di Gianluca Albanese
LAMEZIA TERME – L’idea era buona, ma è stato impossibile realizzarla. Ci riferiamo a quanto aveva programmato il giudice Romano De Grazia, presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione (e soprattutto presidente del Centro Studi Lazzati che concepì il testo base dell’omonima legge che impone il divieto di fare campagna elettorale a mafiosi e sorvegliati speciali) che aveva chiesto ai cinque candidati a presidente della giunta regionale di prendere parte, insieme, a un incontro dibattito sulla legalità, ragionando, ovviamente, delle tematiche che scaturiscono dalla legge Lazzati. Purtroppo, solo i candidati Domenico Gattuso e Wanda Ferro hanno dato la loro disponibilità immediata; D’Ascola e Oliverio hanno proposto orari (nel caso di D’Ascola) e soluzioni (nel caso di Oliverio) diverse, mentre Cantelmi, addirittura, non ha nemmeno risposto all’invito.
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Il risultato è che l’incontro non si terrà e il giudice De Grazia, che da lustri conduce questa sua battaglia tesa prima all’approvazione del disegno di legge Lazzati e poi al miglioramento del testo e alla diffusione della cultura della legalità, non le manda a dire, e con una nota diffusa agli organi di stampa (e pubblicata sul proprio profilo facebook) ha scritto che « Ho il dovere di comunicare che l’incontro-dibattito sulla legalità programmato per il 10 novembre p.v ore 10 all’Eurolido di Falerna Marina fra i candidati a Governatore della Calabria non potrà tenersi.E ciò non per colpa del “Centro studi Lazzati”, ma per difficoltà riconducibili ai singoli candidati».
Questo l’elenco delle singole risposte ricevute. «Solo Wanda Ferro – ha scritto il magistrato lametino – e Domenico Gattuso sin da subito hanno dichiarato la loro disponibilità all’incontro; la segreteria del sen. Avv. D’ascola ha comunicato la disponibilità per orario però non compatibile (ore 8e30 max ore 9); Mario Oliverio ha fatto sapere che per la suddetta data è impegnato a Roma ed ha proposto l’opportunità di un incontro bilaterale con il Centro Studi sulla legge Lazzati; l’Avv. Cantelmi dal canto suo non ha ritenuto invece di dover dare alcuna risposta».
Dalla mancata realizzazione dell’incontro dibattito all’auspicio “residuale” il passo è breve.
«Il Centro studi, – continua la nota di De Grazia – preso atto delle difficoltà prospettate alla realizzazione del confronto, auspica che i candidati a Governatore come quelli a consigliere facciano conoscere agli elettori la loro valutazione sulla legge Lazzati, ripresentata con le necessarie modifiche e conforme al testo originario impegnando iscritti e i propri parlamentari per la sollecita calendarizzazione e definitiva approvazione in parlamento».
Non manca qualche riferimento al vetriolo.
«Si mettano al bando a riguardo – ha scritto il presidente del Centro Studi Lazzati – il codice etico della Bindi (inutile perché privo di sanzione), le contursioni di chi scrive solo romanzi sulla mafia, di chi auspica la riapertura del carcere dell’Asinara e l’abolizione del divieto della reformatio in peius in appello se a proporre l’impugnazione è solo l’imputato. Liturgie queste dell’antimafia di parata. Come le navi della legalità, le gerbere gialle, la monotona litania della costituzione di parte civile nei processi di mafia, i frequenti attentati simulati, il danneggiamento alla lattuga di chi lotta la mafia, le pillole e le targhe anti n’drina».
Prima di chiudere, De Grazia dà notizia della prossima, importantissima iniziativa del Centro Studi Lazzati, alla quale si riferisce la locandina che correda il nostro articolo.
«Il Centro studi – conclude la nota di De Grazia – si concentra ora sull’evento del giorno dopo presso la Corte D’appello di Palermo. La legge Lazzati è importantissima per le competizioni elettorali e lo è in particolare a Lamezia ove già la mafia ha incominciato a far rullare i suoi tamburi. Quelli dell’antimafia non rullano. Forse perché mancano i battitori?».