DI SEGUITO LA NOTA STAMPA DEL SINDACO DI GIOIOSA JONICA SALVATORE FUDA:
GIOIOSA JONICA- Fin ora lo smaltimento di una tonnellata di rifiuto urbano indifferenziato trasportato all’impianto, costava al comune 93,00 euro circa. Per i conferimento fatti dal 1 maggio 2014 in poi (decreto con effetto retroattivo) dovremmo pagare 176,39 euro; e dal 1 gennaio 2015, per i comuni che non arrivano ad una percentuale minima di differenziata del 25%, la tariffa salirà a 198,39 euro.
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Smaltire una tonnellata di frazione umida differenziata (che già di suo a dei costi più elevati di raccolta) fin ora costava 34,65 euro, mentre dal 1 maggio costerà 105,26 euro; e dal 1 gennaio 2015 sarà 91,34 euro.
Un aumento semplicemente assurdo e insostenibile. Non è giusto che a fronte di una media nazionale che è di 90,00 €/t circa per lo smaltimento dell’indifferenziata, i cittadini calabresi devono sobbarcarsi i costi dell’inefficienza politico – amministrativa dei politici e dei burocrati regionali che negli ultimi venti anni, con tutte le risorse avute a disposizione dalle gestioni emergenziali, non hanno saputo costruire un sistema di smaltimento moderno dei rifiuti per la Regione Calabria. È colpa dei cittadini se le infrastrutture (inpianti di lavorazione e discariche) non sono state create, e quelle esistenti sono al collasso? Le linee degli impianti pubblici per la lavorazione del differenziato sono ferme da anni, e non partono nonostante i continui proclami. I Comuni che differenziano sono costretti spesso a portare dai privati il materiale differenziato. Chi differenzia riesce a riscuotere qualche euro dal CONAI dopo anni. Come fanno i Comuni a spingere la differenziata se la Regione non li ha ancora messi nelle condizioni di valorizzare il rifiuto? Come fa la Regione Calabria a dire ai Comuni dovete differenziare, quando con questi aumenti tariffari di fatto disincentiva? I cittadini si troverebbero a dover pagare cifre assurde che non hanno nessuna corrispondenza in termini di qualità del servizio ricevuto. Ed anche nei Comuni in cui la differenziata funziona, si registrerebbe un aumento medio del 30% del costo: questo equivale ad azzerare la fiducia dei cittadini nel sistema della differenziata.
Quelle Amministrazioni comunali, come per esempio la mia, che sono costrette a partire da zero per gli errori commessi in passato, e che faticosamente, con risorse proprie recuperate raschiando il “fondo del barile”, stanno cercando di dotarsi ora delle infrastrutture necessarie per fare la differenziata (centro di raccolta, contenitori e mastelli, mezzi, ecc.), sono schiacciate da un provvedimento assurdo. Lo sforzo che abbiamo fatto a Gioiosa per alleggerire le bollette della TARI nel 2014, verrebbe vanificato.
È una misura che uccide qualsiasi processo che vada verso un sistema di raccolta del rifiuto in maniera differenziata. Per fare la differenziata è necessario il consenso politico – sociale all’interno delle comunità. Se ai Sindaci, che già stanno in prima linea e assorbono quotidianamente il malessere sociale ed economico delle comunità, si dà il compito di riparare al mal governo ventennale della Regione aumentando le tariffe, con quale credibilità questi potranno rivolgersi ai loro cittadini e chiederne la collaborazione nel differenziare il rifiuto?
Non è pensabile scaricare il fallimento politico e amministrativo di decenni di mal governo sul tema dei rifiuti e gli sprechi di milioni e milioni di euro delle varie gestioni commissariali fondate sull’emergenza perenne, sui Comuni e conseguentemente sulle spalle dei cittadini.
Moltissimi contribuenti già non sono in grado di pagare con le tariffe attuali, aumentarle significherebbe diminuire ulteriormente le percentuali di riscossione che si trovano già a livelli bassi.
Non è possibile ridurre tutto a numeri e ragioneria. Non possiamo continuare con il mantra del pareggio di bilancio a tutti i costi e con le politiche dell’austerità.
D’altro canto, il fatto che tanti Comuni sono in ritardo con i pagamenti, non può essere un argomento che giustifichi una manovra simile; sono questioni che appartengono a due piani completamente distinti.
Ora noi tutti, Sindaci e non solo, siamo chiamati ad una mobilitazione ad oltranza. Una mobilitazione vera, energica, che coinvolga tutti (ma proprio tutti!) coloro i quali hanno ruoli di responsabilità e sono chiamati a rappresentare gli interessi dei cittadini, ed in particolare di quei cittadini onesti che, vivendo del sudore della propria fronte, non ce la faranno a pagare di più.
Alla riunione di tutti i Sindaci calabresi, promossa dall’ANCI e tenutasi ieri mattina a Lamezia Terme, si è assunta la decisione di essere presenti mercoledì 11 giugno alle ore 11:00 a Palazzo Campanella, quando si riunirà il Consiglio Regionale. Un presidio che non deve avere la funzione di “segnare la presenza” e tornarcene a mani vuote; deve essere una azione forte, partecipata e determinata per ottenere l’immediato ritiro del provvedimento.
Da qui l’importanza di essere in tanti. Per quanto riguarda il nostro territorio, già vi è stato un primo incontro sul tema, con un’assemblea congiunta dei Sindaci della Locride e della Piana. Stamattina si terrà una conferenza stampa presso il Comune di Marina di Gioiosa Ionica, per pubblicizzare l’iniziativa e informare i cittadini su quello che sta accadendo. Speriamo, e lavoriamo affinché questa “polpetta avvelenata”, lanciata dalle strutture amministrative regionali, non sarà confermata dall’ormai uscente governo regionale.
È una battaglia che non possiamo perdere. La condizione socio – economica dei calabresi non può peggiorare, in quanto non possiamo permetterci di aumentare ulteriormente il già grande disagio sociale che esiste. Si tratta della tenuta democratica delle nostre comunità.
Per questo, penso che dovremmo fare ogni sforzo per coinvolgere ed allargare la partecipazione. Mercoledì mattina è necessario essere in tanti: i Sindaci innanzitutto, ma anche gli Amministratori, i cittadini e tutte le forze sociali.
Questa è una battaglia urgente, ma accanto a questa ci aspettano quelle sulla sanità, sull’acqua, sui trasporti e su tanto altro. Non possiamo più subire, dobbiamo partecipare.