RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Alla vigilia dell’apposita riunione che si terrà domani a Catanzaro presso l’Assessorato Regionale all’Agricoltura, il Sindaco di Gerace, Giuseppe Varacalli, torna sulla necessità di modificare il disciplinare dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Olio di Calabria” per tutelare la “Grossa di Gerace” e, con essa, i produttori e le aziende agricole della Locride, dove tale cultivar rappresenta circa l’80% della produzione.
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«Il principale elemento critico del disciplinare è l’articolo 5 – afferma Varacalli – e la disposizione in base alla quale sarebbe necessario che in ogni bottiglia di olio etichettata a marchio IGP Calabria il 70% dell’olio fosse rappresentato dalla varietà Carolea. Una produzione con tale composizione sarebbe però possibile solo in alcune aree olivicole della regione, dove effettivamente la presenza di tale varietà si avvicina alle percentuali previste dal disciplinare. In tutte le altre realtà olivicole calabresi, la presenza di Carolea non raggiunge neppure lontanamente tali proporzioni: in Calabria, infatti, su una Superficie Agricola Utilizzata (SAU) olivicola di circa 170.000 ettari, la Carolea è presente su circa 50.000 di essi, quindi meno del 30%. Di fatto, quindi, le disposizioni dell’articolo 5 non permetterebbero alla stragrande maggioranza dei produttori calabresi di imbottigliare olio a marchio IGP».
Nei giorni scorsi, in seguito alle battaglie intraprese e alle osservazioni effettuate da diversi amministratori – tra cui l’Assessore all’Agricoltura della Provincia di Reggio Calabria, Gaetano Rao – e produttori in occasione delle precedenti riunioni, pare che l’orientamento del comitato promotore del marchio sia quello di modificare l’art. 5 del disciplinare inserendo altre due varietà (Ottobratica e Dolce di Rossano) a percentuale minima prefissata e riducendo tale percentuale dal 70% al 30%, in modo da offrire la possibilità di poter produrre olio IGP ad altre aree produttive – ma non a tutte – della Regione.
«Se tale ipotetica soluzione trovasse riscontro nel documento definitivo – afferma Varacalli –, significherebbe che ancora una volta i produttori, le aziende agricole, i frantoi e tutti gli “addetti ai lavori” della Locride sarebbero gravemente danneggiati rispetto alle altre zone della Calabria e fuori dalla possibilità di produrre a marchio IGP Calabria, profilando un gravissimo danno per un’area a forte vocazione olivicola tra le più antiche del mediterraneo, con oltre 13.000 ettari in coltura specializzata con prevalente diffusione della varietà autoctona “Grossa di Gerace”, da cui si ottiene un olio extravergine dalle pregevoli e universalmente riconosciute doti qualitative e salutistiche».
«Fermi restando i parametri qualitativi stabiliti dal disciplinare – propone, in conclusione, il Sindaco Varacalli –, una possibile ed auspicabile soluzione sarebbe quella di prevedere un elenco di varietà da cui poter produrre olio a marchio IGP più rappresentativo delle varie zone produttive calabresi, o almeno inserire nell’elenco delle tre varietà anzidette la “Grossa di Gerace”, che rappresenta oltre il 10% dell’olivicoltura regionale. Così facendo tutte le aree produttive regionali potrebbero produrre olio IGP secondo la “Tradizione” e la “Tipicità” dello specifico comprensorio di produzione».