di Gianluca Albanese
SIDERNO – Si chiama “Tre Pizzi e un’anima” il progetto di rigenerazione culturale e sociale proposto in forma aggregata dai Comuni di Antonimina, Ciminà e Canolo nel quadro della misura prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede, tra l’altro, un investimento sull’attrattività dei borghi storici con popolazione residente complessiva fino a 5000 abitanti.
Il nome trae origine dal celebre Monte San Pietro, meglio noto come “Tre Pizzi” (letteralmente “tre punte”) sito proprio tra i centri di Ciminà e di Antonimina e ben si presta a rappresentare, idealmente, il triangolo dei tre piccoli centri con una propria chiara identità, accomunati dalle esigenze di rivitalizzazione sociale ed economica, di rilancio occupazionale e contrasto allo spopolamento. Tre paesi bellissimi che racchiudono il fascino della montagna calabrese, collegati tra loro da un dedalo di strade provinciali, in primis la 36 che attraversa i villaggi di Moleti e Zomaro tra vegetazione lussureggiante, rifugi montani – bellissimo quello di località “Spilinga” sopra Antonimina – e l’impareggiabile spettacolo della natura. Tre centri che assurgono agli onori della cronaca solo quando i loro amministratori devono difendere quei pochi presidi che lo Stato vorrebbe tagliare per assecondare le logiche ragionieristiche dei costi e dei ricavi, come scuole, caserme e guardie mediche. Tre posti da conoscere e visitare tutto l’anno e non solo quando si popolano le sere d’estate per le caratteristiche sagre: quella del caciocavallo di Ciminà, della ricotta e della “suppularia” di Antonimina o per i percorsi di trekking tra le “Dolomiti del Sud” attorno a Canolo.
Tre luoghi che hanno bisogno di essere frequentati di più e adeguatamente, con strutture ricettive aperte tutto l’anno e realmente fruibili, per godere appieno di quella grandissima risorsa che è la montagna calabrese, apprezzatissima dai turisti del centronord che la visitano e forse meno dai nostri conterranei.
Tre comuni che, sommando i loro abitanti, sono ampiamente al di sotto della soglia dei 5000 abitanti richiesti dal bando del Pnrr. Poco più di 1300 i residenti ad Antonimina; 700 a Canolo e 600 a Ciminà. Ma con storia, natura e bellezza da vendere: dalle terme di Antonimina ai palazzi gentilizi di Canolo – palazzo De Agostino dopo la ristrutturazione è un importante centro convegni – allo stesso “Tre Pizzi” possono e debbono costituire un itinerario turistico appetibile per tutti.
Il quadro economico complessivo, redatto dal Comune di Antonimina che è capofila del progetto, ammonta a 1.850.136,00 euro Iva inclusa, di cui la metà per l’esecuzione di lavori o acquisto di beni e 421.009,80 euro pe realizzazione di attività, servizi culturali, sociali, ricreativi, eventi, manifestazioni e allestimento spazi.
I sindaci di Antonimina, Luciano Pelle, Ciminà, Giusy Caruso, e Canolo, Rosario Larosa, incrociano le dita. L’approvazione del progetto darebbe un serio impulso alla rinascita dei tre centri che vogliono parlare con una voce unica per poter fare di più e meglio.