di Simona Ansani
C’è un detto che recita così, nel bene o nel male purché se ne parli. E vedendo il post di Arisa, celebre cantante italiana, pubblicato sul proprio instagram, sembrerebbe stia andando così, benché se ne parla. Ma facendo una piccola analisi e riflessione anche in virtù con tutto ciò che balza agli occhi della cronaca di questo ultimo periodo, il nudo di Arisa per cercare marito, sembra una mercificazione del corpo femminile. Ovvio, ognuno col proprio corpo fa ciò che meglio crede, ma quando sei per molti un esempio o un modello, bisognerebbe anche stare attenti a ciò che il personaggio pubblico scrive, racconta o fa vedere. Non si parla di politicamente corretto, o di appartenere a una cerchia di cittadini bigotti, ma qual è il limite fra l’hashtag lanciato qualche settimana fa dai personaggi del mondo dello spettacolo e ripreso dai migliaia e migliaia di ragazze, #iononsonocarne la risposta allo stupro di Palermo e questa bravata della cantante Arisa?
Il limite è sottile, dove il cattivo gusto supera quello di una possibile trovata pubblicitaria, dove spiegare ora che possa essere proprio una foto di protesta, risulterebbe una nota stonata e anche poco credibile. Perché ciò che non ci piace non è la foto nuda, perché di nudi artistici il mondo dell’arte anche contemporanea è pieno, ma il post che correda la foto. Si legge infatti: <<Valuto proposte di matrimonio da soggetti sanissimi, max 45 anni, economicamente autosufficienti a cui piaccia solo e da matti l’organo sessuale femminile, in particolare il mio. Che voglia svegliarsi con Rosalba Pippa al mattino e aiutarla a vivere una vita piena, felice e soddisfacente, in completa armonia con Arisa, suo alter ego artistico. Si offre “verità, corpo, anima, cervello” fedeltà se meritata e ottima cucina. Qualche sbalzo d’umore ma tutto risolvibile con un abbraccio e con la buona fede. Solo intenzioni serie. NESSUNA BUGIA. NO PERDITEMPO>>.
Era quindi così necessario mostrarsi come mamma l’ha fatta? Non bastavano solo queste poche righe? Davvero noi donne siamo questo? Le donne, le femministe che hanno fatto battaglie su battaglie dagli anni ’70 in poi, rabbrividirebbero. Nell’epoca social dove tutto è apparire, dove un like vale più di un abbraccio o di un esserci, dove mostrarsi sembra la prerogativa principale per chi in ogni salsa sfoggia lo scatto di un selfie, la propria allegria tal volta non sincera ma forzata, la foto di una serata fatta fra un bicchiere di cocktail e un altro, dove sotto una didascalia di una immagine personale le parole a volte poetiche non fanno vedere un paesaggio, un tramonto, ma un quarto o metà del corpo semi nudo. In un mondo social, siamo asociali, in un mondo dove rivendichiamo la nostra femminilità fatta non solo di corpo ma anche di cervello, finiamo poi per mortificare noi stesse, il sesso femminile. Esigiamo rispetto, ma i primi a rispettarci dobbiamo essere noi.
E allora cara Arisa, sei sicura di voler trovare marito, il vecchio classico annuncio che si trovava su Porta Portese, “AAA Cercasi / Offresi” non era sufficiente o per amore del business tutto è concesso?