di Gianluca Albanese (foto d’archivio)
SIDERNO – “A volte c’è bisogno del fuoco che brucia tutto per rinascere a nuova vita”. Con questa considerazione che ha il sapore di un vero e proprio monito, il coordinatore provinciale del sindacato Slai Cobas Nazzareno Piperno conclude la lettera indirizzata alla Prefettura di Reggio Calabria, alla Corte dei Conti e ai Comuni di Siderno, Monasterace, San Luca e Grotteria in cui preannuncia che “l’ufficio legale del sindacato ha già ricevuto l’incarico di predisporre istanza di fallimento per la Locride Ambiente, con iniziativa promossa dai lavoratori, che verrà presentata nel più breve tempo possibile presso la competente sezione fallimentare del Tribunale di Locri”.
“Ormai – spiega Slai Cobas nella lettera – non ci sono più strade da percorrere o alternative da verificare: verrà esercitato l’ennesimo diritto di sciopero, in data 8 febbraio 2022, nella consapevolezza che resterà un diritto ‘solo sulla carta costituzionale’, poiché, come sovente, le amministrazioni comunali resteranno inerti di fronte al grido disperato dei lavoratori, privati del proprio stipendio, e la Società continuerà a voltare le spalle, attingendo alla connivenza amministrativa e ottenendo, in ogni caso, il pagamento del proprio canone mensile”.
Dunque, vista quella che il sindacato giudica come una “situazione irreversibile” non rimarrebbe altro che “far ratificare dall’Autorità Giudiziaria ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti”.
Nel prosieguo della missiva, Piperno compie un excursus di tutti i tentativi compiuti “per cercare di andare avanti, recuperare i soldi (lavorati) necessari per vivere nella speranza che le cose prima o poi potessero migliorare”, dallo sciopero al perenne ricorso allo stato di agitazione, fino “alle continue sollecitazioni a enti e istituzioni varie che hanno sempre fatto orecchie da mercante o vaghe promesse da marinaio”.
Ma non c’è stato nulla da fare, né ricorrendo all’interpello diretto del Vescovo, né dall’imponente attività giudiziale “incardinata – si legge nella lettera – per tutelare i lavoratori, spesso vittime di licenziamenti ingiusti, quasi sempre annullati dall’Autorità Giudiziaria, o colpiti da continue e altrettanto ingiuste sanzioni disciplinari”.
Nemmeno il ricorso all’intervento sostitutivo della stazione appaltante ha sortito gli effetti desiderati, tanto che le ultime, secondo quanto riportato da Piperno “hanno visto le amministrazioni del tutto indifferenti”, dato che le amministrazioni “invece di dar corso, per come sempre avvenuto negli ultimi mesi, alle relative procedure, hanno preferito (perché è di questo che si parla) pagare il canone alla Locride Ambiente, sacrificando così i lavoratori che niente andranno a percepire. Hanno fatto una scelta – ha scritto il coordinatore di Slai Cobas – violando la legge e questo saranno chiamate a rispondere, nel tentativo, forse l’ultimo, di salvare la barca di un’azienda che ormai sta andando alla deriva”.
Quindi, l’amara conclusione.
“Se l’azienda non esiste più e non ha la possibilità di recupero, allora – è scritto nella lettera – è tempo di prenderne atto e di tirare le conclusioni. Con la richiesta di fallimento i nodi arriveranno al pettine: la società e il suo amministratore saranno chiamati a portare i libri in Tribunale e rendere conto del loro operato. Così vedremo finalmente la verità, se i sempre ammantati crediti milionari vantati dalla società esistono veramente o – conclude Slai Cobas – sono solo nella mente dell’amministratore”.