Il filo conduttore che lega il Calendario 2013, illustrato dalle tavole ideate e realizzate dal Maestro Paolo Di Paolo, è costituito dal tema “Il terzo cinquantennio di storia dell’ Arma dei Carabinieri: 1914-1964”.
Dall’annuncio dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria, il 24 maggio 1915, con la partenza per la prima volta della Bandiera dell’ Arma dei Carabinieri al fronte, alla strage di Ciaculli (Palermo) del giugno 1963, che rappresenta una delle nuove forme di delittuosità mai utilizzate prima di allora dalla criminalità e che impegnarono i Carabinieri a tal punto da far titolare un diffuso settimanale dell’epoca: “1 Carabinieri son sempre in guerra per farci vivere in pace”.
La copertina riporta in primo piano, in rilievo, un particolare del “Monumento Nazionale al Carabiniere”, eretto nel giardino del Palazzo Reale di Torino, a ricordo della gloria dei Carabinieri attraverso i tempi. Sullo sfondo, una foto della sua inaugurazione, avvenuta il 22 ottobre del 1933 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, di numerose autorità e personalità civili e militari, nonchè di una folta folla composta da cittadini provenienti da ogni parte d’Italia.
Nella prefazione, il Comandante Generale dell’ Arma Leonardo Gallitelli presenta il tema centrale che ispira l’opera, sottolineando come “i grandi sconvolgimenti e mutamenti” del periodo in riferimento non abbiano fatto venir meno “l’impegno dei Carabinieri, i quali …… rimangono vicini al loro popolo, difendendone la libertà e garantendo, in situazioni di pace o di conflitto, la sicurezza e la legalità”. “Le pagine del Calendario” – conclude il Generale Gallitelli
– permettono di “entrare in contatto con i grandi avvenimenti della Storia e con i tanti uomini che, con le loro azioni, le loro scelte e il loro eroismo, ci hanno lasciato un inestimabile patrimonio di valori cui tutti i Carabinieri, con legittima fierezza, attingono quotidianamente per proporsi quali fedeli e silenziosi servitori dello Stato”.
Le tavole che aprono il Calendario sono dedicate alla difficile vita di trincea della Prima Guerra Mondiale e all’assalto del Monte Podgora, dove i Carabinieri hanno combattuto all’arma bianca per la conquista di “quota 240”. Numerosi gli atti di valore di quei giorni, attestati anche dal Comandante della Brigata “Pistoia” che annotò nel suo Diario di Guerra: “1 Carabinieri stettero saldi e impavidi sotto la tempesta di piombo e diferro che imperversava da ogni parte”.
Sono gli anni in cui si è affermato l’impiego dell’aviazione come importante strumento bellico cui si sono cimentati volontariamente militari provenienti da tutti i Corpi armati. Sono 173 i Carabinieri che hanno combattuto la Grande Guerra nei cieli italiani e tra questi si distinse il Ten. Ernesto Cabruna, decorato per le sue gesta di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nel 1916 il Governo Italiano si preoccupò di risolvere il problema degli “irredenti” – soldati “friulani, triestini, istriani e dalmati”, fatti combattere dagli austriaci contro gli italiani e sul fronte russo, che, caduti prigionieri dell’armata “zarista”, furono deportati in siberia – costituendo una speciale commissione con il compito di ricercare i prigionieri su tutto il territorio russo. Della missione hanno fatto parte tre Ufficiali dell’Arma, il Maggiore Giovanni Squillero, il Capitano Cosma Manera e il Capitano Nemore Moda. Verranno riportati a “casa” circa 4000 irredenti, e per lo straordinario impegno profuso da Cosma Manera, nel frattempo promosso maggiore, l’operazione venne identificata nella figura dell’Ufficiale con l’appellativo di “missione Manera”.
Si susseguono poi immagini relative al tormentato periodo del dopoguerra, allorquando, malgrado la vittoria dell’Italia, tra la popolazione si diffuse un senso di amarezza e insofferenza, sfociato in disordini cui fece fronte l’Arma trovandosi a rappresentare l’autorità dello Stato nella gestione dell’ordine sociale. Molti Carabinieri si distinsero nel tumultuoso periodo: su tutti la medaglia d’Oro al Valor Militare Brigadiere Giuseppe Ugolini che proditoriamente, fatto segno di mortali colpi d’arma da fuoco mentre, solo, si dirigeva a prendere servizio presso la sua nuova sede in Milano, reagì col proprio moschetto uccidendo due aggressori e ferendone altri prima di cadere. Per fronteggiare il particolare periodo di tensioni sociali, nell’ottobre del 1919, vennero istituiti i “Battaglioni Mobili Autonomi Carabinieri”, impiegati in supporto alle Legioni Territoriali nella difesa del Paese e nell’ordine pubblico.
