad esempio la Conferenza delle donne Dem che ha lanciato un appello ai parlamentari e consiglieri regionali del Partito democratico perché siano garantite ai superstiti condizioni di vita dignitose e il diritto all’accoglienza. E stamattina saranno, insieme alle donne della CGIL e di altre associazioni, sulla spiaggia di Steccato di Cutro “per offrire le mimose al mare per onorare le donne che hanno raccolto tutto il loro coraggio per salpare verso la speranza ma che hanno trovato la morte”. Ecco perché credo che capire e aiutare le esigenze delle donne è più importante che scambiarsi gli auguri come consuetudine”.
Lo scrive in una nota Amalia Bruni, capogruppo del Misto in Consiglio Regionale.