LOCRI – Una sentenza che, nei contenuti essenziali, rende meno precario il rapporto di lavoro del personale scolastico che invece precario lo è, per inquadramento e status giuridico. Anche il Tribunale di Locri, infatti, nella persona Giudice del Lavoro Luciano d’Agostino, ha riconosciuto il diritto di alcuni lavoratori precari della scuola pubblica (sia docenti che A.T.A.) alla percezione degli scatti biennali di anzianità, nella misura del 2,50% dello stipendio. Sentenze del genere rappresentano il primo, favorevole precedente giurisprudenziale del Tribunale di Locri. Esse dimostrano come il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca abbia, per anni, negato illegittimamente ai propri lavoratori a termine il diritto alla c.d. “progressione di carriera”, e ciò in spregio alla normativa nazionale ed a quella comunitaria, con particolare riferimento alla Direttiva 99/70/CE, che ha recepito l'”Accordo Quadro” sul lavoro a tempo determinato. Secondo tale Direttiva, infatti, i lavoratori a termine non possono subire trattamenti discriminatori rispetto ai loro omologhi a tempo indeterminato. Lo Stato italiano ha per anni disatteso i princìpi sanciti dalla Direttiva 99/70, nonostante anche la Corte di Giustizia delle Comunità Europee avesse, a più riprese, chiarito come gli scatti di anzianità dovessero essere riconosciuti anche ai lavoratori a tempo determinato. Il Ministero è stato condannato a corrispondere ai ricorrenti gli scatti arretrati, oltre interessi, ed a pagare le spese legali. Le cause sono state promosse dalla Federazione GILDA-UNAMS / ANPA della sede provinciale di Siderno, sotto la direzione del professor Vincenzo De Maria, e sono state patrocinate dal legale, l’avvocato Domenico Sergio Ammendolea, del Foro di Locri, che aveva peraltro già ottenuto la prima pronuncia favorevole in Calabria, quella del Tribunale di Palmi. “Dopo che la Corte Costituzionale si pronuncerà, il 30 gennaio 2013 – ha dichiarato l’avvocato Ammendolea –, sapremo che direzione avranno le prime pronunce relative alla richiesta di immissione in ruolo che i lavoratori precari del MIUR, docenti e ATA, hanno avanzato, trascinando in giudizio il Ministero dell’Istruzione”.
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