RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Desta preoccupazione la notizia rilanciata dal quotidiano Repubblica, ma sollevata dal gruppo parlamentare di SEL, della rinnovata intenzione di procedere con l’iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina oggetto nel corso degli anni di approfondite e strutturate critiche e di ostinate prove di forza da parte dei governi Berlusconi che ne hanno fatto il principale cavallo di battaglia insieme a quello delle “grandi opere” auspicate e scelleratamente favorite rispetto alla miriade di piccoli e medi interventi infrastrutturali di maggiore urgenza, opportunità e sostenibilità.
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I primi segnali erano arrivati nei mesi scorsi. Sia il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, quanto il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Maurizio Lupi, avevano aperto una porticina al Ponte sullo Stretto, dichiarandosi disponibili a riaprire la partita chiusa dal Governo Monti con le penali da pagare al contraente, il Consorzio Eurolink. E allora piuttosto che pagare a vuoto, il ministro Lupi prova a ridiscutere il tutto e fa inserire nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza un finanziamento da 1 miliardo 287 milioni 324mila euro a favore della società Stretto di Messina, che si credeva morta e sepolta.
«Speriamo sia un grossolano errore» si augurono i deputati di Sel che hanno scoperto il fondo nelle tabelle di aggiornamento del Programma infrastrutture strategiche. Ma non ci credono molto, tanto da presentare un’interrogazione diretta al ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi.
Per il capogruppo di Sel alla Camera, Arturo Scotto, questo finanziamento è il «segno di una continuità tra gli anni passati e la nouvelle vague di Renzi. Questo atto si iscrive dentro una scelta ben chiara che il governo ha fatto negli ultimi mesi di sostenere grandi opere e non la più grande opera di cui ha bisogno il nostro Paese: il riassetto idrogeologico».
Secondo Sel, le avvisaglie c’erano già state e pure chiare. Nel testo dell’interrogazione, che sarà presentata nei prossimi giorni, i parlamentari hanno elencato in una pagina tutte le dichiarazioni pro ponte rilasciate da Lupi. «Il ministro si è ricordato di esser stato in Forza Italia» è la battuta di Scotto.
“E’ di una eccezionale gravità – si legge nel testo dell’interrogazione – considerato che l’Allegato Infrastrutture rappresenta il documento programmatico del governo per eccellenza in materia infrastrutturale e il sospetto che questa riassegnazione possa essere varata anche successivamente alla discussione della legge di stabilità 2015, considerate le esternazioni recentemente rese dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti in favore della realizzazione del ponte stesso”.
L’opera era stata sospesa dal governo di Mario Monti nel 2012. Il fondo di 1,3 miliardi era stato revocato, come si legge nelle carte del Cipe, e la costruzione del ponte sembrava essere arrivata a un punto morto. Ma è lo stesso amministratore delegato di Salini-Impregilo, capofila del consorzio Eurolink che si trova in contenzioso con lo Stato per il pagamento delle penali dopo il ‘no’, ad augurarsi che “il governo riapra il dossier sul Ponte di Messina”. A settembre, a margine dell’assemblea della società, aveva dichiarato: “Siamo disponibilissimi a rinunciare alla penale, se il progetto ripartisse”, sottolineando di non aver ricevuto alcuna richiesta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, ma di averne parlato con lui poco tempo prima.
Ci si chiede se allora è solo frutto di non curanza politica e amministrativa il continuo susseguirsi di situazioni surreali e drammatiche in materia di trasporto pubblico sullo Stretto, più volte denunciate da SEL e dalle associazioni di pendolari, che a nostro avviso sono strumentali, di fatto, a rafforzare l’idea di precarietà e di necessità di un collegamento fisico e stabile tra la Sicilia e l’Europa.
Antonio Guerrieri – Resp. Infrastrutture, Ambiente e Trasporti SEL Calabria
Rocco Domenico Battaglia – Coordinatore Circolo SEL Villa S. Giovanni