R. & P.
Quello è accaduto in questi giorni per la stabilizzazione degli ex Lsu-Lpu calabresi, ha assunto la forma di un vero e proprio pastrocchio all’italiana. La sorte di questi lavoratori non può scadere nel terreno della lotta politica, la proroga dei contratti fino al 31 marzo del prossimo anno non è e non può essere la soluzione per questi lavoratori che sono diventati fondamentali per la nostra pubblica amministrazione.
Ne è emerso l’ennesimo caso in cui i vari pezzi delle Amministrazioni pubbliche, procedendo in ordine sparso, hanno reso complicato ciò che complicato non doveva essere, ed il buon risultato del dicembre 2019, ossia le deroghe normative per consentire la stabilizzazione dell’intero bacino, non è stato appieno sfruttato per mettere la parola fine su una vergognosa vicenda che si trascina ormai da un paio di decenni.
Non dimentichiamo che, come previsto dalla stessa Legge di stabilità per il 2020, già nei primi mesi dell’anno, dovevano essere emanati i conseguenti atti amministrativi per consentire le procedure selettive e concorsuali, così come previsti dalla normativa per l’accesso ai ruoli della Pubblica amministrazione.
Ovviamente, ben sappiamo come l’emergenza pandemica ha colpito improvvisamente e con durezza il nostro paese, ma sinceramente, emanare i bandi di reclutamento e le relative procedure a metà dicembre ci sembra francamente poco legato all’epidemia e forse più connesso alla congenita attitudine tutta nostrana di fare le cose all’ultimo minuto. Con l’aggravante che il Ministero della Funzione Pubblica, in questo caso, è riuscito a sovrapporre l’emergenza lavorativa all’emergenza sanitaria in corso.
Se da un lato molti Comuni si sono attrezzati autonomamente, provvedendo ad espletare le procedure selettive nel corso dell’anno, altri lo stanno facendo, altri ancora non hanno potuto o saputo, ed ora sono in forte affanno, rispetto alle tempistiche divenute ormai stringenti, nonostante gli emendamenti presentati ieri al milleproroghe le estendano di qualche mese.
Anche in questi diversi casi, c’è chi sostiene una differenza di trattamento in ordine alla durata del contributo che gli enti percepiranno, quadriennale o fino a quiescenza.
C’è poi il problema degli Lpu, finanziariamente a totale carico della Regione, per i quali ancora oggi qualcuno avanza dubbi di equiparazione normativa ed economica, benché la cosa sia stata superata da tempo e con consolidati interventi normativi in tal senso.
Il risultato di tutto questo guazzabuglio andrà affrontato e risolto nei prossimi tre mesi, il tempo massimo che è stato concesso per definire la stabilizzazione dell’intero bacino.
Per questo avanziamo il pressante appello affinché ognuno faccia la sua parte con responsabilità.
In primo luogo i Comuni che dovranno procedere ad espletare le procedure selettive e concorsuali al piu’ presto e recuperare il tempo perduto.
I Ministeri della Funzione Pubblica, del Lavoro e la Regione Calabria, interloquiscano fattivamente per limare tutte le questioni giuridiche sul tavolo, senza lasciare indietro nessuno.
Infine, tutta la deputazione calabrese e non solo qualcuno, come successo in questi ultimi giorni, perché si mantenga l’impegno nel prevedere l’aumento dei fondi che consentano un orario lavorativo dignitoso di almeno 26 ore.
Insomma, non ci si ritrovi, trascorsi anche questi ulteriori tre mesi, ad affrontare gli stessi errori o gli stessi dubbi.
In tutto questo la UIL e la Uiltemp Calabria, come fatto anche nelle ultime settimane, saranno parte attiva affinché davvero si possa chiudere la vertenza in maniera positiva per tanti lavoratori e lavoratrici calabresi.
Gianvincenzo Petrassi Santo Biondo
Segretario generale Segretario generale
Uiltemp Calabria Uil Calabria