di Antonio Baldari
“Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a milioni qui nel vento. Ancora tuona il cannone, ancora non è contenta di sangue la bestia umana”.
Il breve virgolettato che qui si propone fa parte del testo di una delle più gettonate canzoni di Francesco Guccini, avente a titolo “Auschwitz”, che riascoltavo fino a pochi minuti fa: una canzone tra le più gettonate, del repertorio gucciniano, che in special modo quest’oggi, Giornata internazionale della Memoria per le vittime della Shoah e contro l’odio razziale, risuona in tutta la sua, nuda e cruda, realtà, ponendo un interrogativo, ahinoi, ancora del tutto attuale.
Ed invero, come può, effettivamente, un essere umano arrivare ad ergersi giudice di un altro essere umano che, come lui, ha avuto in dono la vita?
Un interrogativo pesante come un macigno, che si staglia sul triste nonché amaro sfondo di sei milioni di persone ingiustamente sterminate circa ottant’anni fa dalla cieca furia nazista e per avere avuto la sola “colpa” di essere ebreo/ebrea.
Così come l’essere testimone di Geova od omosessuale e via di queste categorie, cancellate, detronizzate, annullate per l’affermazione di quella che venne ritenuta, a torto, la razza umana superiore ad altre.
C’è però un altro, ancor più devastante punto di domanda che ci si pone a margine di questa giornata organizzata “per non dimenticare” e che fa arrovellare le cervella battendo forte come il più fastidioso dei mal di testa: infatti, ci si chiede e si chiede che senso ha l’onorare o, per meglio dire, l’avere onorato i sopraccitati fatti storici con il loro carico di morti ingiuste, per parte di una nazione, come lo è l’Italia, che da circa un anno a questa parte ha incondizionatamente appoggiato, sostenuto e foraggiato un conflitto di portata quasi mondiale in Ucraina, attraverso l’apporto di armi e denaro? Tante armi e tanto denaro, così, tanto “per non dimenticare”.
Perché, realmente, la Storia non la si fa con i “ma” e con i “se”, piuttosto la si scrive con i fatti reali, più o meno dietro le quinte ma reali e se proprio vogliamo dirla tutta, con molta onestà intellettuale e senza discorsi di parte, per lo più politici che lasciano il tempo che trovano anzi, si corre il calcolato rischio di gettare fumo negli occhi con quello che è l’elemento il più deleterio e nocivo: l’ipocrisia; traducendo meglio e con maggiore chiarezza, come può l’Italia onorare la “Giornata della Memoria” se poi si schiera dalla parte di chi vuole confliggere ad ogni costo?
Tanto “per non dimenticare”, l’articolo 11 della “Magna Charta” dello Stato, della Costituzione italiana che tutto il mondo ci invidia, reca quanto segue: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni”; al riguardo, ogni sorta di interpretazione risulta sterile, se non proprio inutile nel momento in cui si applica il concetto di onorare un momento storico che ha visto soccombere un popolo a causa della guerra, e tu che fai? Onori questo momento ed al contempo ne appoggi una, su scala planetaria, non proponendo affatto una risoluzione delle controversie seguendo le vie della pace?
Non si sta qui a disquisire sulle dichiarazioni ufficiali, considerazioni e/o opinioni anche e soprattutto delle più alte cariche dello Stato, naturalmente ed oggettivamente a sostegno del “non accada mai più” ma …quanta ipocrisia! Ipocrisia imperante quando poi si fa, nei comportamenti, l’esatto contrario di ciò che si afferma.
“Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà”, le ultime note di “Auschwitz” scorrono ritmate ritmando il tempo di quel vento, di morte, che si poserà quando l’uomo avrà imparato a vivere senza ammazzare. Con i fatti e, ancora prima, con le parole.