di Adelina B. Scorda
BOVALINO – Lo avevamo annunciato da tempo, lo avevamo scritto, fotografato e filmato, avevamo appurato, insomma, consegnando all’opinione pubblica anche le precise coordinate, la presenza di discariche abusive contenenti eternit in alcune aree ricadenti all’interno del comune di Bovalino. Quelle stesse aree, o meglio alcune di esse, oggi dopo sei mesi di attesa sono state sottoposte a sequestro. Cosa sia accaduto da quel 16 gennaio ad oggi, non lo sappiamo, probabilmente si sarà inceppato qualche delicato meccanismo all’interno della complessa macchina burocratica, supposizione logica che si estrapola dall’iter degli eventi che seguirono quelle “scoperte”.
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A poco sarebbe servita la segnalazione fatta dall’assessore all’ambiente al responsabile dell’unità tecnica di vigilanza, che all’epoca richiese un’immediata relazione sul materiale presente e sui provvedimenti che si sarebbero dovuti adottare, perché già in quel frangente l’area non venne posta sotto sequestro. Una lungaggine che nasce forse dalla divisione delle competenze, l’area infatti, come segnalò lo stesso comandante Valenti della guardia costiera, non sarebbe di competenza demaniale, ma municipale. Ruoli, competenze e autorità, si gioca anche su questo la partita dell’incolumità della salute cittadina e della protezione ambientale. L’amianto non sarebbe pericoloso se integro o inerte, tuttavia, quando subisce modifiche del suo status originale, quando ad esempio si spezza o la parte cementizia perde di consistenza e rilascia le fibre di amianto. Sono proprio quest’ultime, 1300 volte più sottili di un capello umano, a causare malattie gravi all’apparato respiratorio. Basta un po’ di vento per far si che le fibrille d’amianto rilasciate dall’eternit sfibrato si spandono per centinaia di metri attorno e in quantità significativa, costituendo un grave rischio per la salute dei cittadini. Non esiste, purtroppo,ad oggi, una “soglia” di sicurezza al di sotto della quale il rischio sia nullo. Ora, nonostante siano trascorsi 20 anni dall’entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, con la quale anche l’Italia decideva la messa al bando della produzione e del commercio di amianto e nonostante la sentenza storica del tribunale di Torino che il 13 febbraio 2012 ha condannato i dirigenti della “Eternit”, continuano, tuttavia, soprattutto nel nostro territorio a registrasi continui abbandoni di lastre di eternit. Lottiamo contro il proliferare dei tumori, si organizzano cortei, manifestazioni e marce, viviamo con il terrore che qualcuno abbia inquinato i nostri terreni, la nostra acqua, la nostra aria. Tuttavia, nonostante i documenti da poco desecretati da parte del governo e sebbene le nuove indagini confermino le nostre paure, non possiamo esimerci dal ritenerci in parte responsabili dell’inquinamento del nostro territorio. Finché non impareremo a rispettare le regole saremo sempre vittime e schiavi di noi stessi.
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