RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Alle prime luci dell’alba, in Gioiosa Jonica, Roccella Jonica, Caulonia Marina, Placanica, Vigevano, Torino e Cesena, oltre 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del Gruppo di Locri, con il supporto del Gruppo Operativo Calabria e dei Cacciatori di Calabria di Vibo Valentia, di unità cinofile e dei Comandi Arma territorialmente competenti, nonché di un elicottero dell’8° Elinucleo di Vibo Valentia, hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di 7 soggetti, indagati per il reato di “associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti”. Contestualmente sono state effettuate ulteriori 15 perquisizioni locali presso fabbricati e terreni riconducibili agli indagati.
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L’indagine, convenzionalmente denominata “Ulivo 99” (dal nome dell’account di posta elettronica utilizzati da uno degli indagati), è stata condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Roccella Jonica e scaturisce dalle dichiarazioni rese formalmente nel 2012 da un collaboratore di giustizia, che hanno permesso di conseguire importanti elementi probatori in relazione all’esistenza di un sodalizio criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti, operante a livello internazionale lungo l’asse Bolivia – Olanda – Romania – Santhià (VC) e Gioiosa Jonica, e che vede al vertice Jerinò Giuseppe (nel fortino in home page) anche in qualità di principale finanziatore, Scuteri Angelo, quale organizzatore materiale, deputato all’acquisto, introduzione e trasporto dello stupefacente, con la fattiva collaborazione di Tripodi Demetrio, Ameduri Rocco, Vallelonga Marino, Bellucci Pietro, Di Giorgio Antonio ed altri cinque accoliti, tra i quali anche alcuni imprenditori nel campo del commercio di legnami. Tra gli associati, Jerinò Giuseppe, risulta elemento di vertice dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, operante sul Comune di Gioiosa Jonica, con storiche ramificazioni in Italia ed all’estero.
Le investigazioni, inizialmente mirate all’acquisizione di elementi di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore, hanno consentito di acclarare l’operatività dell’associazione con il sequestro di due ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina per un totale di quasi 400 chili: il primo, di 329,2 kg, avvenuto nel 2012 nel porto di Caacupemì (Paraguay) ed il secondo, di 70 Kg, effettuato il 17 aprile scorso presso il porto di Rotterdam (Olanda). In entrambi i casi, lo stupefacente veniva trasferito mediante container, che con partenza dal Sud-America, sarebbe giunto in Italia, seguendo rotte commerciali che comprendevano anche porti europei. Diverse le metodologie di occultamento della droga, nel primo caso era nascosta all’interno di assi di parquet, in cui venivano abilmente occultati i panetti di cocaina, mentre nel secondo caso la droga era stata inserita in piccoli spazi all’interno di profilati metallici, opportunamente richiusi.
Le indagini, condotte in collaborazione l’Agenzia delle Dogane – Ufficio Centrale Antifrode e con la Direzione Centrale Servizi Antidroga, vedono indagate complessivamente 12 persone.