R. & P.
Nelle ultime settimane a causa dell’emergenza sanitaria in atto, abbiamo aderito sin dal momento della sua nascita al comitato cittadino pro Casa della Salute di Siderno.
E così, donne e uomini di estrazione politica diversa, associazioni e singoli cittadini hanno fatto in modo che si riaccendessero ancora una volta i riflettori sulle condizioni del Servizio Sanitario della Locride, facendo emergere con evidenza, se ce ne fosse stato bisogno, tutte le sue criticità, causate da circa 20 anni di tagli lineari e selvaggi.
Dagli inizi degli anni 2000, tutti i piani sanitari succedutisi nel tempo, con il pretesto di razionalizzare la rete ospedaliera territoriale, hanno sancito la chiusura dei piccoli ospedali, sostenendone la pericolosità.
In Calabria sono stati chiusi 18 ospedali territoriali, l’ospedale di Siderno, rientrò tra quelli.
La chiusura degli ospedali territoriali, avrebbe dovuto essere compensata, così scrissero in quei piani sanitari, con il potenziamento della medicina sul territorio, per Siderno fu decisa la conversione dell’ospedale in Casa della Salute.
Infatti, in ottemperanza alla Deliberazione n. 740 del 04/11/2009 contenente la “Programmazione regionale unitaria 2007/2013 – Progetto Integrato di Sviluppo Regionale a valenza strategica – Rete Regionale delle Case della Salute”, la Regione Calabria, al fine di avviare il processo di modernizzazione dei servizi sanitari e sociali, intese sperimentare un nuovo modello assistenziale sul territorio avviando la programmazione di nuove strutture sanitarie, appunto le Case della Salute.
Pertanto, in tale logica, la Regione Calabria produsse la disciplina normativa di riordino delle tre reti assistenziali in cui è prevista la trasformazione di preesistenti P.O. in Casa della Salute, quale struttura del Distretto, al cui interno si realizza la “presa in carico” del paziente e l’integrazione ed il rafforzamento delle cure primarie.
Riguardo allo status attuale dell’iter procedimentale per la creazione della casa della Salute, di cui agli atti presenti sul sito della regione, apprendiamo che, l’Azienda Sanitaria Provinciale di RC redigeva, lo studio di fattibilità ottenendo il parere favorevole dal Dipartimento alla Salute della Regione Calabria.
Inoltre, venivano sottoscritti gli atti convenzionali per la disciplina dei termini e delle modalità di realizzazione delle Case della Salute.
In funzione di ciò, l’ASP di RC esperiva la procedura di verifica di vulnerabilità statica i cui esiti sono stati approvati con delibera n. 29 del 15/02/2016, pervenendo alla fattibilità dell’intervento.
Finalmente, il 20/11/2017 veniva siglata tra la Regione Calabria, giunta Oliverio e l’ASP di Reggio Calabria, la nuova Convenzione per la realizzazione della Casa della salute di Siderno, presso l’ex ospedale, per un importo pari a € 9.760.000. Una firma che, dopo oltre cinque anni di attesa, doveva aprire un iter destinato a dare una svolta positiva alla sanità della Locride.
Purtroppo, passeranno oltre 2 anni, di completo immobilismo dell’ASP di R.C., diretta da uomini di Mario Oliverio.
Nelle more entrava in vigore il D. L. 30/04/2019 n. 35, convertito nella L. 25/06/2019 n. 60 il quale stabiliva che, “gli enti del Servizio sanitario della Regione possono avvalersi, previa convenzione, di INVITALIA S.p.A. quale centrale di committenza, nonché di altre strutture previste all’uopo da disposizioni di legge.”
In funzione di ciò, la Regione Calabria, con nota n. 331446 del 25/09/2019, avviava una collaborazione con Invitalia, quale centrale di committenza, volta alla stipula di una convenzione, onde delegare le attività propedeutiche per l’espletamento della gara di progettazione esecutiva e realizzazione dell’opera.
Nel contempo, con tutta calma, dopo oltre 5 anni, L’ASP di Reggio Calabria, con nota prot. n. 8799 del 12/02/2019 trasmetteva alla Regione Calabria, il cronoprogramma aggiornato, prevedendo il collaudo della struttura entro dicembre 2021.
Successivamente, l’ASP di RC veniva sciolta per infiltrazione mafiosa e tutto l’iter procedimentale passava e, attualmente risiede, nelle mani di Invitalia e del commissario Longo.
In data 10/03/2020 la commissione straordinaria dell’ASP di RC firmava la delibera n. 334/2020, integrata successivamente con atto deliberatorio n. 44 del l5/01/2021, avente ad oggetto “l’adozione del piano aziendale inerente il fabbisogno di prestazioni territoriali” che avrebbe dovuto stabilire, tra l’altro, di quali e di quanti servizi dovrà essere dotata la casa della salute di Siderno.
Usiamo il condizionale poiché da una rapida disamina delle delibere di cui sopra, il timore che abbiamo sempre avuto prende forma, in quanto, le suddette delibere, più che stabilire che tipo di servizi sanitari, in virtù del fabbisogno del territorio, ormai completamente spoliato di tutto, dovranno essere destinati alla casa della salute, rileviamo una sorta di libro delle buone intenzioni.
Non si riesce a comprendere, infatti, chi farà che cosa?
Va da sé che, quando si pianificano attività in ambito socio sanitario non ci si deve limitare alle elencazioni vuote, servono i contenuti.
Per ogni struttura deve essere individuata la sede, l’organico disponibile.
Per garantire standard qualitativi dignitosi e soprattutto, per ottenere il raggiungimento dei LEA occorre tradurre in pratica quei documenti e capire a chi saranno affidati i servizi e le prestazioni da erogare, chi effettuerà la supervisione e la valutazione per ogni ambito territoriale.
Atteso che, l’organizzazione dei servizi Aziendali è demandata ai centri organizzativi, cioè i Dipartimenti e i Distretti, la spaventosa disorganizzazione dell’ASP di Reggio Calabria, non fa ben sperare.
Ci saremmo aspettati da parte dell’ASP di RC, gestita dal 2014 al 2019 da uomini graditi alla giunta Oliverio, una maggiore solerzia nel predisporre quegli atti che potessero finalmente garantire alla Locride almeno il raggiungimento dei LEA.
Dal canto nostro, non smetteremo di vigilare e di adoperarci con tutti i mezzi consentiti, affinché il territorio e in particolare la Casa della Salute di Siderno non rimanga un contenitore vuoto, ma diventi un presidio sanitario ricco di tutti quei servizi mancanti al territorio, la cui carenza costringe la popolazione a migrare in altre regioni per poter veder realizzato il proprio diritto costituzionale alle cure, con tutti i disagi che quegli spostamenti compartano per i singoli e per la nostra regione.
Oltre 300 milioni del bilancio regionale viene “bruciato” a causa della migrazione sanitaria verso le regioni del centro nord, denaro che, se si riuscisse a stagnare quella emorragia, potrebbe essere utilizzato per rafforzare il nostro sistema sanitario regionale.