(foto e video di Enzo Lacopo)
di Francesca Cusumano
LOCRI – Protagonista ieri sera (a Palazzo Nieddu del Rio) del quarto concerto del ciclo “Le Regine del Belcanto”, all’interno del programma della XV edizione del Rapsodiae Agresti Calabriae Opera Musica Festival, è stata il soprano cagliaritano Paoletta Marrocu che, accompagnata dai M° Francesco Erle al cembalo e Andrea Bressan al fagotto, si è esibita confrontandosi con i grandi nomi della scuola musicale veneziana, tra i quali Antonio Lucio Vivaldi e Tomaso Albinoni.
Nel concerto dal titolo “Canti di nobildonne veneziane”, Paoletta Marrocu che per Rapsodiae Agresti, rappresenta un costante punto di riferimento per il suo apporto alla musica o meglio, per il suo “fare musica”, si è distinta (come oramai risaputo) per l’unicità del suo timbro e per il colore della sua voce che, nel corso della sua lunga carriera (quest’anno ha festeggiato ben 30 anni) in giro per il mondo e calcando le scene dei teatri più importanti (come Auckland, Amburgo, Barcellona, Berlino, Bologna, Bruxelles, Cagliari, Firenze, Francoforte, Genova, Madrid, Milano, Monaco di Baviera, Palermo, Parma, Oslo, San Diego, Seoul, Shanghai, Tokyo, Torino, Venezia, Verona, Vienna, Washington, Zurigo) ha incluso nel suo vasto repertorio, personaggi del calibro di Orfeo, Norma, Lucrezia Borgia, Aida, Giovanna D’Arco, Carmen, Tosca, Turandot (tanto per citarne alcuni), calandosi perfettamente in ognuno e comunicando al pubblico che le sta di fronte, la sua visione del personaggio che incarna e la visione della musica di un determinato autore, mettendoci delle sfumature e facendo così dell’opera, una sorta di “teatro in musica”.
La serata di ieri ha previsto nel programma, cantate del soprano Marrocu intervallate da sonate egregiamente eseguite dal M° Francesco Erle, che dopo gli studi in pianoforte, composizione, cembalo e direzione, ha fondato la Schola S. Rocco, realtà che negli anni, si è avvalsa della collaborazione di compositori e solisti di fama mondiale; e il M° Andrea Bressan, fagottista, con una lunga esperienza in ambito classico sia come orchestrale, che come camerista e solista che, nel corso della sua esperienza musicale, si è contraddistinto per aver sperimentato generi musicali differenti che spaziano dalla musica contemporanea, alla lavorazione di progetti di colonne sonore di film muti, fino al jazz, all’improvvisazione free e la musica etnica, senza dimenticare la direzione d’orchestra.
Nello specifico quindi, il programma ha compreso “Riedi a me”, cantata op.4 n.4 di Tomaso Albinoni (1671-1751); Larghetto dal Concerto per fagotto F VIII n. 36 e “Cessate ormai cessate” cantata RV 684, cantata di Antonio Lucio Vivaldi (1678-1741); sonata in la minore per fagotto e continuo: adagio, allegro, tempo di minuetto di Giuseppe Tartini (1692-1770); “Filli, chiedi al mio core”, cantata op.4 n.6 di Tomaso Albinoni; sonata in fa maggiore Rv 41 per fagotto e continuo: largo, allegro, allegro, largo e “Vedrò con mio diletto”, Aria di Anastasio, dal Giustino RV 717 di Antonio Lucio Vivaldi.
Al termine, il soprano Paoletta Marrocu ha salutato il suo pubblico, con un “fuori programma”, rendendo omaggio alla Calabria e interpretando con un’innata e strepitosa disinvoltura, “Arsura d’amuri”, brano dei musicisti calabresi, Salvatore Idà e Salvatore Tripodi.