DAL CONSIGLIERE COMUNALE GIUSEPPE ALVARO RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE NOTA STAMPA
ROCCELLA JONICA – In merito al comunicato stampa della maggioranza consiliare conseguente alla mie dimissioni da capogruppo, corre l’obbligo chiarire alcuni punti. Come chiaramente affermo nella mia lettera di dimissione ( per chi vuole leggere bene!),non intendo “trasmigrare” in un altro gruppo, ma costituirmi “gruppo a se stante” e svolgere la mia funzione liberamente “nell’esclusivo interesse dei cittadini roccellesi” con la convinzione che non è solo grazie ai compagni di lista che mi sono “guadagnato il seggio”, ma che anch’io, ovviamente come tutti , ho dato il mio contributo, ottenendo il consenso soprattutto per stima, non certo per essermi fatto dei clienti prima. Di sicuro nessuno mi ha regalato voti. Non mi sono dimesso da consigliere comunale, e non intendo farlo, solo perché ho ricevuto un mandato da parte dei cittadini che intendo onorare fino in fondo esercitando pienamente quell’inalienabile diritto di opinione che caratterizza la natura umana e la democrazia. Non lo faccio, ancora, nel rispetto di quello spirito di disinteressata operatività ed egualitarismo che credevo di trovare in “Roccella prima di tutto” e che in effetti non ho trovato. Avevo messo in conto la reazione spropositata ed offensiva da parte dell’estensore del comunicato (di cui si conosce bene la fattura), ma la credibilità personale e l’integrità morale vengono prima delle disposizioni di caserma. Un gesto “così grave”, come le mie dimissioni dalla maggioranza, non poteva essere tollerato e, secondo un copione ben collaudato, è partito puntuale il tentativo, in verità maldestro, di screditarmi sul piano personale. Le motivazioni politiche non interessano! La gente, anche se non si esprime, conosce perfettamente l’integrità morale delle persone e sa che il sottoscritto non ha mai avuto bisogno di servirsi della politica per vivere. Come capogruppo sono stato accondiscendente ed in silenzio per tre lunghi anni, solo per cercare di migliorare, dall’interno, anche con durissimi scontri, quello che man mano si manifestava come irrisolvibile: la partecipazione e la condivisione sulle scelte amministrative. Con assoluta noncuranza, ogni decisione veniva presa dalle solite due o tre persone, poi notificata al resto della maggioranza che la doveva supinamente accettare e ratificare o … lasciare. Si cita ad esempio l’O.d.G. del Consiglio che, diventata ormai prassi normale, veniva conosciuto quando arrivava a casa l’avviso di convocazione del Civico consesso senza avere avuto la possibilità di partecipare alla stesura per capire, conoscere, approfondire ed esprimere per tempo la propria opinione in barba a quella tanto decantata “riunione di maggioranza” che si doveva tenere ogni settimana, il giorno prima della Giunta, ma che da tempo non si teneva quasi più. Se questo è un “futile pretesto”… Questo andazzo non poteva andare più avanti e ogni mio tentativo di invertire il modus operandi non è andato, purtroppo, a buon fine. Ormai la misura era colma e non potevo restare più in silenzio a guardare. Mi sono dimesso ,sicuramente in ritardo, a due anni dalle prossime elezioni, comunque in tempi non sospetti, proprio perché sia a tutti ben noto che chi parla lo fa in maniera disinteressata e nel solo ed esclusivo interesse della collettività. Circa l’illazione a volermi identificare come ad una sorta di aspirante ad “una quota di potere amministrativo da far valere al momento opportuno”, è un’evenienza che non riguarda certamente me che mai ho avuto cariche gestionali, ma quanti, ad ogni livello, di tale potere non hanno mancato di trarne utili vantaggi. Lo stare insieme in una competizione elettorale parte dalla condivisione di scelte ed obbiettivi organizzati in un programma. Dal sentirsi accumunati da un grande ideale: migliorare la qualità della vita della nostra gente. Dal partecipare attivamente e fattivamente alla crescita sociale ed economica della comunità. In questa logica non ho certo sbagliato lista, specie quella che si andava magnificando durante la campagna elettorale. La realtà è stata, ahimè, dura e deludente! A chi mi vuole silenzioso e accondiscendente ad ogni scelta, a chi crede di gestirmi a uso e consumo personale, a chi vuole che rinunci alla mia dignità e credibilità devo dire che ha ragione: ha sbagliato candidato.
GIUSEPPE ALVARO