di Domenico Mittica
LOCRI – Fanno a gara. I mattinieri in forza alla poesia, i fotografi “ingaggiati” dai Social, i prestigiatori delle parole. Fanno a gara per dire e far dire al mare. Il “panino” dell’azzurro delle acque e del rosso del cielo, quando si danno appuntamento, all’alba e al tramonto, gli squarci, trabocchevoli di mille sfumature,carezze a mano aperta su quei colori tanto diversi e di tutto fascino. Immagini bellissime ogni giorno ci “invadono”. E poi l’impatto con la realtà.
Nel Mar Mediterraneo, il Mare Nostrum, si sono organizzati tre Continenti, che fioriscono e decadono secondo un segreto disegno, quasi divino. Da sud, hanno trasportato civiltà, sofferenze e morti, popolazioni stremate, nella pancia hanno guerre che non finiscono mai. Le forze di pace non cambiano le cose. Natura e uomini consumati. Rimangono in piedi sanguinari autoritarismi. Sotto il suolo materie prime per le nostre tecnologie, interessi economici. Una umanità a cui dobbiamo volere bene, non colonizzare e depredare.
Neppure i tanti focolai di guerra possono “bruciare” le culture lì “accatastate”. In questo mare tutto è attuale e insieme defunto e tuttavia vivo. Il mondo di oggi deve sconfiggere con il pluralismo culturale le minacce del razzismo e dello scontro.
Tra Salvini che lo fa facile e la sinistra che “non lo sa spiegare”, il tema dell’accoglienza si può risolvere solo con le regole che stabiliscono (le) convivenze. Che vengono decise dai cuori e dai governi.
“Essere stati è una condizione dell’essere”: l’assunto ci fa comprendere il Mediterraneo, riconnette i frammenti spazio-tempo, coglie la continuità delle secolari culture e l’omogeneità dell’ambiente, fa riconoscere le fratture provocate. Capita spesso che il mare cambi in bonaccia e fortuna, mandi voci gioiose e serene. Le sole che vorremmo ascoltare del “mare sonante” di Omero. Non le urla di chi annega .
Sappiamo bene che deve essere la politica a guidare i processi, indovinare le strategie, favorire la pace e lo sviluppo. La vita. Sulle polemiche di oggi, tocca ricordare che eravamo stati “avvisati” sin dalla Prima Repubblica. E ancora non ce la facciamo.
Un tema di drammatica attualità: lo sentiamo tanto anche per le colte spiegazioni che ci dava Gianni De Michelis, che conosceva bene lo scacchiere internazionale e la “Regione Euromediterranea”.