R. & P.
La proroga prevista dal Governo per gli interventi di risanamento edilizio degli edifici unifamiliari, attraverso lo sfruttamento dei bonus previsti, non ci soddisfa appieno. Spostare al 31 dicembre del 2022 la deadline di questi interventi, a patto che entro il 30 giugno dello stesso anno venga completato il 30% dell’intervento complessivo, potrebbe non bastare. Analisi e progettazione iniziale, iter annoso per l’ottenimento del 110%, stanno diventando ostacoli insormontabili per chi ha scelto di mettere mano al proprio immobile, tanto più se questo tempo si è fermato in seguito al decreto legge del 27 gennaio, che ha determinato una brusca frenata sulle pratiche già avviate e su quelle in partenza.
Il rischio concreto è quello di mandare in tilt tutto il settore, di arrecare un grosso danno ai cittadini calabresi e di mettere in seria difficoltà le imprese, quelle serie e strutturate, che sono il motore del settore edile e potrebbero patire un’emorragia occupazione insopportabile.
Dunque, soprattutto in Calabria, ripartire o partire oggi con questo ritardo accumulato significa rischiare di andare oltre la data di scadenza fissata.
La corsa che porta al 110% per le unifamiliari è irta di ostacoli più delle altre: 30% al 30 giugno, 100% al 31 dicembre e, credo che anche i più appassionati amatori stanno pensando di fare marcia indietro.
I tempi sono troppo ristretti e tali criticità potrebbero vanificare un ottimo provvedimento che aveva rilanciato il mercato delle costruzioni in un periodo difficile per l’economia del Paese e, in particolare, della nostra regione.
Il 2021, infatti, ha registrato il boom dell’edilizia, con la produzione in rialzo del 24,3%. Secondo l’Istat, le perdite riscontrate nel 2020 non solo sono state colmate, ma addirittura i livelli produttivi superano del 14,3% quelli del 2019, salendo ai massimi dal 2012. Effetto legato sicuramente ai bonus edilizi!!
Ma questa, purtroppo, possiamo dire che è storia passata, perché il settore sta vivendo una fase di quasi totale paralisi provocata dal governo Draghi, prima col decreto anti-frodi del novembre 2021 e poi col decreto legge di fine gennaio col quale si è dato il colpo di grazia a quello che in Calabria rappresenta il settore trainante dell’economia regionale.
Settimane di tempo sono andate perdute per attendere prima la pubblicazione dei nuovi prezzari e scoprire che i massimali sono stati innalzati del 20% per tenere conto dell’aumento dei prezzi delle materie prime.
Poi il freno alle cessioni che ha mandato imprese, progettisti, committenti in totale confusione, confusione ancora in essere in attesa degli adeguati emendamenti o correttivi.
Il risultato di tanto caos normativo e istituzionale è il fermo dei cantieri. Le imprese, già da novembre 2021 in difficoltà per la mancata liquidazione dei corrispettivi contemplati nello sconto in fattura, temendo di non riuscire a monetizzare, cioè di non trovare banche disponibili ad accollarsi la cessione del credito, hanno cautelativamente e considerevolmente frenato la produzione sui contratti in corso e sospeso l’avvio di nuovi cantieri.
Questa stasi, lo diciamo amaramente, potrebbe scaricare i propri frutti amari sui committenti delle opere di risanamento: cittadine e cittadini che hanno creduto nelle scelte del Governo e che potrebbero vedere svanire le proprie aspettative.
Proprietari di case singole e appartamenti, infatti, resteranno scottati dall’impossibilità del completamento dei lavori o dell’avvio degli stessi, in quanto se la proroga per le unifamiliari non slitterà almeno al 31 di agosto, per quel famoso 30%, anziché al 30 giugno si rischierà anche in questo di passare velocemente dalle stelle alle stalle, si rischia di passare dal boom dell’edilizia al tracollo della stessa, con un grosso danno alle imprese serie e strutturate, a tutto l’indotto nonché all’occupazione che nell’ultimo periodo aveva raggiunto picchi molto alti.
Maria Elena Senese
Segretario generale
FenealUil Calabria