di Adelina B. Scorda
BOVALINO – Una conferenza stampa di pura presentazione, evitando qualsiasi tipo di battesimo con padrini e madrine d’eccellenza, concentrando l’attenzione, almeno per oggi, solo sui contenuti, si apre così l’incontro fra giornalisti e Giuseppe Serranò, candidato a consigliere alle elezioni regionali del prossimo 23 novembre con la lista di Forza Italia.
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Ma il battesimo, se così possiamo definirlo, ci sarà il 15 novembre quando la candidata alla presidenza della giunta regionale Wanda Ferrò, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri e la coordinatrice regionale di Forza Italia Iole Santelli, faranno tappa a Bovalino per sostenere la candidatura di Serranò. Le priorità adesso sembrano essere altre, i contenuti, il programma, i progetti che Giuseppe Serranò, da sempre impegnato nella politica e per la politica, deve e vuole far conoscere al proprio elettorato.
“Le motivazioni che mi hanno spinto ad accettare la candidatura all’interno della lista di Forza Italia – spiega – sono essenzialmente due, una squisitamente politica e un’altra quasi personale, in virtù dell’affetto che mi lega alla candidata a presidente Wanda Ferro, con la quale ho condiviso molte battaglie politiche fin dai tempi dell’Università”.
Liberale di destra, così si definisce Giuseppe Serranò, rintraccia le proprie radici politiche nella fedeltà ad un colore che da sempre contraddistingue le sue idee, motivazioni avvalorate poi anche dalla fiducia riposta nella Calabria e nei calabresi “Sono convinto – prosegue – che la nostra regione ha tutte le potenzialità e le possibilità per uscire dall’impasse in cui anni di scelte errate e di politica personalistica l’hanno condotta. Ho accettato di correre con Forza Italia perché ritengo che questo sia l’unico partito, che per struttura e proposte, capace di rilanciare la nostra terra. Ovviamente la garanzia principale è e rimane Wanda Ferro, una donna determinata che ha fatto già tanto e bene nella provincia di Catanzaro, una donna sulla quale puntare, che rappresenta una novità nel panorama regionale, ma soprattutto una certezza di discontinuità rispetto al vecchio modo di fare politica sia a destra che a sinistra”.
Non mancano i riferimenti ad un passato politico regionale poco edificante, che un po’ per colpa ha relegato la Calabria al quasi completo isolamento. “Un passato politico che vede fra i suoi rappresentanti il candidato Oliverio entrato a far parte del consiglio regionale nel 1980, e che per questa Regione ha fatto poco o nulla. Non sono questi i rappresentanti di cui la Calabria e i calabresi hanno bisogno. Non sono più credibili coloro i quali hanno governato questa terra per troppi, parecchi anni e che oggi anziché candidarsi dovrebbero compiere un atto di generosità mettendosi da parte”.
Nella fiducia in questo rinnovamento rappresentato da Wanda Ferro e dalla volontà e dal dovere di crederci, nasce il progetto politico di Serranò che nella sua agenda ha già segnato i tre punti su cui si fonderà il suo futuro percorso politico, se l’elettorato vorrà dargli fiducia, dopo il 23 novembre. Infrastrutture, sanità e turismo per far ripartire la Calabria, per far uscire dall’emarginazione, per risollevare la Locride.
“Noi possiamo rappresentare quel cambiamento che in Calabria è necessario, sconfiggendo quel pensiero comune secondo cui ciò che in Italia è normale in Calabra è impossibile. Dobbiamo ripartire dalle infrastrutture togliendo la Calabria dall’isolamento, senza questo primo passo non possiamo pensare allo sviluppo di questa regione, tutto parte e passa da qui, dallo sviluppo del turismo allo sviluppo della produzione. Così come non possiamo immaginare una Calabria proiettata nel mediterraneo se non investiamo nella portualità.”
E sui trasporti si apre un’ampia parentesi che dall’aereoporto quasi fantasma di Reggio, alle arterie come la 106 o l’insistente Bovalino – Bagnara si giunge alla ferrovia. E se per le altre vie di comunicazione la strada da seguire è più che scontata per Serranò sulla linea ferrata il discorso è sicuramente più complesso.
“Immaginare di compiere battaglie per avere un treno in più che ci porti a Milano o a Torino, non serve a nulla gli investimenti che potrebbero risollevare la sorte dei trasporti sono ben altri, una lotta che si fermi a semplicemente a questo è e rimane una lotta di facciata che non porta da nessuna parte. Dobbiamo puntare su nuove infrastrutture economiche efficienti e soprattutto in linea con i tempi ristretti e le esigenze dell’utenza oppure non ha senso neppure parlarne. Non possiamo e non dobbiamo accontentarci, nostro dovere adesso e lavorare per riportare alla normalità questa regione che di normale ha poco o nulla”.