R. & P.
Il PNNR è l’ultimo treno per la Calabria. Per ciò che riguarda la Jonica e la Locride, l’amara metafora è che quest’ultimo treno dovrà percorre la linea ferroviaria Jonica. Potremmo finire già qui questo racconto ma andiamo avanti.
Trovo surreale il dibattito politico di questi ultimi giorni sulla Statale 106. Dibattito nel quale la “variante politica calabrese” festeggia come un grande risultato il solo fatto che se ne parli, come se possa mai esserci un PNRR che non comprenda questa arteria, campo di crisantemi a cielo aperto che adornano le lapidi che la costeggiano in ambo i sensi di marcia e che ricordano i cimiteri di guerra. E ricordo che già una volta i soldi destinati a questa eterna incompiuta finirono a pagare le multe sulle quote latte comminate dall’Europa agli allevatori del Nord Est, condizione imposta dai Verdi Padani a Berlusconi come baratto per nascita di uno dei suoi tanti Governi.
Per quanto mi riguarda, non può esistere nessun piano di resilienza e alcuna rinascita senza un progetto complessivo, che la politica dimostra di non avere neanche nei più remoti pensieri, di sviluppo omogeo della Regione, dal momento che i punti cruciali vengono discussi come entità estranee una dall’altra. Questi mediocri politici attuali, per sfuggire alla loro inettitudine, si rifugiano negli annunci roboanti, nelle cifre sensazionali elargite in “futuribili potenziali possibili eventuali” progetti slegati tra di loro che alla fine, ribadisco il concetto, porteranno a qualche opera che rimarrà isolata senza creare crescita generale nella qualità della vita dei Calabresi.
Stessa cosa valga per le trasversali, dove anche qui la alcuni grandi politici badano ai propri feudi elettorali invece di ragionare di sviluppo generale, di progetti compiuti, come se l’opportunità derivata da questa nefasta Pandemia metta ancora più a nudo l’inadeguatezza dei politici nostrani che mai hanno brillato per attitudini progettuali. Mai come adesso, di fronte al proliferare di annunci di finanziamenti per ogni dove e per ogni cosa, emerge la mediocrità congenita di una classe dirigente che arriva a vantarsi di aver “lavorato” una notte intera per avere qualche briciola da buttare sul tavolo come risultato storico. Questo emerge dal dibattito pubblico in atto. Surreale che ancora nel 2022, con un Popolo stremato da una pandemia, in condizioni sanitarie grottesche, qualche finanziamento venga enfatizzato come risultato che passerà alla storia. Mai che ci venga annunciato un cantiere in fase di completamento dei lavori. Mai come in questo frangente i diritti vengono trasformati in speranza di strappare qualche brandello della manna del cielo di Bruxelles. La linea ferroviaria Jonica necessita sì della elettrificazione, ma necessita anche di un adeguamento generale sulla sicurezza su tutto il tratto, pieno di passaggi a livello obsoleti, stazioni abbandonate, degrado dovuto all’incuria. Ma siamo in Calabria, dove questo laborioso ed orgoglioso Popolo è stato piegato e corrotto, dopato con l’assistenzialismo e abbandonato. Ci si accontenta, si spera nel minimo indispensabile. Svegliamoci! Perché di fronte a tutto questo, è drammaticamente vero che ogni Popolo ha i rappresentanti che si sceglie e che, quindi, si merita, riappropriamoci del nostro orgoglio e della nostra dignità e torniamo a rivendicare DIRITTI e non prebende. Non molliamo di un millimetro sulla 106, sulla Bovalino Bagnara, sul DIRITTO di avere una linea ferroviaria decente. Perché se questo ultimo treno è dovuto alla Pandemia, nessuno quanto noi l’ha subita. Perché noi, in Calabria, l’abbiamo affrontata senza avere neppure una sanità di base. E anche sulla Sanità, per chiudere in bellezza, gli annunci si sprecano. Non si è in grado di far funzionare un macchinario per la TAC e si ciancia di riaprire altri ospedali. Non c’è personale medico, paramedico e infermieristico e si ciancia di riaprire gli ospedali chiusi. Ben vengano le riaperture, ma sulla qualità di questi presidi necessari cosa ci dobbiamo aspettare?
Pietro Sergi, Sinistra Italiana Reggio Calabria