di Emanuela Alvaro
REGGIO CALABRIA- Truffa e malversazione sono le accuse alla base delle motivazioni che hanno indotto il Gup di Reggio Calabria a rinviare a giudizio Rosy Canale, fondatrice dell’associazione antimafia “Movimento donne di San Luca”, coinvolta in un’inchiesta della Dda del capoluogo denominata “Inganno”.
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Alle motivazioni non sono stati aggiunti i reati mafiosi. Di truffa e malversazione dovrà rispondere davanti ai giudici del Tribunale di Locri nel processo che avrà inizio il 16 ottobre.
Nell’inchiesta avviata per fare luce sugli affari delle cosche Nirta e Strangio di San Luca in cui il “simbolo” antimafia è stata coinvolta, si ripercorrono le tappe che poi hanno portato all’apertura della ludoteca, le non indifferenti somme di denaro che sono convogliate perché la stessa vedesse la luce. Ludoteca considerata come un “collettore di potere” non solo, come si legge dalle pagine dell’ordinanza, per il prestigio e il risalto mediatico, ma anche in quanto “convogliatore” di risorse economiche. Così come le altre iniziative messe in campo dalla Canale utilizzando sempre il “Movimento delle donne di San Luca”, alla fine, secondo l’accusa, per ottenere benefici personali.
Nella stessa inchiesta è stato coinvolto l’ex primo cittadino di San Luca, Sebastiano Giorgi che sarà giudicato con rito abbreviato.