(ph. Enzo Lacopo)
di Antonio Baldari
Per come emerge dall’ottimo servizio pubblicato nella tarda serata di ieri da questa testata giornalistica, come sempre realizzato dal nostro, impeccabile, fotovideoreporter Enzo Lacopo, ieri pomeriggio, in quel di Locri, si è dato vita ad una manifestazione pubblica di piazza in ossequio alla quale si è inteso premiare gli operatori sanitari provenienti da Cuba, ed in forza al quasi del tutto agonizzante ospedale civile di Locri; indubbiamente, un gesto alquanto lodevole, che sottolinea quanto di buono stanno svolgendo questi professionisti, giunti in terra di Calabria su ottimo spunto regionale del governatore Roberto Occhiuto e della sua squadra.
Quel che fa, però, riflettere e se a questo genere di manifestazioni dovremo farci il callo posto che, dai proclami e dalle dichiarazioni più o meno ufficiali, o veri e propri spifferi di corridoio, altri e più numerosi professionisti proverranno dalle lande del sigaro, o castrista che dir si voglia, andando ad originare una vera e propria “cubanizzazione” della Sanità calabrese, che sarebbe una vera e propria iattura per le giovani e future generazioni, senza offesa per nessuno, operatori cubani in primis: una domanda che lubranamente “nasce spontanea” e che sarebbe da sciogliere nell’immediato onde impedire l’ennesima emorragia verso altre e più remunerative latitudini.
Ed invero, l’intenzione di proseguire su questo terreno pare essere una convinzione più che superficiale, a cui fa da contraltare una vera e propria ritrosia di risorse umane altrettanto non convinte di rimanere in Calabria per l’esercizio della professione, da medico o da infermiere fate vobis!
Ragion per cui, laddove fino a qualche lustro fa c’era l’erba secca di una professione medico-sanitaria del tutto inaccessibile, vista l’ampia nonché assicurata copertura dei posti, oggi c’è una città deserta, spogliata, desolata proprio di quelle professioni, peraltro con un livello qualitativo degli ospedali da rinverdire per quei nosocomi che necessiterebbero più di una sverniciata.
O, se si vuole, con le progettazioni che ineriscono la costruzione dei nuovi ospedali che tarda a spiccare il volo, e conseguentemente con le nuove strutture ospedaliere che a loro volta tarderanno ad arrivare al fatidico nastro da tagliare per essere bellamente inaugurate; insomma, i nuovi giovani medici e/o infermieri li si vuole operanti in Calabria o no?
Possono contare di rimanere qui o no? Se no, non ve ne venite poi con la solita tiritera “Prima l’Italia e gli Italiani” che non vi crederà più nessuno, ivi compresi coloro che, a stento, riescono a farlo oggi.