di Antonella Scabellone (foto di Enzo Lacopo)
LOCRI- Un’ arringa di cinque ore per demolire l’impianto accusatorio messo in piedi dalla DDA di Reggio Calabria che vedrebbe Alessandro Figliomeni, ex sindaco di Siderno detenuto in regime di carcerazione preventiva dal dicembre del 2010, organico alla consorteria criminale dei Commisso di Siderno con una carica di rilievo, quella di “santista”.
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E’ quella che ha visto protagonisti oggi, davanti al Tribunale penale di Locri, presieduto dal magistrato Alfredo Sicuro, dove si sta celebrando il processo Recupero-Bene Comune, gli avvocati Antonio Mazzone e Vincenzo Nobile, legali di fiducia dell’ex primo cittadino di Siderno, che si sono alternati in una interessante staffetta ripercorrendo, palmo a palmo, tutta la posizione processuale del loro assistito per cercare di dimostrane l’assoluta estraneità ad ogni organizzazione mafiosa fino a chiederne,senza mezzi termini, l’assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto.
Prima che la parola passasse alla difesa, però, Alessandro Figliomeni (che tra l’altro oggi compie 59 anni), ha chiesto e ottenuto dalla Corte di rilasciare delle dichiarazioni spontanee per chiarire alcuni passaggi dell’interrogatorio reso a dicembre del 2013 al Pm Antonio De Bernardo. In sintesi l’ex primo cittadino ha chiarito di essere venuto a conoscenza, solo per averle lette nell’ ordinanza in cui sono contenute, delle affermazioni di Nicola Romano, presunto capo del locale di Antonimina, che gli attribuisce un ruolo attivo nella ‘ndrangheta; ha respinto le accuse del pentito Giuseppe Costa, che gli attribuisce l’affiliazione al clan Commisso per averlo appreso da un soggetto che nella realtà non esiste, tale Cosimo Commisso cognato di Figliomeni; ha parlato dei suoi viaggi in Canada, e in particolare a Thunder bay, dove si trova una numerosa comunità di calabresi e dove egli si sarebbe recato solo per partecipare alla festa della Madonna di Portosalvo. E infine, con la voce rotta dall’emozione, ha raccontato della sua storia personale, della Lamia, contrada dove è nato,dei suoi genitori, della scuola frequentata, lo scientifico di Locri, prima di emigrare a Torino, e poi la laurea, il ritorno a Siderno negli anni 80, la nuova residenza a contrada Pellegrina, il matrimonio, l’esperienza politica. “Se sono stato una lunga manus lo sono stato solo dei cittadini – ha detto l’ex sindaco. Ho sempre amministrato secondo equità, senza permettere a nessuno di intromettersi; non mi sono mai reso protagonista di atteggiamenti di prevaricazione. Sono distante anni luce dalla criminalità e dalle sue logiche; su di me pesa un’accusa infamante che mi attribuisce una posizione di vertice in una organizzazione a cui non ho mai appartenuto, e questa situazione da tre anni e mezzo ha stravolto la mia esistenza e quella della mia famiglia, costringendoci a vivere in una situazione di estrema sofferenza”.
Concluse le dichiarazioni spontanee l’ex sindaco di Siderno ha ottenuto dalla Corte di rimanere in aula anzicchè tornare in cella per poter ascoltare meglio l’arringa dei sui legali al fianco dei quali, insieme al perito trascrittore Sergio Lupis, è rimasto fino a pomeriggio inoltrato.