di Redazione
MONASTERACE – Intervista al candidato a sindaco Teodoro Bucchino
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Ci parli brevemente di lei: Passato, presente e futuro, da candidato a Sindaco, ma prima di tutto da cittadino.
Sono un giovane di 35 anni, sposato dal 2012 e papà di una bambina di 9 mesi, che dopo aver frequentato la Scuola Amministrazione Aziendale di Torino , alla fine del percorso Universitario, ha deciso di fare rientro a Monasterace dove, dal 2007, svolgo la professione di Commercialista.
Dal 2008 al 2013 sono stato eletto delegato nazionale per l’ordine professionale di mia appartenenza alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Ragionieri.
Da cittadino posso dire con semplicità e senza falsa modestia che sono un professionista lavoratore , che si impegna quotidianamente al servizio della clientela per la risoluzione dei problemi che si presentano. Non nascondo che sono state proprio le caratteristiche peculiari ( ascolto,dedizione, impegno) del mio lavoro ad avvicinarmi alla società civile, prima ancora che politica.
Sono iscritto al PD fin dalla sua costituzione (2008) e dallo stesso anno sono il Segretario del locale Circolo PD di Monasterace. La mia prima esperienza politico-amministrativa non ha origini remote: nasce nel 2011 durante la seconda amministrazione Lanzetta come responsabile del bilancio e tributi
Dal 2013, in seguito alla nomina da parte del Segretario provinciale del PD Seby Romeo, faccio parte della esecutivo provinciale con l’incarico di responsabile delle politiche economiche.
In questo breve arco di tempo, ho notato che la cittadinanza è attenta e sensibile ai problemi della politica nonché vogliosa di parteciparvi attivamente.
Da qui proviene la forza che guida la mia giovane e consapevole candidatura: essere in grado di ascoltare e coinvolgere i cittadini democraticamente, e di riuscire a creare quel clima di mediazione di cui l’intera collettività di Monasterace ha bisogno per governare il cambiamento.
Quali sono state, a suo avviso, le occasioni perse in passato, e quello su cui si dovrà lavorare nel presente per ottenere un futuro diverso per la Città.
Degli anni ’80 e ’90 ho informazioni riportate e quindi parziali. Rispetto a quei periodi, l’unico dato oggettivo (con il quale mi son dovuto misurare istituzionalmente), l’ho rinvenuto negli effetti debitori prodotti ed ancora attivi nel presente. Quindi posso parlare solo del periodo in cui ho iniziato ad occuparmi di politica locale (dal 2008/2009 ad oggi). E non ho difficoltà ad ammettere che, probabilmente, molti di noi non sono stati pienamente consapevoli dei problemi strutturali, soprattutto di coesione sociale e finanziari, da tempo esistenti e dell’ inadeguatezza delle soluzioni proposte. Oggi sono convinto che per affrontare una tale “crisi di sistema”, non basta più affidarsi ad una sola figura rappresentativa o sostituire un protagonista con un altro, sperando che sia il salvatore. Per uscirne davvero, senza riprodurre all’infinito divisioni, spaccature e rivendicazioni personali, è invece necessario riattivare la pratica della “buona politica”. Quest’arte alta, attraverso cui una comunità si organizza civilmente, esercita le normali strutture di aggregazione sociale secondo principi e regole condivise e rispettate, alimenta l’attitudine al dialogo paritario e alla mediazione entro un tempo certo, per giungere alla sintesi più efficace. E’ questo l’unico modo per tentare di uscirne tutti insieme, seppur riconoscendoci in una guida che faccia da stimolo e da coordinatore di tante competenze ed intelligenze disponibili. Altre strade, specie quelle personalistiche (affidandosi a miti, icone, ecc.), sono solo illusorie e di sostanziale rinvio delle responsabilità collettive.
Il punto di partenza da cui (ri)partirà la sua lista, se otterrà la fiducia dei concittadini.
Partiremo dalla “rigenerazione”, ovvero dalla capacità di ricostruire, riparare e rinnovare valori, aspetti, caratteristiche – perdute o compromesse – del nostro specifico contesto locale. Applicheremo alle nostre tante risorse disponibili (beni archeologici, storico-architettonici, paesaggistico-ambientali, tradizioni e riti) processi di valorizzazione con interventi integrati di natura fisica, culturale, economica, sociale ed ambientale, al fine di conseguire un aspetto urbano nuovo e competitivo (pulito e decoroso) ed un incremento della qualità della vita della comunità. Tutto ciò nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di partecipazione civica, certi che il rispetto delle regole comuni produce sempre ottimi risultati.
