RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente ai militari del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con contestuale sequestro preventivo di beni, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 18 appartenenti ad una pericolosa organizzazione criminale, dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tipo cocaina, che giunge dal Sud America in Italia attraverso le strutture logistiche dello scalo marittimo di Gioia Tauro, grazie alla complicità di alcuni dipendenti portuali.
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Il G.I.P. di Reggio Calabria, Dott. Domenico SANTORO, ha emesso la misura cautelare in carcere, ai sensi dell’art. 27 C.P.P., a seguito del provvedimento di fermo di indiziato di delitto, a cui è stata data esecuzione il 24 luglio u.s., emesso da questa Direzione Distrettuale Antimafia e successivamente convalidato da parte dei G.I.P. di Reggio Calabria, Locri e Palmi, a carico di 10 appartenenti al richiamato sodalizio criminale. Nella circostanza altri tre soggetti si sono resi irreperibili all’esecuzione dei predetti provvedimenti e nei confronti dei quali si procederà in stato di latitanza.
All’esito della dichiarazione di incompetenza dei G.I.P. presso il Tribunale di Palmi, Locri e Reggio Calabria, i tredici indagati sono stati nuovamente attinti, per i capi di imputazione già oggetto di contestazione, dall’odierno provvedimento, con il quale sono stati arrestati ulteriori cinque esponenti per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, e precisamente: TRIMARCHI Vincenzo cl. ’69, GALLUCCIO Giuseppe cl. ’63, MORETTI Carlo cl. ’65, NIRTA Francesco cl. ’87 e STAITI Antonio Giovanni cl. ‘64
Gli odierni arrestati sono gli ulteriori soggetti emersi quali responsabili nell’ambito del procedimento penale, le cui indagini hanno consentito di individuare l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, radicata nel territorio della Piana, che, avvalendosi della fattiva collaborazione di personale infedele della società di gestione della banchina merci del porto calabrese, provvedeva a far fuoriuscire i carichi di stupefacente in arrivo dai maggiori porti del Sud America.
Primo fra tutti, TRIMARCHI Vincenzo alias il “Merlo”, dirigente quadro della società di gestione della banchina merci del porto gioiese, già arrestato in flagranza di reato il 6 ottobre 2011, mentre tentava di allontanarsi trasportando a bordo di un furgone sedici borsoni contenenti 560 kg circa di cocaina purissima. A carico del medesimo sono emersi chiari indizi di responsabilità, che lo vedono coinvolto a pieno titolo nella “società di servizi dei Fratelli BRANDIMARTE” per la fuoriuscita dallo scalo portuale gioiese delle partite di cocaina importate dalle cosche reggine. In tale attività delittuosa TRIMARCHI è stato coadiuvato dai sui colleghi SGAMBETTERRA Gianpietro e IETTO Mario, questi ultimi già sottoposti a fermo in data 24 luglio u.s.
Gli ulteriori arrestati hanno agevolato l’organizzazione, prendendovi parte ognuno con propri specifici ruoli, e, in particolare: GALLUCCIO Giuseppe cl. ’63, MORETTI Carlo cl. ’65 e STAITI Antonio Giovanni hanno gestito logisticamente CARATOZZOLO Vincenzo, durante la sua permanenza in Colombia, quale emissario dell’organizzazione per avviare i contatti con i narcos sud americani; NIRTA Francesco cl. ’87, invece, ha gestito per conto dell’organizzazione il traffico di stupefacenti nella capitale romana, prima di essere arrestato nel luglio del 2013 dalla Guardia di Finanza di Roma, in applicazione di un’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa in data 04.12.2012 dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione GIP-GUP. Tra i soggetti non colpiti dall’ordinanza, ma indagato a piede libero, risulta un altro dipendente del prefato scalo portuale.
In tale contesto, altresì, gli accertamenti patrimoniali svolti Nucleo PT/ G.I.C.O./Sezione G.O.A. di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza hanno consentito di rilevare una globale situazione reddituale del tutto iniqua rispetto a quanto posseduto. L’attività è stata indirizzata all’individuazione del patrimonio degli indagati e dei loro rispettivi nuclei familiari, previa rilettura – in chiave patrimoniale, economica e finanziaria – degli elementi già emersi nel corso delle investigazioni condotte, che avevano consentito l’emissione dei primi provvedimenti di fermo di indiziato di delitto.
La certosina attività d’indagine, espletatasi con ritmi serrati, atteso il concreto pericolo di dispersione dei beni a poca distanza dai fermi, ha consentito di rilevare come i nuclei familiari degli odierni indagati presentassero una globale situazione reddituale del tutto iniqua rispetto al patrimonio posseduto, chiara attestazione della sussistenza di un’evidente sperequazione tra reddito dichiarato e tenore di vita degli indagati. La presunta illiceità del patrimonio rappresenta, quindi, un’inequivocabile frutto delle attività criminali poste in essere dagli stessi in seno ed al servizio della prefata organizzazione criminale.
Per quanto sopra, accogliendo in toto la tesi formulata dalle Fiamme Gialle reggine, integralmente recepita dalla locale Procura Distrettuale delegante, con il medesimo provvedimento cautelare il locale Tribunale ha disposto il sequestro preventivo, ex art. 321 c.p.p, finalizzato alla confisca ai sensi dell’art. 12 sexies Legge 356/1992, dei seguenti beni:
• nr. 14 autovetture, di cui una blindata, utilizzata da BRANDIMARTE Giuseppe per proteggersi da possibili attentati;
• nr. 25 fabbricati, di cui tre ville con rifiniture di pregio;
• nr. 33 terreni;
• nr. 10 imprese, operanti nel settore dei trasporti, materiale edili, prodotti medicali, sale giochi, agricoltura e allevamento
• Tutti i rapporti bancari, postali ed assicurativi intestati, agli indagati ed ai componenti i rispettivi nuclei familiari.
Il valore del patrimonio sequestrato ammonta – allo stato – a circa 10 milioni di Euro, al netto delle eventuali disponibilità finanziarie che saranno rinvenute sui conti correnti e\o depositi dei proposti.
Tra i beni oggetto di sequestro si segnalano la villa di BRANDIMARTE Alfonso, dotata di un cunicolo occulto, predisposto, verosimilmente, per consentirgli di sottrarsi ad eventuali operazioni da parte delle forze dell’ordine. In particolare, detto cunicolo – situato all’interno di un artefatto impianto idraulico – consente il passaggio di una persona dall’interno verso l’esterno su un prospicente torrente. Lo stesso Alfonso è proprietario di una fattoria con diversi cavalli, di cui è un fervente appassionato, e ha effettuato diversi investimenti nel comasco, gestendo, unitamente al suo socio SIVIGLIA Francesco, un distributore stradale, dotato di bar, e un mini market di frutta ben avviati.
Non meno di pregio è la villa di FEMIA Antonio, arredata – dichiarando meno di 1.000 euro all’anno – con interni di lusso e una piscina con relative statue in pietra.
Il risultato conseguito ha contribuito in maniera determinante ad infliggere un durissimo colpo alla criminalità organizzata calabrese, la quale ormai detiene – come certificato dalle indagini – la leadership mondiale del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che dalle coste del Sud America inonda il mercato nazionale ed europeo con ingenti carichi di cocaina purissima.