(foto Enzo Lacopo)
LOCRI- “Sono veramente contento di essere qui con voi. C’era in me tanta trepidazione al momento della nomina a vostro vescovo. Ora, guardando i vostri volti, la vostra partecipazione e la gioia di condividere questo momento, il mio stato d’animo è diverso. Comincio ad avvertire che il Signore mi ha affidato un popolo che ama il suo vescovo. Lo ama perché da lui si aspetta di essere amato. Ed è proprio così”
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Inizia così il discorso che il nuovo Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace ha rivolto alla comunità dei fedeli durante la cerimonia di accoglienza di sabato 19 luglio nella Cattedrale di Locri. A seguire il resto dell’intervento.
” Ringrazio tutti, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici, per questa accoglienza e per le espressioni di affetto che mi avete rivolte. Un grazie di cuore all’Amministratore diocesano, mons. Femia, che ha saputo guidare con sapienza e amore la nostra chiesa in questi mesi di sede vacante. Assieme a lui ringrazio il Comitato organizzatore, il coro diocesano e quanti in un modo o in un altro sono stati più attivamente impegnati nell’organizzazione dell’evento che stiamo vivendo, specie per quanto riguarda l’azione liturgica.
Consentitemi di rivolgere il saluto a tutte le Autorità qui presenti. Le ringrazio per le parole di accoglienza e le sollecitazioni, ma soprattutto per ogni gesto di coraggio che sanno compiere a difesa del nostro territorio, sapendo cogliere il bene comune e mettendo da parte ogni particolarismo ed interesse personale. E’ questa un’attesa fortemente condivisa. Sì, solo il coraggio, il sapere osare, il non arrendersi alla rassegnazione aprono nuove prospettive di sviluppo e di crescita.
Carissimi, da parte mia c’è un grande desiderio: Camminare con voi, condividere con voi la mia esperienza di fede. Sono qui pronto a spendere le energie che il Signore mi riserva. Non ho altro interesse che spendermi per questa Chiesa. Camminare con voi, sapendo che le difficoltà si superano, se si affrontano come “in cordata”. In una cordata la guida è importante e necessaria, non meno dell’essere legati l’un l’altro. Mi piace richiamare l’insegnamento di sant’Agostino: “La cosa più temibile nell’esercizio di questo incarico, è il pericolo di preferire l’onore proprio alla salvezza altrui. E se da una parte mi spaventa ciò che io sono per voi, dall’altra mi consola il fatto che sono con voi. Per voi io sono vescovo, con voi sono cristiano….Aiutateci con la vostra preghiera e la vostra obbedienza, perché troviamo la nostra gioia non tanto nell’essere vostri capi, quanto nell’esservi utili servitori”.
Come vescovo desidero inserirmi in modo discreto e rispettoso in una tradizione religiosa nella quale hanno avuto parte quanti mi hanno preceduto. Questo mi consente di avvalermi di un percorso spirituale che ci garantiscela fedeltà a Cristo e al Vangelo. Attraverso la Successione apostolica la nostra Chiesa attinge la certezza che, sotto la guida dello Spirito Santo, quanto insegna e fa oggi corrisponde a quanto Gesù ha insegnato e fatto duemila anni fa.
Permettetemi, in questo primo incontro qualche considerazione. La prima riguarda il rapporto tra il vescovo e la chiesa particolare. In forza dell’ordinazione episcopale, si instaura un rapporto a più livelli. Anzitutto unrapporto tra il vescovo ed i presbiteri, che si esprime a livello sacramentale nella Celebrazione eucaristica. E’ un rapporto sacramentale che va sempre alimentato e sostenuto. A tutti i sacerdoti, sia diocesani che religiosi,desidero manifestare la mia stima e riconoscenza, come anche la gratitudine per il servizio di amore svolto a favore della nostra chiesa. Siete in prima linea, tra la gente, condividendone gioie e dolori, anche quando il vostro servizio si svolge nel silenzio e non trova gratificazione da parte di alcuno. Non arrendetevi quando incontrate ostacoli, incappate in errori ed in esperienze fallimentari o siete esposti a dure critiche e ad incomprensioni.Sappiate che non siete soli. Proprio perché la nostra azione non è esercizio di una libera professione, ma una missione che ci è stata affidata. Come sacerdoti siamo operai a tempo pieno, h. 24, nella vigna del Signore. Lungi da noi l’assimilazione a funzionari o a professionisti del sacro part-time, per di più con una remunerazione assicurata. Papa Francesco richiama tutti nella chiesa, sacerdoti e vescovi insieme, ad essere operatori instancabili del Vangelo. Sono a lui cari più coloro che lavorano e faticano, anche se talvolta danno segni evidenti di stanchezza rispetto a quanti si lasciano pesantemente cadere in forme di accidia pastorale. Lo dice con chiarezza: “Preferisco una chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze” (EG 49).Ricordiamocene. La nostra missione di presbiteri è quella di essere instancabili operai del Vangelo. E’ bello – dopo una intensa e faticosa giornata di lavoro o alla fine dell’anno pastorale – sentirsi dire da Gesù: “Venite a me voi tutti, che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò”. Per me voi sacerdoti siete primi necessari cooperatori. Con voi desidero vivere una fraternità sacerdotale. Sono con voi, seppure con diversa responsabilità, per testimoniare l’amore di Dio in questa nostra terra così trascurata. Intendo camminare con voi, condividendo entusiasmo, collaborazione, passione per Cristo ed il Vangelo. Vedo per noi aprirsi orizzonti nuovi se ci lasciamo affascinare dalla gioia di essere preti e dalla bellezza della fraternità. La gioia di un sacerdote è sapere di essere stati chiamati dal Signore a seguirlo più da vicino, a stare con Lui per andare incontro ai fratelli, portando loro la sua parola ed il suo perdono. Quanto è importante poi la fraternità sacerdotale. Sono innumerevoli i frutti pastorali che da essa promanano. Spesso fatichiamo inutilmente, perché ci isoliamo. E’ una grave tentazione pensare di poter fare da soli, come dei navigatori solitari, come se tutto dipendesse dalla propria intelligenza, dal proprio saper fare, dalla propria intraprendenza.