Un obiettivo da raggiungere nel primo anno e che per Lei cambierà nel complesso l’immagine esterna della Città e la percezione interna degli abitanti.
Rendere la comunità consapevole che la soluzione di problemi gravi e complessi va condivisa e che non ci si può limitare a delegare ai soli amministratori. Se riusciremo a dare la percezione di una comunità convinta, coesa e responsabile, che non utilizza scorciatoie e semplificazioni, sono certo che anche dall’esterno ci guarderanno con il rispetto e l’ammirazione che meritiamo. Conseguentemente, aumenterà anche la nostra autostima ed il senso di appartenenza ad un contesto speciale. Ad una vera comunità.
Unione dei Comuni, Servizi associati, assemblea e comitato dei sindaci, società miste e partecipate: servono davvero o c’è qualcosa di cui si potrebbe fare a meno?
La gestione associata dei servizi è una sfida che i comuni devono cogliere per reagire alla crisi. Penso che l’unione dei comuni sia il futuro prossimo, i singoli enti non riusciranno a sostenere da soli il cambiamento che è in atto. Un fatto però è certo, ai cittadini non servono accorpamenti forzosi, a noi cittadini necessita una migliore risposta ai servizi possibilmente a costi ridotti ed una migliore qualità della vita.
Il comitato dei sindaci è un organo che può essere di grande utilità propulsiva per migliorare il territorio che rappresentano. Penso che necessiti di una attenta riflessione per capire il lavoro fin qui svolto per potere iniziare un proficuo rapporto di collaborazione.
Le società miste – possono rappresentano un mezzo per migliorare e rendere più efficienti i servizi a cui i comuni sono interessati . E’ un tema però su cui occorre fare molta attenzione.
Rispetto a qualche anno fa i soldi trasferiti dal governo ai Comuni sono sempre meno, e gli enti pubblici minori si dovranno mantenere con l’imposizione fiscale, spesso vestendo i panni, come nel caso dell’Imu, dei semplici “esattori”. Lo state spiegando in maniera chiara durante la campagna elettorale?
Non lo dica a me. Illustrando l’ineluttabilità del dissesto che abbiamo dovuto dichiarare nel 2013, ho avuto modo di dimostrare scientificamente (è la mia materia di lavoro) che il nostro Comune è strutturalmente destinato al dissesto per due ragioni principali: la sistematica riduzione dei trasferimenti dal Governo Centrale (che non coprono nemmeno gli stipendi dei dipendenti) da una parte, e dall’altra la difficoltà a reperire le risorse attraverso la fiscalità. Per l’operazione verità che ho preteso rispetto ai conti dell’Ente, sono stato molto criticato, ma sono convinto che ai cittadini non si possano raccontare favole o prefigurare orizzonti di gloria insostenibili. Noi agiremo sul contenimento di costi e sprechi come anche su equità ed efficienza fiscale.
Incarichi e consulenze saranno bandite durante la sua amministrazione o comunque vale la pena far spendere qualcosa in più al Comune pur di migliorare il lavoro della macchina burocratica?
Oggi un’amministrazione locale, per reggere le complicazioni amministrative, superare gli ostacoli burocratici e portare a casa qualche buon risultato nonostante la scarsità di risorse, oltre alle professionalità interne (purtroppo assorbite dalle emergenze quotidiane), deve poter contare sul supporto di collaboratori esterni. In sintesi, persone competenti, professionali ed esperte in una molteplicità di materie ed ambiti disciplinari, disponibili a dare una mano offrendo la propria volontaria collaborazione (visto che non ci sono risorse per compensi). Nell’anno e mezzo in cui sono stato assessore ho avuto modo di sperimentare che i finanziamenti, le soluzioni e le innovazioni conseguite, le abbiamo raggiunte con l’aiuto di persone capaci d’interloquire fra loro e con l’amministrazione, puntando ad un unico obiettivo comune. Non è più come una volta: non basta il singolo. E non sono determinanti nemmeno i canali personali!
Un errore che non commetterà mai
Nonostante non abbia percorso molta strada, ho fatto tante cose e faticato come era giusto che fosse. Ho fatto i miei errori di gioventù, come capita a tutti di fare, anche se la controparte non mi perdona…. la fame nel mondo e l’invasione delle cavallette! I miei concittadini stiano comunque tranquilli: non mi capiterà mai di prendermi troppo sul serio, di credermi superpotente o – ancora peggio – sapientone presuntuoso. Ascolterò e discuterò con tutti. E non deciderò da solo.