di Stefano Muscatello
Quando il Napoli, il 1 luglio 2022, annuncio l’ingaggio di un ragazzo proveniente da Tbilisi, classe 2001, in pochissimi credevano si potesse trattare di una mattanza e sentenza calcistica di tale portata.
Era il Napoli delle cessioni illustri, di una ricostruzione giovane ma sfacciata, il Napoli che si toglie i vestiti “Sarriani” dell’eccellenza per seguire i dettami di Luciano Spalletti, dalla rivoluzione di Maurizio Sarri con il suo splendido “Sarri-Ball” a sfidare i potenti del calcio, come un moderno Masaniello, alla disciplina ferrea ma ondulante tra cabala e filosofia del biennio Spalletti.
Una squadra costruita magistralmente da Cristiano Giuntoli, dirigente attento, oculato, fortissimo, che ha saputo allestire un gruppo di cui non si aspettava, forse, nemmeno lui un’esplosione così prepotente.
Nella “mischia” azzurra, spuntano due nomi, Victor Osimhen (alla sua miglior stagione) e il ragazzo di Tiblisi, già citato sopra, che stanno facendo il bello e il cattivo tempo.
Si affidano al loro talento, alla loro sfacciataggine, alla loro voglia di togliere gli schiaffi dal viso alla gente di Napoli che merita una gioia di tale portata dopo anni di attese, lacrime e rinuncio.
Kvara è la pittura di un calcio senza regole, un’opera dell’arte del ’68, ribelle, arrogante e anarchica.
Un’opera senza regole, un’opera sessantottina, ribelle, arrogante e anarchica che stupisce per la sua incredibile normalità.
Un ragazzo di 22 anni che ha i capelli normali ma arruffati, senza colori strani, senza tatuaggi, con una barba disordinata, senza velleità estetiche ma con la voglia di prendere a “calci” tutti i mascalzoni del mondo ripercorrendo i passi di un “dio” che con una “Diez de cuero Blanco” ha rimesso Napoli sulla mappa.
Kvara è forte con il destro, con il sinistro, è veloce, sa rallentare quando deve, ti distrugge nello stretto, nel lungo, sa calciare, sa fare goals, salta l’uomo, spacca in due le partite, non si fa ammonire, non proteste, parla con i piedi una lingua meravigliosa, degna di una storia a lieto fine, degna di un ragazzo che dal silenzio di una Georgia che naviga, da sempre, nella tensione ha saputo sussurrare al vento che, al momento, insieme ad altri 3-4 è il dominatore del calcio europeo, nonostante venga sottovalutato, nonostante venga discusso per il fatto che giochi a Napoli e che venga proprio dalla Georgia.
Qui, gli anni, la provenienza, la squadra in cui si milita, non fanno differenza, Khvicha Kvaratskhelia si porta dietro 8 uomini, fa gol e fa sognare chiunque, anche chi non tifa Napoli, anche chi Napoli la odia, anche chi non ama il calcio, perché uno così, con quell’andatura curva, un po’ penzolante, ciondolante, che sembra sempre indossare le ciabatte ma tocca il pallone come fosse la sua sposa, passa una volta ogni 50 anni e grazie calcio per avermi fatto capire che un ventiduenne georgiano ci possa far riscoprire l’amore per la sfacciataggine e la fantasia.
Viva il calcio.