di Redazione
“Sono passati trentuno anni dalla strage di via D’Amelio dove furono barbaramente assassinati Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. E noi ogni anno li ricordiamo insieme a tutte le vittime innocenti delle mafie. Forse ci stiamo abituando troppo a una memoria solo commemorativa, una memoria che non è più memoria viva, capace di produrre verità e giustizia. Sono d’accordo con don Ciotti quando dice che il nostro è un Paese che nega il diritto alla verità. Un Paese che dimentica presto e dove prende il sopravvento una memoria dimezzata o d’occasione. Memorie che commemorano ma che non chiedono più che sia fatta luce su tante pagine oscure della nostra storia: assassini, mattanze, stragi, giochi e accordi di potere, confini sempre più invisibili tra lecito e illecito, collusioni sempre più evidenti tra mafie e politica. Questo, mentre ricordiamo il sacrificio di un grande uomo e magistrato e della sua scorta, non è accettabile per chi ha voluto, combattuto e ottenuto la democrazia. Dobbiamo essere tutti responsabili e attenti che non ci siano zone d’ombra, non si può pensare che possano esistere istituzioni conniventi, poteri dello Stato che chiudono un occhio, zone franche per la criminalità organizzata. Non è compatibile con la democrazia che non ammette mezze verità o verità manipolate. Le mafie, le criminalità consolidano il loro potere in questo terreno poco definito, senza controllo. Quando la politica non fa sentire la sua voce forte, quando la coscienza civile è praticata solo con slogan, quando si consente di manipolare la realtà, le mafie hanno vita facile. Allora dobbiamo andare oltre alla memoria celebrativa e ripetitiva quasi fine a se stessa. Esiste la maniera giusta per ricordare i nostri eroi civili, presidiando ogni giorno il territorio, stando attenti a quello che succede e denunciando ogni sopruso. Senza mai smettere di cercare la verità, sono già in molti a farlo nel nostro Paese ma dobbiamo essere sempre di più, perché per ottenere giustizia bisogna conoscere la verità, è questo quello che ci chiedono i cittadini onesti. Ed è doveroso nei confronti di chi ha dato la vita per lasciarci un futuro migliore”.
Lo scrive in una nota Amalia Bruni, Gruppo Partito Democratico, vicepresidente della Commissione Antindrangheta in seno al Consiglio regionale.