foto fonte ecocentrica.it
Con una lettera recentemente firmata da circa un centinaio di noti studiosi su scala mondiale si è concordato sul fatto che bisogna dire “Basta” con l’uso di una certa terminologia, abbastanza superata, stando alle classiche “previsioni del tempo”, “per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere i fenomeni in corso, sentendosi parte delle soluzioni e costruendo una maggiore fiducia nel futuro” – affermano in questa missiva. Decarbonizzazione attraverso l’uso delle energie rinnovabili.
di Antonio Baldari
4 luglio 2023: per i più è stata una data come tante ma per gli scienziati che studiano l’ambiente, il clima in particolare, è stata una giornata da cerchiare con la classica matita rossa, essendo stato il giorno più caldo di sempre sul pianeta Terra avendo infranto, per la prima volta, la fatidica barriera dei 17 gradi Celsius, per la precisione 17,1: a tale proposito è bene segnalare come il precedente record fosse leggermente sotto tale soglia, con la colonnina di mercurio stoppatasi a 16,92 gradi, ed era stato registrato solamente il 24 luglio dello scorso anno; questo per dire come la situazione climatica nel globo terracqueo stia cambiando ormai a vista d’occhio e con una rapidità eccezionale, essendo gli occhi di tutti un vero e proprio “cambiamento climatico”. E tale va definito non chiamandolo più “maltempo”, includendo in tutto ciò il bello come il cattivo tempo, per come del resto si evince da una lettera che è stata recentemente firmata da circa un centinaio di noti studiosi su scala mondiale, dei quali fanno parte il premio nobel per la Fisica, Giorgio Parisi; il presidente della Società meteorologica italiana, Luca Mercalli; il presidente della Società italiana per le scienze del clima, il filosofo Telmo Pievani e l’epidemiologo dell’Imperial College di Londra, Paolo Vineis: tutti concordano sul fatto che bisogna dire “Basta” con l’uso di una certa terminologia, abbastanza superata, stando alle classiche “previsioni del tempo”. Perchè, in tal modo, non si fa altro che generare un rischio piuttosto marcato di “inazione”, nel senso che si rimane ancorati al domani se farà bello, o se ci sarà, invece, brutto tempo, posto che “Se non si parla delle cause e soprattutto delle soluzioni per una risposta efficace si alimenta la rassegnazione o, peggio, la negazione della realtà – si legge nella suddetta lettera – che si traduce in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate”. Ed ecco perché gli scienziati del clima richiamano l’attenzione sul ruolo dell’Informazione, che dev’essere corretto diffondendo notizie scientifiche verificate sulle cause che hanno provocato la crisi climatica in corso e, come si diceva, le soluzioni “Per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere i fenomeni in corso, sentendosi parte delle soluzioni e costruendo una maggiore fiducia nel futuro – dichiarano ancora gli studiosi – non sappiamo ancora quanti morti provocheranno le “ondate di calore” di questa estate ma sappiamo quanti ne ha provocati il caldo intenso dell’estate 2022, che sono stati poco più di 60 mila in Europa, di cui 18mila nella sola Italia, che è stata la nazione più colpita, con ondate di calore, alluvioni, siccità e incendi rappresentanti alcuni dei segnali che impattano sul cambiamento climatico”. E dunque, le cause principali del cambiamento climatico sono le emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili, a fronte delle quali le priorità per risolverle sono rappresentate dall’eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, con la decarbonizzazione che si cancella attraverso l’uso delle energie rinnovabili; la strategia è quella giusta andando in questa direzione “essendo ancora in tempo circa la scelta del nostro futuro climatico” – concludono gli scienziati del clima, pronunciandosi su quel “futuro climatico” sul quale anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha posto, invece, l’accento sull’essere in ritardo, “Occorre agire subito incrementando l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente da un lato e operare per contenere gli effetti dirompenti di questi cambiamenti”.