di Gianluca Albanese
MONASTERACE – La scena ha il suo lato tragicomico, e potrebbe tranquillamente far parte di uno dei primi film di Paolo Virzì, magari “Ferie d’agosto”. I disagi, la stanchezza e le arrabbiature, però, erano veri.
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Monasterace, 23 di ieri. L’autobus di linea proveniente da Roma è in leggero ritardo e, una volta giunto nel primo centro della provincia di Reggio Calabria, deve modificare leggermente il proprio itinerario: la statale, infatti, è piena di bancarelle, illuminazioni a festa per celebrare il patrono. E c’è anche parecchia gente.
Il mezzo, con qualche manovra in più, imbocca il lungomare, ovviamente in direzione Sud, quando, nei pressi del palco dove si sta tenendo il concerto dei Cugini di Campagna, è costretto a fermarsi. Non può più andare avanti perchè un’auto parcheggiata (in maniera non proprio ottimale) ne impedisce il transito.
Attimi d’impazienza tra i viaggiatori e soprattutto tra gli autisti che cercano, invano, di attirare l’attenzione dei proprietari usando il potente clacson, ma niente.
Si decide di scendere, per constatare ancora una volta che lo spazio non è sufficiente per passare, che dietro si sta formando una fila d’auto lunga parecchie centinaia di metri e per constatare che il conducente del Chrysler Grand Voyager che sta bloccando il traffico non è proprio un mago dei parcheggi. Tra la ruota posteriore destra e il marciapiede, infatti, ci sono circa trenta centimetri di spazio; qualcuno in meno di distanza per quella anteriore.
Si cercano indizi sul proprietario del mezzo: non è proprio un’auto comune, è grossa e costosa e, in paese, si sa chi è che può permettersela. La cornice della targa dice che è stata acquistata in una concessionaria di Roma e questo basta a instillare il sospetto che verrà chiarito, qualche attimo dopo, da un agente della polizia municipale in servizio: «L’auto è dei Cugini di Campagna» conferma il vigile al cronista. Ma loro sono lì sul palco, tra note vintage, fumi e luci colorate. Non è ancora il momento di “Anima mia” ma la gente sembra apprezzare. Molto meno i viaggiatori e gli autisti del bus e i conducenti delle auto in fila dietro.
Qualcuno manda a chiamare i proprietari o il loro staff. Inutile il tanto auspicato annuncio al microfono sullo stile del Francesco Salvi di “C’è da spostare una macchina»: è loro…
Dopo parecchi minuti arriva uno dello staff che la sposta con non poche difficoltà, come dimostra il breve video. Il concerto è salvo, la viabilità pure.
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Resta solo una riflessione sull’inadeguatezza di una arteria come la vecchia 106.