R. & P.
È inaccettabile l’escalation di violenza in corsia, diversi i casi negli ultimi mesi all’ospedale di Locri, e nei servizi territoriali, ultimo in ordine di tempo al centro vaccinale di Pellaro, a danno dei professionisti sanitari ai quali va tutta la nostra solidarietà.
Sicuramente è necessario adottare misure di tolleranza zero nei confronti della violenza contro gli operatori sanitari sul posto di lavoro, ma non basta. Invitiamo le Istituzioni a non lasciarli soli e a non sottovalutare il livello di esasperazione sociale che si sta innalzando nel Paese.
Per contrastare con forza il fenomeno è necessario che vengano adottate tempestivamente iniziative concrete perché medici e operatori sanitari hanno necessità di svolgere il proprio lavoro in un clima disteso e nelle migliori condizioni possibili, in sicurezza e fiducia.
Occorre intervenire creando un ambiente sanitario più favorevole sia per chi ci lavora sia per i pazienti, adottando misure adeguate per il ripensamento soprattutto dei luoghi nei quali i professionisti si ritrovano ad operare isolati e soggetti a rischio di aggressioni. Importante sarà l’installazione di sistemi di video-sorveglianza all’interno delle Aziende.
Ma non è sufficiente, perché è fondamentale intervenire per rispondere ai bisogni di cura e assistenza della popolazione con dotazioni adeguate di risorse umane nei Pronto soccorso, tanto di grandi dimensioni ma ancor più di periferia, con il ripristino dei posti letto ordinari tagliati negli anni di spending review, unitamente ad una definitiva campagna di assunzioni a tempo indeterminato di personale sanitario ponendo fine al blocco del turn over.
Serve una programmazione sanitaria che limiti il ricorso inappropriato ai servizi di emergenza-urgenza utilizzando la telemedicina e rafforzando l’assistenza domiciliare.
La pandemia da Covid-19 ha sicuramente indebolito fortemente il Servizio sanitario nazionale esponendo ancora di più a rischio la categoria sanitaria che giornalmente è costretta a mediare tra le maglie troppo larghe del sistema sanitario e le necessità di assistenza di un’ utenza sempre più esasperata dalla cronica mancanza di un’efficace organizzazione sanitaria.
Infatti le numerose prestazioni sospese durante la fase acuta dell’emergenza ricadono ora sull’organizzazione e sull’assistenza. E il sistema sanitario calabrese, nonostante l’innesto di personale voluto dai decreti Cura Italia e Rilancio, soffre ancora per una carenza cronica di personale con conseguenze inevitabili sui tempi di attesa dei cittadini.
Oggi il personale sanitario è allo stremo delle forze e si sente lasciato solo, in balìa di pazienti arrabbiati che riversano su di loro il malcontento per l’inadeguatezza dei servizi, ma i sanitari non possono essere “il bersaglio”, non dimentichiamo che stanno fronteggiano la più grande emergenza sanitaria dell’ultimo secolo.
La Presidente dell’associazione 5D
Maria Alessandra Polimeno