foto di archivio
di Francesca Cusumano
RIACE – Sarà strutturata in una 2 giorni ed esattamente sabato 6 e domenica 7 novembre, la manifestazione nazionale “Abbracciamo Riace”, un’iniziativa già scaturita lo scorso 30 settembre, dopo la sentenza di primo grado inflitta all’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, nel processo “Xenia”, che lo ha condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione.
Un’occasione quella del 6 e 7 novembre, come rimarcato dagli organizzatori questa mattina durante la diretta della conferenza stampa, per “trasformare la solidarietà in agire, Riace è ancora lì pronta ad accogliere. Possono assediarci, accusarci, condannarci, ma non possono costringerci alla resa. Ci stiamo organizzando dal basso, come sempre, come il modello Riace ci ha insegnato”.
Una due giorni, come premesso in apertura dei lavori dalla giornalista e scrittrice Tiziana Barillà, annunciata lo scorso 10 ottobre, dal missionario comboniano, Alex Zanotelli, dal palco della Marcia della Pace Perugia -Assisi.
Da quel giorno, diverse le adesioni pervenute da tutta Italia e non solo, l’ultima quella di stamane dall’Argentina, ovvero da Buenos Aires.
«L’esigenza condivisa da quel palco da Padre Alex – ha spiegato Tiziana Barillà – è quella di tornare a riunirci in un abbraccio, non solo a Mimmo Lucano ma all’intera comunità del borgo riacese. Noi manifestiamo non perché nei confronti di Mimmo c’è stata una condanna eccessiva (se fosse stata minore, non l’avremmo ugualmente accettata), ma perché riteniamo che questo processo oltre ad aver emesso una condanna ingiusta, non avrebbe dovuto nemmeno tenersi. Riace ha costituito un laboratorio di governo locale che ha individuato soluzioni contro le storture del sistema centrale. Noi rivendichiamo quel modo di gestire l’accoglienza, ma soprattutto, quel modo di gestire la cittadinanza di quel borgo».
Sabato 6 novembre quindi, dalle ore 12, l’anfiteatro ospiterà un palco aperto per accogliere tutte le voci che intendono esprimere fraternità alla comunità di Riace attraverso la propria arte, mentre il villaggio globale sarà un’area per bambini con l’animazione degli artisti di strada.
«La chiamata alle arti – ha proseguito Barillà – ha ottenuto oltre 30 adesioni. Alle ore 14,30 è previsto inoltre, un corteo che partirà dal campo di Riace (dove ci sarà la fermata dei pullman) per arrivare all’anfiteatro Arcobaleno».
Tra gli artisti che si esibiranno, per citarne alcuni, Brunori Sas, Paolo Saporiti, Ascanio Celestini, Roberto Zeno dei Modena City Ramblers, così come sono in programma, i contributi di Fiorella Mannoia e Vinicio Capossela.
Prevista anche la partecipazione di Gad Lerner e Oliviero Toscani.
Domenica 7 novembre, sarà incentrata su un momento assemblare al Villaggio Globale e anche quel giorno, il borgo sarà animato dagli artisti.
«Alle ore 11 di domenica 7 novembre – ha continuato Tiziana Barillà – faremo visita alla tomba di Becky Moses, al cimitero di Riace. Per noi Becky – ha detto – rimane l’emblema della peggiore politica dell’accoglienza di questo paese e dell’UE in generale».
La giovane nigeriana 26enne come si ricorderà, cessata l’accoglienza a Riace, dopo il diniego alla richiesta di asilo, era finita nel ghetto di San Ferdinando, ed è proprio lì che il 27 gennaio del 2018, morì carbonizzata nel rogo della baraccapoli.
