di Gianluca Albanese
CAULONIA – «Il ricambio della classe dirigente non è una questione di carta d’identità, ma non posso non rilevare come nel Partito Democratico ci siano state sempre delle grandi difficoltà a fare un passo indietro e a formare, dal punto di vista politico, la generazione successiva: si sono sempre scelti i mediocri, perché di loro i leader non hanno mai avuto paura che gli prendessero il posto». Alla festa dell’Unità di Caulonia, il vicesegretario nazionale del Pd Debora Serracchiani strappa applausi a scena aperta, quando esprime il suo concetto di rinnovamento della politica. Chiamata a trattare un tema assai impegnativo (“L’Italia che cambia”), come quello della seconda serata della manifestazione organizzata dal circolo democrat diretto da Kety Belcastro, la presidente della Regione Friuli è stata un’ottima sacerdotessa del Verbo secondo Matteo (Renzi), finendo per sferzare, in un paio di occasioni, anche amministratori e politici locali.
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Il suo è stato un intervento tipico di un partito “liquido”, post-ideologico, quasi di stampo centrista se visto dalla prospettiva di chi è cresciuto nella Sinistra del ‘900. Di un pragmatismo tale da mettere in discussione certezze come il ruolo del sindacato e la tutela del lavoro a tempo indeterminato «Che non c’è quasi più – ha detto – e allora tanto vale regolamentare i contratti a termine tutelando chi viene assunto in questo modo».
Ma non solo. La Serracchiani ha intravisto similitudini tra il suo Friuli e la Locride «Siamo – ha detto – due periferie del Paese che soffrono degli stessi mali: anche a noi hanno tagliato parecchi treni a lunga percorrenza», e ha subito sottolineato i risultati delle riforme fresche di approvazione in parlamento «Che snelliscono la macchina burocratica e quella istituzionale: inutile chiedere sacrifici ai cittadini – ha detto la Serracchiani – se non li fa per prima la classe politica. Io, da Governatore del Friuli, ho approvato, insieme al consiglio regionale, un taglio netto alle indennità di presidente, giunta e consiglieri regionali, e anche l’automobile che uso è molto più modesta di quella che utilizzava chi mi ha preceduto».
Sbirciando tra il pubblico, si ha l’impressione che Debora metta d’accordo tutti, anche chi vive un conflitto politico pluriennale. In prima fila, infatti, oltre ai militanti del circolo del Pd cittadino, ci sono molti esponenti di Spazio Aperto, dal capogruppo in consiglio comunale Attilio Tucci a Maria Elisabetta Cannizzaro, passando per Maria Davolos e Ornella Ruggia. Qualche fila dietro, le due rivali del circolo sidernese Mariateresa Fragomeni e Maria Grazia Messineo, e alcuni militanti di altri circoli.
Ma soprattutto c’è Gianluca Callipo, pronto a partecipare alle primarie del 21 settembre. Il giovane sindaco di Pizzo Calabro si aggira con disinvoltura tra le file. Poco più in là c’è il consigliere regionale Nino De Gaetano.
Tornando alla Serracchiani, ha spiegato che «Le riforme appena approvate servono a fare vedere all’Europa che noi i compiti li sappiamo fare» e «Al di là del superamento del bicameralismo perfetto voglio ricordare – ha detto – l’approvazione dei decreti sulla pubblica amministrazione e sulla competitività. Da oggi, abbiamo fissato tetti agli stipendi dei manager pubblici, vietata la riscossione delle indennità a chi è in aspettativa o in pensione e, a proposito di competitività, sarà più semplice ottenere l’autorizzazione ad avviare attività imprenditoriali».
Dopo aver spiegato e rispiegato che «Il cambiamento deve partire soprattutto da una nuova cultura politica», a proposito di Sud, la Serracchiani ha detto che «Il punto principale non è quante risorse vengono destinate, ma le persone competenti che le sappiano spendere dietro un’adeguata progettualità» e a proposito degli amministratori locali ha detto: «Le scelte giuste le dovete fare soprattutto voi: il Governo centrale vi può dare gli indirizzi, gli strumenti, ma poi tocca a voi attuare le decisioni finali», rispondendo a chi, nella prima fase della serata, le ha chiesto di portare a Roma il messaggio di una Locride abbandonata dallo Stato.
Sulle prospettive future dell’azione di Governo, il vice segretario nazionale del Pd ha dimostrato di non temere di essere tacciata d’impopolarità. Sulle tasse, ha detto che «E’ vero che sono alte, ma in Italia le pagano in pochi e noi adotteremo scelte che facciano emergere l’evasione, ma che nel contempo renderanno detraibili alcune spese, come ad esempio la ristrutturazione della prima casa».
Idem sulla sanità: «L’intero settore sarà riformato e gli ospedali riconvertiti», dando l’impressione che, almeno in questo, la pensa come l’ex omologo calabrese Scopelliti.
Plaude alla scelta «D’intercettare i voti di chi – ha detto la Serracchiani – prima non votava o votava a destra, senza la puzza sotto il naso di chi, nel Pd, ha sempre voluto dividere il Paese in due perdendo, però, le elezioni» e alla nuova classe dirigente del partito «Che magari avrà poca esperienza ma anche poca zavorra e voglia e capacità di cambiare».
Assente il ministro degli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta (sebbene il suo arrivo sia stato dato per imminente dal palco in più di una occasione), hanno parlato, prima della Serracchiani, il segretario cittadino del Pd Kety Belcastro, che ha chiesto al partito d’investire di più al Sud, l’ex sindaco Ilario Ammendolia, che ha detto che «Il Pd avrà un ruolo se saprà riproporre la Questione Meridionale che riguarda – ha detto – non solo il Sud ma l’intero Paese», il sindaco Ninni Riccio, che ha detto delle difficoltà che incontrano giornalmente gli amministratori locali e il segretario provinciale Seby Romeo, che nell’esprimere un plauso per le riforme appena approvate in Parlamento, ha detto, guardando alle prossime elezioni regionali che «Faremo una rivoluzione dal prossimo 21 settembre, data delle primarie, a e cambieremo la Calabria dopo i guasti della giunta Scopelliti, che continua a nominare degli incompetenti nei ruoli decisionali, e con pratiche clientelari». Sulla Locride, Romeo ha detto che «Non è una questione criminale, ma sociale, e non ha bisogno solo di repressione».