di Gianluca Albanese
SIDERNO – La storia è paradossale, quasi da commedia all’italiana. Ma non fa per niente ridere. Anzi, tocca i sentimenti più profondi dell’anima, gli affetti e i ricordi più cari, e il sacrosanto diritto a una degna sepoltura, al quale fa da contraltare il volto freddo, rigido, quasi mummificato di una burocrazia capace di essere non solo immobile, ma quasi irriguardosa.
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La storia inizia il 27 febbraio del 2002, quando il giovane Antonio, allora ventottenne, inoltra al Comune di Siderno formale richiesta di concessione di suolo cimiteriale al camposanto di Siderno Superiore per la realizzazione di una cappella funeraria. Una richiesta, quella di Antonio, rimasta a tutt’oggi inevasa, sebbene siano passati 12 anni e nonostante le ripetute richieste di sollecito all’ufficio preposto.
Lo scorso mese di gennaio, poi, la situazione precipita, con l’improvvisa scomparsa della madre di Antonio, il quale torna in Comune e manifesta l’urgenza di evadere la richiesta inoltrata dodici anni prima, anche e soprattutto alla luce della sistemazione provvisoria della povera congiunta, tumulata presso un loculo che appartiene ad alcuni parenti.
Non accade nulla, nonostante la lettera indirizzata ai Commissari Straordinari del Comune e al responsabile Assetto del Territorio dell’Ente, e protocollata lo scorso 5 febbraio.
Anzi, per la verità una lettera arriva, ed è quella del Responsabile comunale dell’Assetto del Territorio, che comunica ad Antonio che pur avendo compiuto dei sopralluoghi per individuare suoli liberi da poter assegnare, la situazione, rispetto alla data della richiesta, ovvero febbraio del 2002 “purtroppo ad oggi – è scritto nella lettera – non è cambiata di tanto”.
Insomma, il muro di gomma delle pastoie burocratiche non viene abbattuto neanche dopo la lettera che Antonio manda lo scorso 2 aprile ai Commissari Straordinari del Comune di Siderno, al Prefetto di Reggio Calabria e anche al Ministro dell’Interno Alfano, nella quale, oltre a una puntuale ricostruzione della vicenda, con copia del carteggio tra Antonio e il Comune di Siderno, il richiedente, che non ha minimamente abbandonato l’anelito di dare una degna sepoltura alla propria madre, si chiede: “Ma tutti i cittadini sidernesi che sono deceduti negli ultimi dodici anni erano già proprietari di suoli cimiteriali o loculi funerari da poter accoglierli nel doloroso momento del trapasso? Ad oggi – ha scritto Antonio agli autorevoli destinatari della lettera – a tale domanda non ho una risposta”.
Ma non solo. Antonio ha aggiunto che “Ritengo che in un paese normale che appartiene all’evoluta Europa la mia richiesta è quasi da considerarsi appartenente all’età medievale, quando anche per tali richieste bisognava rivolgersi ai “potenti” per avere la concessione di un lembo di terra”.
Nemmeno la lettera al Comune, al Prefetto e al Viminale ha sortito effetti, e oggi Antonio non ne può più.
Triste e sconsolato non esclude di compiere gesti dimostrativi ad effetto, pur di garantire il diritto a una degna sepoltura della propria madre, nonostante tutti gli ostacoli incontrati nel corso di questa lunga e irrisolta vicenda.