di Gianluca Albanese
Un grande direttore della stampa cartacea quotidiana ama dire che un giornalista, ogni dieci anni, dovrebbe cambiare mestiere, per non rischiare di inserire il pilota automatico. Mi ritrovo perfettamente in questa massima, ben sapendo che “cambiare mestiere” non significa abbandonare il mondo del giornalismo (che è una passione che hai nel sangue e ti accompagnerà per tutto il tuo percorso terreno) ma comunque modificare qualcosa: testata, ruolo, settore di attività. Non importa. Ciò che conta è cambiare, specie quando si è capito che è arrivato il momento di farlo.
Tra pochi giorni Lente Locale festeggerà i primi dieci anni di attività. Sembra un secolo, ma è già un traguardo considerevole. Mossi dalla passione e dall’affiatamento maturato in una precedente (e fondamentale) esperienza editoriale io e gli altri soci fondatori abbiamo fin da subito dato il massimo, conquistandoci il nostro spazio nel panorama editoriale del nostro territorio di riferimento: la Locride. In dieci anni si lavora ma succedono anche tante altre cose: si fa famiglia, si fanno i conti con i cambiamenti nei percorsi professionali paralleli e ci si rende conto che le energie non sono illimitate. In dieci anni si vivono tante soddisfazioni come quelle che abbiamo vissuto e anche qualche momento doloroso. Come in ogni buona famiglia. E come una famiglia, dopo dieci anni ci siamo seduti a parlare, ci siamo guardati in faccia e ci siamo resi conto che questa nostra creatura stava perdendo lo smalto iniziale perché le cose col tempo cambiano e c’è chi non si può più dedicare in maniera esclusiva (o comunque prioritaria) alla testata che si dirige. Per me è stato così. Perché serviva un rimedio per uscire dall’inerzia che subisce chi ha dovuto inserire il pilota automatico.
D’altro canto, Lente Locale rappresenta un patrimonio da non disperdere perché è retto da un corpo redazionale vero, in carne e ossa, e allora quando chi ha diretto la testata fino a ieri non riesce ad assicurare il consueto apporto, non rimane che individuare una soluzione alternativa e redistribuire i compiti, come è venuto naturale fare. Come in ogni famiglia che si rispetti.
E allora, oggi lascio la direzione in buone mani. Continuerò a dare il mio contributo alla testata nella maniera che sarà più consona, ma lascio a colleghi più giovani e motivati le redini di questa imbarcazione che vuole continuare a navigare col vento in poppa e nella quale rimaniamo tutti a bordo, con quello spirito di reciproca collaborazione tipico degli equipaggi che funzionano.
Mi subentra Simona Ansani, che sta già portando una ventata di novità ed entusiasmo. Le spetta di diritto. Perché ha voglia di fare, passione, e competenza. E l’idea di fondare una testata on line della Locride venne proprio a lei durante una cena a casa sua più di due lustri orsono. Dirigerà il consueto gruppo, del quale continuerò a far parte, con qualche possibile nuovo innesto in futuro.
Perché i direttori vanno e vengono; Lente Locale resta. Buon lavoro a Simona e agli altri colleghi. E buona lettura a chi avrà la bontà di seguirci.