Gli anni tra le due Guerre si caratterizzano anche per la prima intensa lotta alla mafia in Sicilia. Straordinario fu l’impegno dell’Arma che impiegò 800 Carabinieri al comando del Maggiore Giuseppe Artale al fianco del Prefetto Cesare Mori, inviato dal Governo con pieni poteri. La riproduzione della prima pagina del “Processo verbale” che portò alla denuncia per “associazione per delinquere” di 121 individui è uno dei brillanti risultati ottenuti dall’Arma nei quattro anni di duro lavoro svolto con il Prefetto “di ferro”.
Nelle tavole successive viene rappresentato l’affetto popolare verso l’Arma dei Carabinieri per la sua opera di intervento premuroso e solerte a favore della cittadinanza, testimoniato dai disegni a colori delle copertine dei vari giornali.
Achille Beltrame, famoso illustratore del più diffuso settimanale dell’epoca “la Domenica del Corriere”, affermò: “Una tavola a colori di prima pagina acquista maggiore credibilità se vi è la presenza di un militare dell’Arma”.
Di questo periodo sono le celebri immagini della prima esibizione dell’esaltante “Carosello Storico” degli Squadroni a Cavallo dei Carabinieri, avvenuto il 19 luglio 1933 nella splendida cornice di Piazza di Siena in Roma, del salvataggio di un alpinista caduto in un crepaccio nell’autunno dello stesso anno, della prima entusiasmante tournèe della Banda dell’Arma nel 1934 a Parigi, dell’intervento di un Carabiniere lungo una linea ferroviaria per scongiurare un disastro o l’assistenza alle popolazioni durante una calamità naturale.
Viene quindi ripreso il tema della Copertina, con due tavole. La realizzazione del monumento al Carabiniere rappresenta la vicinanza delle comunità ai loro Carabinieri, espressa tramite donazioni spontanee da tutti i Comuni d’Italia, le cui delibere sono conservate in 93 volumi presso il Museo Storico dell’Arma.
Altra sentita manifestazione di vicinanza, illustrata nelle due successive tavole, è rappresentata dalla consegna della Bandiera alle Caserme dei Carabinieri, usanza nata da un’iniziativa del Sindaco di Castelnuovo di Magra (La Spezia) al
quale apparve inconcepibile che la locale Stazione Carabinieri non esponesse il Tricolore in occasione delle vittorie italiane contro l’Austria, essendo venuto a conoscenza che non tutti i presidi ne fossero provvisti. Dopo l’assenso alla donazione da parte del Ministro della Guerra, l’iniziativa si diffuse in tutto il territorio nazionale.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra nel secondo conflitto mondiale. L’Arma combatte su tutti i fronti, dal Baltico ai Balcani, dalla Francia alla Grecia e all’Albania, in Africa settentrionale e in Africa Orientale, impiegando 53.000 uomini. Anche in Russia, campagna particolarmente impegnativa, fu dispiegata l’Arma, alla quale fu assegnato un settore operativo nella zona di Rostov, lungo il bacino del fiume Don. Tra i tanti eroismi, straordinario fu quello del Carabiniere Plado Mosca, durante la ritirata della Divisione Torino nella piana del Don. Con i Reparti accerchiati da forze corazzate russe, senza alcuna via di fuga, il Carabiniere Mosca si lanciò a cavallo contro il nemico, in un gesto disperato, impugnando il Tricolore e trascinando nella carica centinaia di suoi commilitoni. La travolgente azione spezzò l’accerchiamento consentendo all’intera Unità di porsi in salvo. Al Carabiniere Mosca, falciato da una raffica di mitragliatrice, venne concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla Memoria”.
Sul fronte orientale africano, a Culqualber, in Etiopia, avvenne l’eroica resistenza del Battaglione Carabinieri mobilitato in difesa di quelle alture. Al comando del Magg. Alfredo Serranti, Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla Memoria”, il Battaglione resse, dalla primavera all’autunno 1941, l’assedio inglese, fino a che, privo di munizioni, continuò a difendersi con assalti all’arma bianca.
