di Walter De Fiores
“Ho navigato per 16 anni sul mare della mia vita verso l’approdo alla mia libertà. Con lo stesso spirito ed il coraggio di tanti, che come me, hanno affrontato e affrontano le traversie della vita, vorrei che tutti noi, italiani ed europei, lavorassimo per l’affermazione dei nostri sogni, delle nostre speranze, delle opportunità e della promessa di una società diversa e migliore”.
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Lei viene dall’Albania, è nata a Durazzo 36 anni fa, ma è nata una seconda volta, 16 anni fa, su una nave che la porta in Italia dopo aver attraversato l’Adriatico. Se ne andava da casa che non aveva ancora vent’anni, e fu allora che terminò la sua prima esistenza. Se ne andava verso i suoi sogni, verso una terra sconosciuta dove, però, vedeva la speranza di un futuro migliore. Se ne andava da un luogo senza diritti, senza giustizia, dal suo Paese, dove era rischioso anche solo pronunciare le parole: Dio o libertà. Dove era complicato vivere, anche per il semplice fatto di essere donna, dove non riusciva a vedersi realizzata come studentessa prima e come lavoratrice poi. Arrivata in Italia nacque per la seconda volta, ma non aveva un atto di nascita, non aveva una carta d’identità, o un passaporto, non aveva un documento su cui fosse scritto chi era e quali erano i suoi diritti.
Era arrivata nel Paese dei suoi sogni, dove stava nascendo per un’altra volta, ma ufficialmente, neppure esisteva. Era sbarcata nella terra dove immaginava di trovare in ogni supermercato ed in ogni angolo della strada, casse piene di quelle mele verdi della pubblicità del dentifricio che le davano l’idea della pulizia, della salute e del benessere. Intanto aveva paura, aveva paura di tutto e di tutti, tremava e piangeva anche quando incontrava un metronotte.
Oggi quasi si vergogna di come non capisse con quanto e con quale coraggio, una ragazza con meno di vent’anni stava affrontando quella condizione di vita, fatta di clandestinità e di incertezza. Nonostante tutto però, ha osato sperare in un futuro migliore, ha lottato e trasformato quel viaggio in mare verso l’ignoto in un percorso di dignità e di emancipazione personale. Ha dovuto scontare la mancanza di quelli che, secondo lei, sono i più basilari diritti di un individuo. Diritti che oggi vengono negati a sempre più persone e che erano ancora più distanti ed inarrivabili, per lei, data la sua condizione di immigrata. Lei da 16 anni, ad esempio, non può votare, non può partecipare ufficialmente alla vita politica dello Stato in cui risiede, in cui lavora e dà un piccolo, ma intenso, contributo con il suo impegno e la sua intelligenza.
Dopo 16 anni non può viaggiare. Lei che leggendo i diari del Che e del suo viaggio in moto, ha capito che sono due, prima di tutti gli altri, i metodi per assumere consapevolezza, per emanciparsi, per comprendere il valore della diversità, ovvero: leggere e viaggiare. Lei, a lungo non ha avuto la possibilità di viaggiare. Da 16 anni ha combattuto ed affrontato, soprattutto con dolore, la sua condizione di donna e di lavoratrice costretta ad accettare impieghi sottopagati, senza tutele nè garanzie, pur di mantenere il permesso di soggiorno.
Donna – lavoratrice – immigrata, costretta a firmare le dimissioni in bianco da usare in caso fosse rimasta incinta. Donna immigrata che si è sentita dire in fila ad uno sportello che le sue pratiche sarebbero state evase più velocemente se fosse stata disponibile a fare la prostituta. Nonostante tutto però, ha osato, osato sperare, si è intestardita nel credere in un futuro migliore, ha rischiato, ha attraversato il mare agitato della più assoluta e desolante precarietà per approdare al porto della sua libertà.
Qualche mese fa, finalmente, ha ricevuto una raccomandata dalla prefettura in cui c’erano i documenti da portare in Comune per avere il suo passaporto italiano. Ha osato, osato crederci e non ha mai smesso di farlo, con ostinazione e tenacia, vincendo le sue paure e le sue ansie. Ora su quell’atto di nascita, che non le è stato consegnato 16 anni fa, c’è scritto che anche lei esiste, che può viaggiare e può votare.
Con quello spirito con cui ha navigato in questi anni, credo che tutti noi dovremmo provare ad osare e credere che si possa vivere in una condizione migliore sia come singoli cittadini che come popolo. Oggi possiamo e dobbiamo intraprendere tutti insieme questo cammino. E’ questo il momento, quello che ci consente di voltare pagina sul passato, il momento in cui mettere in campo nuove energie e nuove sfide.
C’è solo un’idea più forte di tutti gli eserciti del mondo, è l’idea di un popolo che comprende quando è giunto il momento del cambiamento. (Victor Hugo)
Immagine tratta da quellocheledonnenondicono. blog rai.it