di Adelina B. Scorda
Accade spesso nelle più ardue battaglie che si perda di vista il vero obiettivo; accade quando le contingenze costringono al compromesso o maggiormente quando la lucidità strategica cede il passo alla stanchezza, e alla rabbia. Quando tutto ciò avviene, o anche parte di esso, è facile o addirittura possibile scoprire il fianco all’avversario. Il popolo in lotta che insorge contro se stesso è quanto più di pericoloso ci sia per chi conduce la battaglia. Non sono concessi errori, non ci si può permettere di perdere quella lucidità che regola gli equilibri. È una legge universale che deve sempre tenersi sempre a mente anche quando le battaglie si consumano tra cortei, delibere regionali, decreti legislativi, proteste e proposte; ma soprattutto quando la lotta è contro una nuova terra dei fuochi, contro i tumori.
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Detto questo, una premessa che, non ce ne voglia nessuno, sentivamo doverosa, rispondiamo alla precisazione che il presidente di Articolo 32 Calabria sezione Locri, Angelo Rossino, ha evidenziato in merito all’articolo “Caso tumori, dall’incontro di Reggio, tante speranze ma in bocca anche amarezza” del 21 luglio. Le dichiarazione di cui si fa menzione e precisamente: ‹‹A noi non interessa sapere chi è il responsabile, di loro devono preoccuparsi gli inquirenti, noi vogliamo sì giustizia ma soprattutto pretendiamo che queste morti ingiuste spariscano›› e poi ancora ‹‹Chi è il peggiore, il delinquente che ha sotterrato i fusti per soldi e ignoranza o chi, apparato dello stato li ha consegnati al pregiudicato? E voi con che nome chiamereste chi per circa vent’anni ha secretato documentazioni così importanti per i cittadini non facendo nulla, anzi, permettendo che migliaia di persone si ammalassero e morissero? Mi auguro che il Procuratore Cafiero De Raho possa darci presto una risposta. Questo è quello che vogliamo e quello che chiediamo come Associazione, ma soprattutto come persone. In questa lotta abbiamo bisogno di tutti escluso di chi non può scrivere o dichiarare la verità, perché mentendo o omettendo insulta la dignità di chi lotta››, altro non sono che le affermazioni di Antonio Pratticò, in qualità di associato ad Articolo 32 Calabria e presidente di Articolo 32 sezione Africo. Il nodo della questione risiede forse nella necessità, più vostra, di chiarire le posizioni all’interno di “Articolo 32”, ovvero di chi sia il presidente, il vice o il responsabile di zona. In merito alle dichiarazioni, opinabili o meno, sono il frutto e il pensiero di un uomo, che sabato 19 luglio a Reggio Calabria, in un incontro voluto anche da Don Giovanni La Diana, rappresentava Articolo 32. Lunge della nostra testata, pienamente convinti che ogni parola abbia il suo peso, voler favorire o omettere particolari e/o dichiarazione che possano in qualche modo offuscare la realtà delle cose.