di Domenico Mittica (immagine di repertorio)
Mi è venuta in mente una vecchia frase, non so se operaista o classista, di sinistra o di destra “Il povero in divisa opprime il povero in tuta, il ricco opprime entrambi.” Pensi ad un uomo in servizio nello Stato, a controllare ad esempio che la gente rimanga a casa in questo periodo di pandemia, giusto i divieti del Dpcm, e che qualche volta non interpreta come un giusto motivo, e magari lo è, quello espostogli, per cui commina al cittadino una multa salata.
Mauro Del Bue, che è stato deputato socialista di Reggio Emilia, oggi direttore di Avanti!, ci ha raccontato di due ragazzi, per l’appunto sanzionati pesantemente, insieme al proprietario di un bar, perché prendevano il caffè che avevano portato fuori dal locale. “Il caffè (bollente) dovevate metterlo in un sacchetto e consumarlo a casa(?).” Asporto”(sic!).
La pandemia potrebbe modificare le nostre vite, a cominciare dalla congruità delle norme e dalla loro applicazione, oppure generare una confusione tale capace di fare ancora più danni. Nella Locride si parte da una situazione deteriorata. Per consolarci, potremmo dire “Meglio, non dobbiamo resettare tutto e ricominciare”. Nessuna doppia fatica. Oppure si?
La politica deve rivalutarsi, incidere. La Sanità riqualificarsi, poter guarire. L’ospedale di Locri e la Medicina del Territorio svolgere la loro vitale funzione. Una lite permanente, le analisi sempre cambiate e mai concretizzate, gli intrecci con la politica, la subordinazione a Roma ci hanno conciato male.
La salute interessa l’uomo in divisa, l’uomo in tuta, il ricco. E tutti debbono avere la possibilità di essere assistiti. Lo Stato organizzi i servizi al meglio, chi è meno abbiente non vuole, non può pagare le prestazioni.