Quasi tutti i Carabinieri caddero nella strenua resistenza. Per l’episodio la Bandiera dell’Arma è stata insignita di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
L’Africa settentrionale fu il luogo in cui avvenne il battesimo del fuoco dell’allora Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”. Il Battaglione – al comando del Magg. Edoardo Alessi – dislocato al bivio di Eluet el Asel durante il ripiegamento del dicembre 1941, si rese protagonista di una tenace resistenza all’avanzata inglese, che gli valse una Medaglia d’Argento al Valor Militare e l’ammirazione degli stessi avversari che affermarono, tramite la voce di Radio Londra che i Carabinieri “si erano battuti come leoni e che fino ad allora, in Africa, non avevano mai incontrato così accanita resistenza”.
L’8 settembre 1943 iniziò il drammatico periodo dell’occupazione nazista.
L’Arma, rimasta a presidio dei propri Comandi, si caratterizzò di fatto come unico riferimento per le popolazioni in balia della ferocia degli occupanti. Di questo periodo molti sono gli episodi di eroismo da parte di militari dell’Arma sintetizzati nelle successive tavole. Il 19 luglio 1943, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Generale Azolino Hazon ed il Capo di Stato Maggiore Colonnello Ulderico Burengo rimasero uccisi nel corso di un bombardamento Alleato mentre si adoperavano per dare manforte alla popolazione della Capitale. Il 23 settembre 1943 a Palidoro (Roma), il Vice Brigadiere Salvo d’Acquisto, Comandante della Stazione di Torre in Pietra, fece olocausto della sua giovane vita autodenunciandosi quale autore di un attentato costato la vita ad un militare tedesco, salvando da fucilazione 22 civili innocenti. Analogamente, il 12 agosto 1944, a Fiesole (FI), tre giovani Carabinieri, Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, sacrificarono la loro vita per salvare dieci ostaggi della comunità di Fiesole. Il 24 marzo 1944 a Roma, 335 italiani, tra cui 12 Carabinieri di ogni grado, furono giustiziati all’interno delle Fosse Ardeatine in segno di rappresaglia per l’attentato di via Rasella avvenuto il giorno precedente.
L’Arma partecipò, inoltre, alla lotta per la Resistenza con il “Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri”, che poteva contare su circa 6000 unità.
Dopo lo sfondamento della “Linea Gotica” da parte degli Alleati, i Carabinieri combatterono ovunque nelle formazioni della Resistenza, spesso organizzandole in reparti militarmente strutturati, ed entrando alla testa delle loro formazioni nelle città liberate. Nella guerra di liberazione le perdite dell’Arma sono state di 2735 caduti e 6521 feriti. La Bandiera venne decorata, per le operazioni svolte, con la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Il 2 giugno del 1946 gli italiani scelsero la Repubblica ed il 28 giugno il Senatore Enrico De Nicola nominato Presidente Provvisorio dello Stato, venne scortato al Palazzo del Quirinale dal “3° Squadrone Carabinieri a Cavallo, denominazione assunta dal Reparto “Carabinieri Guardie del Re”, ossia i Corazzieri.
Nel 1948 i Corazzieri vennero ufficialmente denominati “Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica”.
L’Arma, nel secondo dopoguerra, fu nuovamente impegnata a garantire sicurezza alle comunità, affrontando molteplici problematiche, vecchie e soprattutto nuove. Mentre nel Nord del Paese si manifestò con insolita efferatezza la criminalità urbana, in Sicilia prese forma un inquietante sentimento di pseudo-indipendentismo, in nome del quale operavano agguerrite formazioni banditesche. In Alto Adige, ancora, trovava facile terreno il terrorismo a sfondo etnico, mentre in Sardegna imperversavano pericolose bande criminali, soprattutto nelle provincie di Nuoro e di Sassari.
Le tavole del Calendario di quest’anno si concludono con il riferimento ai quattro alberi piantati sul Monte delle Rimembranze, a Gerusalemme, in onore di altrettanti militari dell’Arma proclamati “Giusti tra le Nazioni” per aver salvato dalla morte numerosi cittadini ebrei altrimenti destinati ai campi di sterminio.