di Antonella Scabellone
LOCRI- “La ‘ndrina della Lamia non esiste. Non c’era, e non c’è, in quella contrada, un’associazione a delinquere dedita alla produzione e al commercio della droga. Un’organizzazione che avrebbe dovuto avere una sua fama, una forza intimidatrice esternalizzata. Al contrario, vi era solo un gruppetto di persone organizzato a livello embrionale che nessuno conosceva negli ambienti criminali; persone che, qualora la Corte decidesse di condannare, dovranno esserlo solo per la coltivazioni delle piantagioni ma non per altro.L’impianto accusatorio va ridimensionato ”.
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A parlare è l’avvocato Menotti Ferrari, legale di fiducia di Giuseppe Correale, alias “Sparacaglia”, uno dei 54 imputati che il Tribunale di Locri sta per giudicare con rito ordinario nell’ambito del processo Recupero-Bene Comune. Per lunedì 7 luglio è attesa la sentenza e in questi giorni si stanno concludendo le arringhe difensive.
L’avvocato Menotti Ferrari, in oltre due ore di discussione, ha ripercorso tutti i capi di imputazione del suo assistito per cercare di convincere la Corte (Sicuro Presidente, a latere Gerace e Grassani) che lo stesso va giudicato solo per il reato di coltivazione di stupefacenti; invece, la pubblica accusa, contestandogli anche il reato di associazione a delinquere e di e associazione finalizzata al traffico di droga, ha calcolato una pena pesantissima pari a anni 22 di reclusione. Per il legale lo “sparacaglia” (e già il soprannome sarebbe emblematico della scarsa considerazione che lo stesso aveva nell’ambiente criminale) deve essere ritenuto assolutamente estraneo all’operazione dei carabinieri che portò al sequestro in data 17.06.2009 di una grossa piantagione di canapa in c.da Passoleo a Siderno. Il legale ha smentito che l’uomo ripreso dalle telecamere della videosorveglianza mentre sfugge ai carabinieri che fanno irruzione nella piantagione sia Giuseppe Correale (indossava vestiti diversi dal soggetto che si vede scappare- ha detto Ferrari- inoltre il fuggiasco è molto agile non può avere sessant’anni). Correale è stato più volte intercettato mentre dialoga con Francesco Muià anch’egli imputato in Recupero. I due parlano di “piantine”. Per il legale il punto da cui partire per demolire la contestazione del reato associativo sono proprio queste intercettazioni perché se vi fosse stata organizzazione criminale i soggetti che ne facevano parte agivano secondo logiche di spartizione degli introiti ben diversa da quella praticata. La prova lampante che quella della Lamia non era una ‘ndrina, un’organizzazione che conta nell’ambiente criminale locale, starebbe nelle parole di Giuseppe Commisso “il mastro” il quale dialogando con tale Francesco Commisso a proposto di un summit a Polsi dice “i lamioti non sono andati perché li non li conosce nessuno”.
Ma quella di ieri è stata anche la giornata dell’avvocato Antonio Speziale intervenuto per vari imputati.Il penalista sidernese ha analizzato innanzitutto la posizione di Reale Michele, ex dipendente della Calcementi jonici così come Correale Giuseppe. Anche lui per la pubblica accusa sarebbe coinvolto nel traffico di stupefacenti. “ Tutti i residenti in c.da Passoleo sono sospettati di trafficare droga-ha detto Speziale- che a tal proposito ha evidenziato che Reale Michele-a suo carico vi sarebbero solo due avvistamenti nei pressi delle piantagioni di canapa – si recava in quella zona per via di un terreno di proprietà su cui teneva parecchi animali.
Speziale ha poi contestato i reati di intestazione fittizia e riciclaggio attribuiti dall’accusa a Domenico Figliomeni “la sua era intestazione reale non fittizia e lo abbiamo dimostrato-ha cocnluso”. Poi il legale si è soffermato sui capi di imputazione di Domenico Giorgini, per il quale già alcuni giorni fa aveva discusso il collega Luigi Errigo.
“Con l’imputazione di Giorgini si vorrebbe introdurre nel processo la “questione canadese” che è falsa e surreale –ha sottolineato Speziale-anche perché le indagini della procura non sono continuate in Canada dove si trova il bar dell’imputato e dove lo stesso sarebbe a detta della pubblica accusa una sorta di boss”.
Sulle frequentazioni del suo assistito Speziale ha chiarito : “Rumbo e Giorgini erano e sono amici di infanzia, sono cresciuti insieme, e non si possono confondere i rapporti personali con quelli di altro tipo”. Per l’accusa una prova del reato associativo a carico dell’imputato sarebbe contenuta in una intercettazione tra lui e Franco Rumbo dove, alla vigilia di un viaggio in Canada di Giorgini Rumbo gli dice “di fare il pompiere”. Per l’accusa ciò significherebbe che Giorgini viene investito del compito di spegnere i “focolai” rimasti accesi dopo la morte di Salvatore Salerno.
Per l’avvocato Speziale Giorgini non è organico a nessuna associazione e va assolto con formula piena; la sua estraneità alla ndrangheta è provata dal fatto che dopo aver subito l’uccisione del fratello non si sia prodigato a trovare i responsabili né a vendicare quell’omicidio come invece si confà ad un affiliato. I pentiti Costa e Oppedisano su di lui non sono stati credibili.
Speziale continuerà giorno tre per Paolo Correale e Michele Correale. Intanto ieri sono intervenuti anche gli avvocati: Adriana Bartolo per Riccardo Gattuso; Armando Gerace per Cosimo Ascioti, Leone Fonte per Antonio Scarfò e l’avvocato Punturieri per Antonio Futia