di Antonella Scabellone (ph. Enzo Lacopo)
LOCRI- Sono tornati a Locri per incontrare e ringraziare il pubblico di “Anime Nere”. Quello che, in queste ultime tre settimane, numerosissimo, ha affollato le sale cinematografiche.
Sono stati di parola Francesco Munzi e Gioacchino Criaco, regista del film rivelazione dell’ultima rassegna internazionale del cinema di Venezia e autore del libro che lo ha ispirato e ieri sera, puntuali, sono arrivati all’ appuntamento al cinema Vittoria, che avevano promesso lo scorso 17 settembre quando, per impegni pregressi, non avevano potuto partecipare alla proiezione del film in anteprima nazionale.
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Ospiti della giornalista Maria Teresa D’Agostino, regista e scrittore, molto soddisfatti per i risultati dei botteghini e per i tanti apprezzamenti ricevuti, hanno dialogato a lungo con il pubblico presente in sala su un film di cui, nel bene e nel male, si è detto tanto, ma forse non ancora tutto. Per esempio i retroscena. I dietro le quinte. Le difficoltà affrontate nell’avvio di un progetto in cui non era facile credere, ma neanche impossibile. Soprattutto quando, superate le diffidenze iniziali, la creatura di Munzi, plasmata sull’ opera di Criaco, cominciava a prendere forma e, da tutta Italia, e anche dall’estero, iniziavano ad arrivare consensi e finanziamenti. Persino dalla Francia. Non però dalla Calabria, che è rimasta sorda, nelle sue componenti politiche ed istituzionali, al progetto “Anime Nere”.
“Fatta eccezione per i Comuni di Africo e Bianco che ci hanno sostenuti spendendosi tantissimo-ha stigmatizzato Gioacchino Criaco- nessun politico o istituzione calabrese ci ha appoggiati. Non siamo stati neanche ricevuti dalla Film Commission per spiegare il progetto. Ci hanno chiuso tutte le porte e qualcuno oggi ci accusa persino di diffondere un’immagine negativa della Calabria. E’ chi amministra questa terra senza avere gli strumenti culturali per capire quando c’è da sostenere una prodotto di qualità che fornisce un’ immagine negativa della Calabria, non noi”.
Munzi e Criaco, due facce di una stessa medaglia, uniti da un progetto ambizioso, apparentemente folle, ma proprio per questo molto stimolante: realizzare un film su Africo, un prodotto artistico in grado di essere esportato, apprezzato e capito in tutto il mondo.
“Ho voluto sperimentare da solo che era possibile girare un film qui nonostante tutti mi sconsigliassero di farlo- ha spiegato Munzi-. Sono venuto ad Africo e ho cercato di calarmi in questa realtà, scoprendo, tra l’altro, una popolazione piena di risorse.Tantissima gente si è spesa dietro le quinte a titolo gratuito e ho trovato una solidarietà immensa, dopo le comprensibili diffidenze iniziali. E’ stato molto più semplice girare nella Locride che non a Milano dove tra l’altro la burocrazia è davvero esagerata” .
Al di là delle valutazioni critiche sul film, su cui sono stati scritti fiumi di parole e splendide recensioni, quello che si vuole sottolineare è un aspetto del lungometraggio che è emerso dal dibattito: l’importanza dell’immagine, della fotografia, della simbologia che proietta Africo in una dimensione universale. Anime Nere si apre e si chiude con una scena tra le preferite da Munzi: un giovane pastore che conduce un gregge sulla spiaggia. Il significato, come ha spiegato il regista, è quello di un popolo, in questo caso gli africesi, sradicato dalle sue origini montanare e catapultato in una realtà diversa, quella della marina, dove l’adattamento non è stato facile, come non lo è stato per le capre, abituate ad arrampicarsi con agilità sui dirupi, e ora costrette a camminare con fatica sulla sabbia.
L’idea del film nasce dalla lettura occasionale da parte di Munzi del libro di Criaco regalatogli da un’amica. “Sono rimasto colpito dalla forza emotiva che il libro trasmetteva –ha detto il regista romano- e sono partito da quella storia di quelle tre vite perdute per costruire il mio film. Ho scelto prima di tutto i volti, perché nel cinema l’espressività è la prima cosa. Ho trovato degli attori principianti eccezionali che si sono integrati benissimo con i professionisti creando una sorta di osmosi per cui l’uno aveva bisogno dell’altro. Abbiamo lavorato tantissimo, li ho fatti provare e riprovare; lo scopo era creare una sorta di orchestra in cui tutti gli strumenti fossero accordati alla perfezione”.
E quegli attori principianti, e anche le semplici comparse, ieri erano al Vittoria per omaggiare chi li ha resi, dall’ oggi al domani, quasi inconsapevolmente, protagonisti di un sogno. Per loro, a fine serata, un brindisi con regista e scrittore che sa di augurale in vista di un’altra, ulteriore sfida: da sabato il film di Munzi arriva a Londra. Dopo la Francia occorre superare l’esame dell’ Inghilterra. L’avventura di Anime Nere continua.