di Antonio Baldari
La Calabria è a rischio Istruzione. La Calabria è a rischio Istruzione. Tanto afferma in maniera alquanto convinta l’Unione Sindacale di Base regionale in una nota preventivamente diffusa denunciando come “In Calabria sia in atto un nuovo metodo di interpretazione delle norme: quello personale, atto allo scopo che si vuole raggiungere che è quello di non nominare i supplenti temporanei sia docenti che Ata – così reca la predetta nota – un’interpretazione che viene fatta anche quando si è di fronte a necessità obiettive non procrastinabili, improrogabili e non diversamente rimediabili (nota Miur 2116/2015), casi in cui è possibile nominare il collaboratore scolastico anche dal primo giorno di assenza del titolare”; un assunto piuttosto chiaro, quello che viene sottolineato dalla sopraccitata sigla sindacale che rimarca ancora come “questa “forzata” interpretazione continua utilizzando la soluzione organizzativa di accorpare le classi in caso di assenze brevi del personale docente – si legge nella diramata nota – che non solo non è previsto da alcun regolamento ma costituisce, di fatto la costituzione di pluriclassi e violazione di qualsiasi norma di sicurezza”.
Ed ancora “Si utilizzano i collaboratori scolastici per sostituire i colleghi – prosegue l’Usb calabrese – assenti durante il proprio orario di servizio per coprire tutto il servizio pomeridiano che la scuola offre, nonostante l’organico di questo personale sia calcolato sull’orario scolastico delle ore curriculari (tempo normale, tempo prolungato, tempo pieno) e non per coprire tutte le attività extracurriculari e quanto viene offerto con il servizio delle “Scuole Aperte”.
Insomma, una situazione che non è affatto accettabile, stando a quanto evidenziato dall’Usb della regione Calabria, che, all’uopo, vuole scendere in campo in maniera dirompente al punto da indìre una manifestazione per giovedì prossimo, 26 gennaio, alle 10, “alla sede dell’Usr Calabria e chiede al direttore generale di ricevere, in occasione della manifestazione, una delegazione sindacale insieme ad una rappresentanza dei manifestanti” – invitano i responsabili Usb.
Che, per concludere, fanno appello “al personale della scuola e alle famiglie di mobilitarsi, per dare il contributo dei calabresi alle richieste, a livello nazionale, della trasformazione dell’organico di diritto in organico di fatto – epiloga l’Usb Calabria – della stabilizzazione del personale precario docente e Ata”; un appello accorato che non si può non condividere per una situazione assolutamente in fermento, come quella nel mondo della Scuola Italiana, che, naturalmente, assume una connotazione molto più grave che ad altre latitudini, per l’ormai cronica quanto acclarata mancanza di lavoro.
Ed ancora “Si utilizzano i collaboratori scolastici per sostituire i colleghi – prosegue l’Usb calabrese – assenti durante il proprio orario di servizio per coprire tutto il servizio pomeridiano che la scuola offre, nonostante l’organico di questo personale sia calcolato sull’orario scolastico delle ore curriculari (tempo normale, tempo prolungato, tempo pieno) e non per coprire tutte le attività extracurriculari e quanto viene offerto con il servizio delle “Scuole Aperte”.
Insomma, una situazione che non è affatto accettabile, stando a quanto evidenziato dall’Usb della regione Calabria, che, all’uopo, vuole scendere in campo in maniera dirompente al punto da indìre una manifestazione per giovedì prossimo, 26 gennaio, alle 10, “alla sede dell’Usr Calabria e chiede al direttore generale di ricevere, in occasione della manifestazione, una delegazione sindacale insieme ad una rappresentanza dei manifestanti” – invitano i responsabili Usb.
Che, per concludere, fanno appello “al personale della scuola e alle famiglie di mobilitarsi, per dare il contributo dei calabresi alle richieste, a livello nazionale, della trasformazione dell’organico di diritto in organico di fatto – epiloga l’Usb Calabria – della stabilizzazione del personale precario docente e Ata”; un appello accorato che non si può non condividere per una situazione assolutamente in fermento, come quella nel mondo della Scuola Italiana, che, naturalmente, assume una connotazione molto più grave che ad altre latitudini, per l’ormai cronica quanto acclarata mancanza di lavoro.