di Emanuela Alvaro
SIDERNO – Una delle poche opportunità pensate per l’assunzione di donne prive di impiego residenti in aree svantaggiate, dopo l’iniziale proroga della validità fino al 30 giugno, è venuta meno.
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Si parla di lavoro e soprattutto di come incentivare gli imprenditori all’assunzione dei giovani e di quanti rientrano nelle categorie che vengono considerate svantaggiate. Tutto questo in termini teorici, in pratica tutto cambia.
Questa la sorpresa che lavorando ha avuto un consulente del lavoro, Luigi Errigo, il quale procedendo con le assunzioni, diverse le imprese che avevano optato per questo incentivo, pur sperando in un’ulteriore proroga, si è accorto che sul sito dell’Inps con decorrenza dal primo giorno del mese di luglio, all’atto dell’inserimento era presente una dicitura: “a seguito della mancata emanazione della Carta Aiuti a finalità regionale 2007/2013 non è più possibile riconoscere l’incentivo per la categorie di donne di qualsiasi età residenti in area svantaggiata e prive di impiego regolarmente retribuito da sei mesi”.
Errigo ha immediatamente fatto presente la gravità della questione, da attivista del Movimento Cinque Stelle, al parlamentare di riferimento. Si è messo in contatto con Gessica Rostellato membro della “XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato” spiegando ed inviando la documentazione relativa, sperando che la problematica possa in qualche modo risolversi.
Il comma 11, articolo 4 della Legge 92/2012, la famosissima Riforma Fornero, prevede di concedere alle imprese operanti in determinati settori degli importanti sgravi contributivi nel caso in cui stipulino dei contratti di lavoro con donne in possesso di determinati requisiti. I datori di lavoro, infatti, potranno beneficiare di un incentivo pari al 50% dei contributi Inps e dei premi Inail per un periodo di tempo pari a 12 mesi, con una proroga per un ulteriore semestre, quindi 18 mesi in tutto. Lo sgravio contributivo lo possono richiedere le imprese operanti in determinati settori definiti ad “ampia disparità di genere” e in aree svantaggiate quali Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Infatti per il requisito della residenza in “regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione Europea”, la donna deve essere residente in una Regione oppure in un comune indicato nella “Carta degli aiuti di stato a finalità regionale 2007/2013”.
Dal primo luglio non è più così, per Errigo che, immediatamente ha allertato anche l’Ordine dei Consulenti del Lavoro provinciale, è un fallimento di un settore che, con tutto ciò che prevede, non darà mai quelle opportunità a quanti, con molta difficoltà e con poche prospettive, cercano lavoro. Vouher, part-time, tirocini per chi fa il consulente del lavoro solo dei palliativi che non daranno alcuna garanzia al lavoratore.