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“Lasciate ogni speranza, o voi che entrate”. Il Sommo Poeta legge questa frase posta all’ingresso dell’Inferno, ma pare calzare a pennello per la Calabria e la situazione obbrobriosa in cui versa la nostra sanità pubblica. E nel nostro drammatico caso, il sostantivo è anche cognome del Ministro della Salute.
Nonostante il numero dei contagiati per covid-19 sia molto più basso rispetto ai numeri di altre Regioni poste in fasce definite a “minor rischio”, il Governo Conte II ha deciso l’istituzione della “zona rossa” sferrando un colpo letale alla già precaria situazione del tessuto socio-economico della nostra Regione.
Ma come si è giunti a tale decisione? Il Dicastero retto da Speranza ci informa che c’è un potenziale indice di occupazione dei posti letto – aggiungendo – che al momento si registra un 5% per le terapie intensive e l’11% nei reparti di malattie infettive. Ma nel giro di un mese si potrebbe raggiungere un picco del 50% mentre la soglia fissata dal Ministero è del 30% per le terapie intensive e del 40% per i reparti di malattie infettive.
Orbene, sembrerebbe che il Governo centrale abbia operato in maniera preventiva per scongiurare l’apocalisse, e che dunque le poche strutture, la mancanza di un piano Covid, il numero irrisorio di terapie intensive, il punteggio minimo previsto dalla griglia dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) siano da addebitare alla mala politica calabrese.
Ma è davvero così? Chi è il dominus della sanità regionale? Da 11 anni la nostra sanità è commissariata dal Governo, e a questa ci aggiungiamo il commissariamento dell’ASP di Reggio Calabria. Da 11 anni la sanità calabrese è un colabrodo nonché un bancomat per coloro che vivono di rendite e di affari sul crinale della legalità. Ospedali ridotti a discariche a cielo aperto che impediscano ai cittadini calabresi di richiedere quelle prestazioni ritenute fondamentali dalla Costituzione Repubblicana.
Ma i colpevoli hanno nomi e cognomi.
Il Generale Saverio Cotticelli, Commissario alla Sanità, s’è reso protagonista, durante la trasmissione “Titolo V” in onda su Rai , di uno degli spettacoli più raccapriccianti della storia regionale recente. Il nostro prode generale ha ammesso candidamente di non aver predisposto nessun piano Covid e che – paradosso fantozziano – avrebbe posto un quesito al Ministero nel mese di giugno alfine di avere delucidazioni su chi spettava il compito di redigere il Piano Covid per la Regione Calabria. Ovviamente spettava a lui, ma la risposta di Speranza giunge il 27 ottobre. Il 27 ottobre!
Ma come se non bastasse, a Cotticelli, due giorni prima della messa in onda del servizio giornalistico, gli era stato prorogato per altri 2 anni l’incarico di Commissario alla Sanità dal tandem dell’horror Conte-Speranza, che in lui riponevano grande fiducia. Risultato? Conte-Speranza hanno rimosso dall’incarico il Generale dopo la performance su Rai 3. Solo dopo.
Prima di Cotticelli abbiamo avuto diversi commissari nominati dai rispettivi governi che hanno sempre pensato che il debito della sanità calabrese si poteva risanare chiudendo ospedali e tagliando posti letto, invece di combatterele ruberie che più volte sono emerse.
E’ giusto che i calabresi sappiano chi sono i responsabili dell’emergenza sanitaria odierna, i nomi e cognomi dei soggetti che con i loro agire mettono a repentaglio la vita dei cittadini favorendo il malaffare e la dilagante corruzione nella Sanità calabrese.
Noi Progressisti Apolidi chiediamo ai cittadini e a tutte le forze sociali e politiche di abbandonare il furore ideologico e di lottare per i diritti fondamentali del cittadino che nella nostra Regioni vengono scientemente calpestati. Questi diritti sanciti dalla Costituzione non hanno colore politico, appartengono a tutti noi in quanto cittadini e non sudditi. La consapevolezza di ciò ci deve indurre, in ogni sede, a pretendere la fine immediata del commissariamento e la trasparenza necessaria nei bilanci delle ASP.
Appare imprescindibile chiedere a gran voce le immediate dimissioni del Ministro Speranza che per negligenza, imprudenza e imperizia mette a repentaglio la salute dei cittadini calabresi.