di Gianluca Albanese
GIOIOSA IONICA – Gli endorsement mal si conciliano con la nostra condotta giornalistica quotidiana. Anzi, ci viene più spontaneo fare le pulci e muovere critiche mirate su fatti provati. Ma abbiamo anche imparato a riconoscere i meriti altrui, quando ci sono. E allora, non possiamo esimerci dal sottolineare la straordinaria importanza del messaggio contenuto nella nota ricevuta ieri in tarda serata (e immediatamente pubblicata da questa testata) del circolo del Pd di Gioiosa Ionica.
{loadposition articolointerno, rounded}
Per comodità la riproponiamo attraverso il seguente link
Pd di Gioiosa: «Il circolo non sarà il comitato elettorale di alcun singolo candidato»
Prima di analizzarla, però, vanno fatte alcune premesse. In tempi di crisi della rappresentatività dei partiti, in cui la gente tende a rimanere lontana dai circoli e dalle sezioni dei soggetti politici, in tempi in cui il Pd perde, a livello nazionale 2/3 dei propri tesserati – con la scusa del partito liquido e post ideologico – e in cui il valore della militanza viene sminuito a tutti i livelli, c’è un circolo che fa le cose normali, dettate dal buon senso ma che, nel contesto partitico nazionale di oggi, sembrano straordinarie.
Qualche esempio da ricordare? Eccovi serviti. Elezioni Politiche del 2013: quelle del giuguaro da smacchiare di Bersani e della celebre massima del politico piacentino dopo il voto (“Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”). A Gioiosa Ionica il Pd subisce una flessione di voti rispetto alle precedenti consultazioni. Una flessione, non un tracollo. Il segretario pro tempore Riccardo Modafferi che fa? Prende atto della sconfitta e rassegna le proprie dimissioni dalla carica, rimettendo tutto nelle mani dell’assemblea che le respinge, confermandogli la fiducia.
Nell’Italia in cui non si dimette nessuno, a Gioiosa un segretario democrat si dimette per qualche decina di voti persi e dopo aver compiuto una seria analisi del voto. Roba da marziani nell’universo democrat dei circoli in cui chi vince la primarie rimane incollato alla poltrona sempre e comunque, indipendentemente dall’esito delle varie consultazioni.
Ancora più emblematica la decisione presa da Modafferi qualche mese dopo, quando il suo partito, dopo aver tentato, nel corso dell’assemblea popolare di gennaio, di avviare un percorso comune con le altre forze della sinistra cittadina, decide, dopo un po’ di tempo e non senza qualche travaglio interiore, di proporre la candidatura dell’ex consigliere provinciale Totò Scali a sindaco. Il risultato delle urne boccia la decisione: su tre candidati, Scali arriva terzo. Le dimissioni di Modafferi sono immediate, tanto che l’assemblea decide di affidare la conduzione provvisoria del circolo a un direttorio formato dai rappresentanti delle varie anime che lo compongono, con la speranza che da lì a qualche settimana si possa convocare il congresso cittadino ed eleggere il nuovo segretario e il direttivo.
Ma come accade spesso in Italia, ciò che viene considerato come una soluzione provvisoria, diviene più o meno permanente: da allora, infatti, si attende la celebrazione del congresso cittadino del Pd, un partito perennemente impegnato in altro, con tutti i tipi di Primarie, con le Europee della scorsa primavera, poi con le Comunali di Reggio, quindi con le Regionali, passando per le lotte intestine per i congressi nazionale e regionale dei mesi scorsi.
E il circolo che fa, dal giugno 2013 ad oggi? Sicuramente non si sconforta, e continua a discutere, confrontarsi coi livelli sovracomunali, attende un intervento della federazione provinciale che invece promette soluzioni compromissorie e convocazioni “imminenti” di un congresso cittadino che rimane ancora una chimera.
Anzi, il Pd di Gioiosa, non si limita a fare “ammuina”, ma dà vita a un paio di manifestazioni molto importanti: la prima è la riunione nella sala consiliare col consigliere regionale Nino De Gaetano, in cui, di fatto, si dà il “la” a quel percorso che in questi gironi si concretizza nella realizzazione dell’Unione dei Comuni della Valle del Torbido; la seconda è quella della terrazza Gatto con l’ex ministro Fabrizio Barca: un successo di partecipazione e di discussione fino a tarda ora.
Insomma, il circolo è vivo e vegeto, nonostante tutto.
Ma veniamo alla nota di ieri. Anche in questo caso, il Pd di Gioiosa ha fatto una cosa normalissima: ha convocato l’assemblea dei propri iscritti per esprimere le valutazioni in vista delle elezioni regionali del prossimo 23 novembre, analizzando, in particolare, le liste di Pd, “Democratici Progressisti” e “Oliverio Presidente”. Alla fine dei lavori, si è optato per la stesura di un documento in cui si dice a chiare lettere che “Il circolo non intende trasformarsi nel comitato elettorale di alcun singolo candidato”.
Chi vorrà il voto, insomma, dovrà sudarselo, conquistarselo venendo a Gioiosa, presentandosi ai potenziali elettori e parlando di programmi e proposte concrete.
Perché i militanti sono una risorsa, non numeri di un database utile a fare i calcoli a tavolino nelle scrivanie dei comitati elettorali – quelli propriamente detti – dei candidati.
Insomma, da Gioiosa arriva una lezione di pluralismo e di militanza politica che le strutture di ogni partito (ma in particolare i circoli del Pd) dovrebbero cogliere.
Perché un circolo non è un gregge fatto da tanti cloni del famigerato “Cipputi” di Altan che magari, come diceva Maurizio Ferrini in una fortunata parodia del programma televisivo “Quelli della notte” nel lontano 1985 “Non capiscono ma si adeguano”. Un circolo di partito è un luogo di confronto tra intelligenze e sensibilità differenti, che gli aspiranti a uno scranno in consiglio regionale devono imparare a rispettare senza avere la velleità di piantarci delle bandierine.
Noi, da modesti osservatori esterni dei fenomeni politici, auspichiamo che alla nota didascalica del Pd di Gioiosa ne seguano altre, con contenuti analoghi.
Militanti di tutti i circoli, svegliatevi!