«Questa manifestazione – ha ricordato Padre Alex Zanotelli – è stata promossa innanzitutto per stare vicini a Mimmo Lucano e a questa comunità. Mimmo è stato massacrato da una sentenza abnorme, assurda, per questo ha bisogno di essere sostenuto, come già sperimentato alla Perugia Assisi. E’ importante esserci nel suo borgo qui a Riace, non è un momento facile, questa comunità è stata veramente lacerata».
Secondo Padre Zanotelli «Questa manifestazione deve essere intesa come un gesto di protesta per una giustizia profondamente “ingiusta”, la giustizia vera è quella che difende l’orfano e la vedova. Certamente questa sentenza non ha difeso i deboli, gli ultimi, i migranti, ma ha tagliato la testa a un’esperienza molto bella che potrebbe diventare l’esperienza di tante altre realtà. Ecco perché è importante protestare ed esserci in Calabria il 6 e 7 novembre».
«Non possiamo accettare – ha aggiunto il missionario – che nella Regione Calabria attanagliata dalla ‘ndrangheta, una Procura abbia potuto spendere dai 2 ai 3 anni per portare in giudizio e condannare un uomo come Mimmo, mentre il suo dovere fondamentale è un altro. Locri è la capitale della ‘ndrangheta, la più importante organizzazione mafiosa al mondo. Per questo è necessario difendere questa Regione e soprattutto che la magistratura faccia il suo lavoro su questo aspetto e non su altro. Se saremo qui il 6 e 7 novembre, sarà anche per difendere tutte le giovani vittime come Becky Moses, non possiamo accettare questo tipo di accoglienza nel nostro Paese».
A seguire, è poi intervenuto Sasà Albanese, rappresentante del movimento politico “Un’altra Calabria è possibile” «Siamo convinti – ha esordito – che il modello Riace non doveva essere in alcun modo processato, ma andava studiato, mutuato e replicato. Speriamo che alla manifestazione partecipino le forze democratiche di questo paese, perché come Mimmo, ci sono altre brave persone stritolate da questa macchina giudiziaria. Questo che si sta giocando a Riace – ha dichiarato Albanese – è uno spartiacque tra la democrazia e le dittature, quella che si è messa in moto su Riace, è una vicenda che somiglia alle dittature sudamericane. Questo processo va scardinato, perché va azzerato. Non si tratta di una vicenda locale o un fatto criminale, bensì di una vicenda umanitaria di diritti negati e di Costituzione calpestata».
Le conclusioni della conferenza stampa, sono state affidate a Mimmo Lucano, che ha riportato le parole del suo avvocato Andrea Daqua, parole di elogio nei confronti di Padre Alex «Quest’uomo – ha commentato – l’ha mandato Dio, perché ha smosso le acque e le coscienze, anche nella sofferenza, non solo mia. Ho paura quando ci sono tentativi di denigrazione morale e di delegittimazione di un’azione politica che per diversi anni, è stata vista come una speranza. Ho pensato di agire sempre per il riscatto del nostro territorio, che si è trovato coinvolto negli ultimi decenni, del viaggio dei migranti e delle ingiustizie del mondo».
«Senza accorgermene – ha chiosato l’ex sindaco – alimentavo una speranza anche per il nostro territorio, soggetto altrimenti allo spopolamento o al condizionamento delle mafie. Riace ribaltava tutta quella narrazione criminale, che ha alimentato campagne elettorali. Questo ragionamento non vuole essere un’alibi, ma una riflessione. Ringrazio quanti hanno condiviso quello che hanno percepito istintivamente. In merito la sentenza, quello che mi rattrista, è quando la forza di quello che è successo, genera un dubbio. Sulla vicenda di Riace – ha constatato Lucano – è possibile che tutti quelli che si occupano di letteratura, cinema, musica, teatro, abbiano avuto un livello di percezione che non tiene conto della possibile esistenza di una storia criminale?».
«Tutto è diventato in questa vicenda – ha detto infine l’ex primo cittadino – un grande equivoco. Sono pronto ad accettare tutto, ma non il tentativo di denigrazione morale».