La tentazione dell’individualismo e del soggettivismo è virus pericoloso, che non giova alla nostra bella chiesa diocesana.Il nostro obiettivo è “essere preti insieme”, “seguire Gesù non da soli, non ad uno ad uno, ma insieme, pur nella grande varietà dei doni e delle personalità”. E’ questa la fraternità sacerdotale dadesiderare e costruire , da non lasciare al caso ed alle circostanze. Lasciamoci sostenere dallo Spirito Santo, avendo il coraggio di dire no ad ogni comportamento che ci ruba la fraternità sacerdotale.
Mi perdonerete, carissimi fedeli, se mi sono rivolto più direttamente ai confratelli sacerdoti. Con questo non intendevo pensare ad una chiesa clericale. Voi fedeli laici siete la maggioranza del popolo di Dio, ‘pietre vive’ e non semplici esecutori di ordini. La Chiesa ha bisogno della vostra presenza in tutte le realtà temporali. Desidero condividere con voila bellezza dell’esperienza cristiana. Qualche giorno fa, porgendomi il saluto della comunità, un confratello molto anziano mi ricordava le parole di Papa Francesco: il vescovo “a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e – soprattutto – perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade” (EG n. 31). E’ quanto mi propongo, sostenuto dalla vostra preghiera. Mi metto sin da ora in cammino con voi. Un cammino in cui vedocoinvolti i movimenti, le associazioni cattoliche, i gruppi di volontariato. Siete in tanti qui presenti questa sera. Il saluto che mi è stato rivolto a nome di tutti e’ un significativo gesto di accoglienza. Non certo e solo alla mia persona, ma a ciò che sono chiamato a rappresentare. Ci tengo a sottolineare che con la vostra testimonianza cristiana, quella data per strada, nel lavoro, nella professione, contribuite alla crescita del Regno di Dio. Dai movimenti e dalle associazioni cattoliche mi attendo un rapporto costruttivo con le parrocchie ed un pieno inserimento nella pastorale organica della chiesa diocesana. Sono convinto che i movimenti sono “una ricchezza”. Ma lo sono ancora di più, quando esprimono “un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo” (EN 29).
Molto mi attendo in questa direzione dalle tante Confraternite presenti sul territorio diocesano. In esse sono associati fedeli chiamati a vivere un cammino di fede e di partecipazione alla vita della chiesa. Da essi mi attendo condivisione del cammino pastorale della diocesi. Non mi si dica: “abbiamo fatto sempre così”. “Non c’è bisogno di cambiare”. Voglio dirvi con tutta franchezza: la guida ed anima della Chiesa è lo Spirito del Risorto. Lo Spirito è novità, è creatività, è dinamismo, è cambiamento interiore, è slancio di vita; non gode dei tradizionalismi sterili, che non dicono più niente, del protagonismo fine a se stesso. E’ negazione dello Spirito del Risorto non creare unità tra la vita di ogni giorno e la fede che crediamo. E’ eretico dire: la fede è una cosa, la vita di ogni giorno è tutt’altra cosa. La frattura tra fede e vitapuò portare a giustificare comportamenti delittuosi in nome della fede. E questo è un peccato grave.
Religiosi e religiose. Vedo presenti tanti religiosi e religiose. Vi saluto e vi ringrazio per il contributo alla vita spirituale della nostra diocesi. So quanto è preziosa la vostra presenza. Mostrate a tutti la gioiosa testimonianza della consacrazione religiosa e del carisma del vostro Fondatore. Ne abbiamo tanto bisogno. Da questo dipende molto la fecondità del vostro carisma.
