R. & P.
Nel recente passato, raggiungere, percorrere ed attraversare questi luoghi era fonte di continue emozioni, per la diversità ambientale, per i segni della millenaria interazione tra uomo e natura che trasudavano storia in ogni tratto, per i favolosi e mozzafiato panorami che davano l’idea di avere improvvisamente aperto davanti un bellissimo libro illustrato di geografia. Da Punta d’Atò parte la Frana Colella, il Geosito di rilevanza europea censito e schedato nel catalogo nazionale, dalla strabiliante bellezza che sconvolge gli occhi e la mente. Un dissesto idrogeologico di una potenza sconvolgente, un fenomeno inarrestabile senza pericoli per l’uomo, ma da vedere in tutta la sua multiforme e policromatica bellezza. Oggi, tutto l’itinerario è caratterizzato da uno scenario spettrale: gli alberi, prima lussureggianti e rigogliosi, ora sono scheletri anneriti senza più vita, i boschi antichi e gli alberi millenari e di altissimo pregio sono stati distrutti ed inceneriti dal fuoco. L’area di pic-nic di Zumbello, dotata di capienti tavoli, servizi igienici, acqua corrente, cucine da campo per barbecue e giochi per bambini e la Tana del Lupo, punto panoramico su tutta la vallata, oggi non esistono più in quanto inceneriti dal fuoco.
DESCRIZIONE DEL SENTIERO:
L’escursione in linea ha inizio dal Casello di Peripoli da dove, parcheggiate le auto, si procede in leggera salita lungo la carrabile in sterrato che, dopo aver lambito l’area pic-nic Musca, conduce, percorsi Km. 2,6, alla Madonna della Neve, sito altamente panoramico dove i cittadini di San Lorenzo con affetto reverente hanno dedicato al defunto sindaco Zuccalà un singolare altare creato con una Lancia Fulvia. Si prosegue sulla pista, prima in discesa, poi in piano e quindi in leggera salita, tra vaste aree preda degli incendi della scorsa estate, che presentano enormi tronchi di pini anneriti, ora giacenti a terra come le colonne di un tempio andato distrutto, ora eretti ancora a sfidare il cielo pur resi esanimi dal fuoco, fino a giungere alla fontana Scrisà, in prossimità della quale, l’intera vallata a Sud-Est risulta completamente distrutta dagli incendi. Nei dintorni si rinvenivano numerosi pini secolari con le scanalature a lisca di pesce per l’estrazione della resina, ma purtroppo i recenti incendi che hanno percorso il bosco non hanno lasciato superstiti. Dalla fontana Scrisà si procede agevolmente in leggera salita, sempre lungo la sterrata che si snoda allo scoperto in un’ampia area completamente incendiata, disseminata da tronchi di pini a terra alternati da pochi altri ancora in piedi, fino a giungere, dopo circa 15 minuti, sulla strada di cresta, asfaltata, che da Roccaforte conduce alla Diga del Menta. Si procede in discesa fino a raggiungere il punto panoramico sulla Frana Colella dove è obbligatoria una sosta per: ammirare, riflettere, capire.
La frana Colella è la viva testimonianza di come il Nostro Aspromonte in continua evoluzione, ci comunichi la propria geologia attraverso le sue rocce, le sue “parole di pietra”, i suoi spasmi e vivi tormenti che distendono ed aggrovigliano la Natura ed i suoi elementi in un perpetuo divenire ed in una complessa opera compositiva che non conosce sosta, regole e governo. E la più eclatante manifestazione del dramma compositivo della Natura del Nostro Aspromonte, che pare sopita, ma è sempre pronta a rigenerarsi esuberante e violenta. La Frana Colella è un Geosito, luogo che costituisce una rarità, un unicum geologico da salvaguardare e valorizzare ed inoltre è uno dei più estesi fenomeni franosi d’Europa, in rocce cristallino-metamorfiche. E’situato lungo il Vallone Colella, affluente destro della fiumara Amendolea (da amiddalia = mandorla); la parte più alta dell’orlo di frana è collocato tra le cime di Monte Pietre Bianche (1436 m.) a Nord e Punta d’Ato (1378 m.) (aquila in grecanico) a SSE. Di fronte a questa imponente manifestazione di dissesto idrogeologico, riconosciuto come una Deformazione Gravitativa Profonda di Versante, ritornano alla mente le parole con le quali Giustino Fortunato definì il Nostro Aspromonte: “uno sfasciume pendulo sul mare”. Il complesso roccioso costituito da gneiss, filladi e scisti è talmente tanto alterato ed argillificato da assumere effetti cromatici particolarmente spettacolari i quali, insieme alle forme complesse, determinano un paesaggio surreale, quasi lunare.
Si prosegue in discesa sulla pista, con vista sul Vallone Colella e su Monte Cavallo, fino a giungere all’area pic-nic di Zumbello, o meglio a ciò che di essa è rimasto dopo i distruttivi incendi della scorsa estate. Dall’area pic-nic Zumbello si torna indietro lungo lo stesso percorso fino a raggiungere l’area di pic-nic di Musca da dove, una volta consumato il pranzo, procedendo agevolmente in discesa, si ritorna al Casello di Peripoli, luogo di partenza dell’escursione.