di Gianluca Albanese
SIDERNO – «La politica, così come la ‘ndrangheta, vive di segnali». Ce lo disse, qualche anno fa, un Grande Giornalista. Uno dal quale cercammo di capire, con i risultati che non siamo certamente noi a dover valutare, i segreti di questo mestiere.
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E la notizia che, a una settimana dalla “condanna” pronunciata dalla commissione di saggi nominata dal direttivo del circolo del Pd sidernese ai danni della tesserata “ribelle” Maria Grazia Messineo, si terrà un incontro da questa introdotto e moderato e al quale prenderanno parte il segretario regionale del partito Ernesto Magorno e il suo vice Nicola Irto, somiglia molto a un segnale di vicinanza, stima e solidarietà.
E’ vero, non è un’iniziativa di partito ma del Centro Studi Lazzati, che sarà rappresentato dal suo leader Romano De Grazia, ma quando il numero uno e il numero due del Pd calabrese vanno a casa dell’epurata – ricordiamo che la Messineo è stata sospesa per due mesi dalle attività del circolo – questo può voler significare comunque qualcosa.
Ora, il segretario cittadino e il suo gruppo di fedelissimi, hanno una sola chance per interrompere la corsa – apparentemente irrefrenabile – del boomerang che hanno lanciato dopo la sospensione della Messineo: andare al convegno di venerdì e porgere un ramoscello d’ulivo per il buon nome di un partito che, dopo questa manifestazione che tanto somiglia a un’ostentazione di muscoli, non vive il suo momento migliore in termini d’immagine.
Almeno, noi la vediamo così. Incuranti dei potenziali attacchi dei soliti peones che utilizzano i social network come “sfogatoi” in attesa dei “mi piace” dei propri sodali.