Carissimi fratelli e sorelle,
Desidero esprimervi una mia grande attesa. Vedete: molti ci guardano e prestano attenzione al nostro modo di essere e di porci nelle realtà sociali. Non dimentichiamo che la nostra fede è tanto più vera quanto più riesce ad incarnarsi nella problematiche quotidiane della vita. Non possiamo nè dobbiamo ripiegare verso una religiosità devozionale ed autoreferenziale. Tradiremmo le sollecitazioni di Papa Francesco,che auspica una chiesa estroversa, “in uscita”. Dobbiamo avere occhi aperti sul mondo, divenendo modelli di coerenza, di rettitudine morale e di legalità. Nessuna collusione con organizzazioni che nulla hanno a che vedere con il vangelo e la carità. Diciamo no alla corruzione – non solo a parole ma nei fatti. Non è possibile ne’ tollerabile che dei cristiani possano essere collusi col malaffare, l’illegalità e la corruzione. Ringraziamo papa Francesco per la franchezza con cui ce lo ha ricordato nella celebrazione della Piana di Sibari. Il papa diceva che non si può essere cristiani vivendo di malaffare, estorcendo tangenti ed operando ingiusti guadagni con comportamenti usurai.Questo stile è contrario al Vangelo. Il vero credente è “colui che cammina nella giustizia e parla con lealtà, che rifiuta un guadagno frutto di oppressione, scuote le mani per non prendere doni di corruzione, si tura le orecchie per non ascoltare proposte sanguinarie e chiude gli occhi per non essere attratto dal male” (Is 33, 15-16). E’ questo il cammino che porta alriscatto sociale, alla rinascita ed al rinnovamento morale e spirituale della nostra terra.
Permettetemi ora di rivolgere il mio saluto ai tanti giovani presenti. A voi giovani dico: Sentitevi parte importante della nostra chiesa diocesana. Da voi mi aspetto tanto entusiasmo. Ma non lasciatevi risucchiare in uno stile di vita facile e comoda. Non aspettatevi che siano gli altri a risolvere i vostri problemi. Contate sulle vostre risorse che sono tante. Non pensate di assicurarvi il futuro, ricorrendo alle raccomandazioni. E’ da combattere la tentazione di voler raggiungere risultati importanti senza coinvolgimento personale. Dite No al fatalismo e al conformismo, al disfattismo e alla rassegnazione. Lasciatevi sedurre da ideali alti e belli: quelli che coinvolgono in progetti di solidarietà, altruismo e volontariato. Solo donandosi ci si realizza. Sappiate valorizzare le belle opportunità che la nostra terra vi offre. Coglietene le specificità e tipicità. E soprattutto, “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”(Giovanni Paolo II). Se si ha fiducia in Lui, nulla potrà mettere a rischio la vostra vita. Desidero da subito chiedervi scusa se nelle nostre chiese non sempre trovano accoglienzale vostre inquietudini, necessità, attese e problematiche.
Desidero infine ringraziare e salutare quanti hanno inviato messaggi di augurio, anche attraverso fb. Molti, salutando il vescovo, espongono le proprie difficoltà, spesso anche chiedendo raccomandazioni. Capisco i tanti bisogni. Il momento è difficile. Ma la via della raccomandazione nasconde tante insidie. E, diciamocelo subito: non è morale. Si aiuta uno per escluderne altri, spesso anche più meritevoli. E poi si apre la via ad inaccettabili scambi di favori. Aborriamo decisamente una via del genere.
Mi affido, carissimi, alla vostra comprensione. Provengo da una lunga esperienza pastorale in parrocchia. Stavo imparando ad essere parroco, quando Papa Francesco mi ha chiamato a questa missione. Non era nelle mie attese. Ora devo imparare ad essere vescovo. Non sarà facile. Vi chiedo di avere pazienza con me e di pregare senza stancarvi per la nostra chiesa.
Grazie per essere accorsi numerosi a questo momento di preghiera in attesa del dono che il Signore mi farà domani sera, concedendomi la pienezza dell’ordine sacro. Sarò ordinato vescovo in questa chiesa per essere a servizio di questa chiesa. So che sono tante le attese e speranze del nostro popolo. Ma so anche che il Signore non ci abbandona e ci sostiene con il suo paterno amore. Non so se domani vi sarà possibile partecipare alla mia ordinazione. Si può anche seguire la celebrazione attraverso la rete Telemia, che ringrazio per la collaborazione. Ringrazio altresì tutti gli operatori della comunicazione, giornalisti e tecnici, che consentono di dare più ampia risonanza a quanto stiamo vivendo.
Chiedo a tuttidi unirvi a me come gli apostoli e Maria nel cenacolo. E alla Vergine Madre, tanto venerata nella nostra chiesa, affido il mio ministero, “confidando nella fedeltà del Signore ora e sempre”.Amen”